Def: Renzi, le coperture ci sono. Senato, riforma entro 25 maggio

Il capo del governo ai giornalisti presenti all’auditorium in cui si sono svolti gli “Stati generali della sanità”: “le coperture ci sono, siete voi che non ci credete”

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Roma – “Le coperture ci sono dal primo giorno, siete voi che non ci credete“. Cosi’ il premier Matteo Renzi ha risposto ai giornalisti sul Def arrivando all’auditorium dove si svolgono gli Stati generali della sanità. “È da venti giorni – ha poi aggiunto – che sono pronte“.

Sui tempi del Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio, Renzi ha assicurato: “non faremo mezzanotte, faremo in tempo per i Tg“.

SPENDING REVIEW – “È evidente che la revisione della spesa, che presenteremo questo pomeriggio, va fatta perchè è una priorità“., dice ancora Renzi. Poi una battuta: “Ho preparato 82 slide sui tagli alla sanità…”, dice in apertura del suo intervento agli stati generali della salute, per poi, immediatamente, aggiungere con un sorriso “no, non è vero…”.

Il Def all’esame del Consiglio dei Ministri di oggi pomeriggio conterrà indicazioni per un taglio della spesa pubblica di 6,6 miliardi di euro per finanziare gli 80 euro in busta paga per i lavoratori che guadagnano fino a 1.500 euro. La conferma è arrivata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenendo alla “Telefonata di Belpietro” su Canale 5. “I tagli dovrebbero essere assolutamente confermati – ha detto Poletti – credo che gli elementi di fondo siano chiari: si lavora per ridurre la spesa e per fare in modo che gli 80 euro ci siano. Questo mi pare fuori discussione“. “L’indennità di disoccupazione è nella legge delega. Noi ci siamo presi 6 mesi per approvarne tutti i decreti“, ha aggiunto il ministro.

RIFORME – Zanda chiude su paletti ma ok a modifiche Nella riunione del gruppo Pd a palazzo Madama per confrontarsi sulle riforme costituzionali e, nello specifico, sulla riforma del Senato, il capogruppo Luigi Zanda si è detto convinto di avere una posizione unitaria del gruppo e ha chiesto di lavorare per emendare la proposta, ma all’interno dei paletti fissati dal ddl licenziato dall’esecutivo. Niente indennità, no fiducia, elezione di secondo grado, il no voto di bilancio.

Durante la riunione ha preso la parola Corradino Mineo, che è uno dei firmatari del ddl presentato dal democratico Vannino Chiti e che prevede anche un Senato di tipo elettivo, per ribadire la necessità di mantenere la massima chiarezza con il premier Renzi, e sottolineare il fatto che a palazzo Madama proprio su quel testo si potrebbe trovare una maggioranza.

Di opposto avviso il renziano Andrea Marcucci che, per parte sua, ha sottolineato il fatto che il ddl del governo è stato approvato all’unanimità dalle forze politiche della maggioranza che siedono in Consiglio dei ministri e rientrerebbe, di fatto, nel voto di fiducia al governo. Ma avrebbe anche aperto a possibili modifiche rispetto ai 21 senatori nominati dal capo dello Stato e alla rappresentanza in modo proporzionato delle Regioni.

Resta l’obiettivo del 25 maggio, data delle elezioni Europee, per l’approvazione, in prima lettura, della riforma del Senato. Un obiettivo indicato dallo stesso governo di Matteo Renzi.

(Credit: AGI, Adnkronos)