India, aperti i seggi elettorali. Narendra Modi, Partito Nazionalista Indù, contro Rahul Gandhi, Partito del Congresso

La maratona del voto durerà cinque settimane: nove tappe per decidere la guida del grande Paese asiatico. L’esito del voto influenzerà anche la controversia sui due fucilieri della Marina Militare bloccati da oltre due anni in un procedimento giudiziario costellato di violazioni giuridiche, furbizie, falsità materiali e dalla rottura del diritto internazionale marittimo e diplomatico

Rahul Gandhi, figlio di Rajiv e Sonia, nipote di Indira e bisnipote di Jawaharlal Nehru. E' candidato del Partito del Congresso alla guida dell'India
Rahul Gandhi, figlio di Rajiv e Sonia, nipote di Indira e bisnipote di Jawaharlal Nehru.
È candidato del Partito del Congresso alla guida dell’India

Dibrugarh (India) – Si sono aperti i seggi in India per quella che è considerata la più grande maratona elettorale al mondo: nove tappe nell’arco di cinque settimane in cui il Partito Nazionalista Indù parte come largamente favorito a conquistare il potere con il candidato Narendra Modi, con l’obiettivo di scalzare il Partito del Congresso della dinastia Nehru-Gandhi.

I collegi elettorali sono stati aperti alle 7 ora locali in sei distretti elettorali negli Stati del Nord-Est dell’Assam e del Tripura. Oggi sono chiamati alle urne circa 7,6 milioni di votanti e le prime ore di voto sono trascorse senza incidenti, nonostante la data coincida con la fondazione di un gruppo indipendentista armato dell’Assam, uno Stato in cui la votazione riprenderà il 12, come nel Tripura, e il 24 di questo mese.

Alle urne, nelle prossime cinque settimane fino al 12 maggio, saranno chiamati a votare circa 814 milioni di persone, mentre i risultati si conosceranno il 16 maggio prossimo. Uno svolgimento così diluito ha lo scopo di permettere alle forze di sicurezza di organizzarsi meglio per fare fronte a incidenti e violenze, da cui le precedenti elezioni sono state turbate in modo sistematico.

Dopo un decennio al potere, il Partito del Congresso della dinastia Nehru-Gandhi arriva sfiancato alla consultazione elettorale, a causa del rallentamento dell’economia, l’aumento della disoccupazione tra i giovani, l’innalzamento dei prezzi degli alimenti e i numerosi episodi di corruzione. Il candidato premier, Rahul Gandhi, figlio di Rajiv e Sonia, bisnipote, nipote e figlio di numerosi primi ministri, non convince.

L’attuale leader del Bjp, il Partito Nazionalista Indù, Narendra Modi, 63 anni governatore del Gujarat, gode invece di un consenso crescente, ma ha posizioni radicali che non ha mancato di mostrare anche riguardo alla vicenda dei due fucilieri della Marina Militare, bloccati in India da oltre due anni in un procedimento giudiziario denso di scandalosi ritardi, cambi di orientamento, violazioni ripetute del diritto internazionale, favoriti anche dalla lunga lista di errori (o malafede?) commessi dal Governo Monti, dal Governo Letta e – last but not least (ultimo, ma non meno importante, ndt) – dal Governo Renzi, indotti probabilmente in errore anche da “amici dell’India” all’interno delle istituzioni italiane, che hanno stravolto la lettura del diritto internazionale vigente (consuetudinario e pattizio).

A fare da terzo incomodo il leader del cosiddetto “uomo comune“, formazione anti-corruzione, guidata dal popolarissimo Arvind Kejriwal.

In palio ci sono i 545 seggi del Lok Sabha, la Camera bassa del parlamento federale.

(Credit: AGI)