Il FMI scopre il Sole: “allentare stretta creditizia”. Nel 2015 Pil Italia a +1,1%, Grecia +2,9%

Prevista per Atene una crescita pari a +2,9% nel corso del prossimo anno. Il Fondo Monetario esorta la Bce: “Allentamento delle politiche monetarie contro i rischi legati alla bassa inflazione nella zona euro”

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Washington – Il Fondo monetario conferma le stime di crescita per l’Italia. Il Pil salirà dello 0,6% nel 2014 e dell’1,1% nel 2015. Secondo i dati diffusi, quello per la Grecia sarà di +0,6% per l’anno in corso, ma balzerà a +2,9% il prossimo.

Il basso potenziale di crescita dell’Italia resta una preoccupazione“, afferma il Fondo Monetario Internazional. Per il Paese, ribadiscono gli economisti di Washington, sono indispensabili riforme, sia del mercato del lavoro che del settore pubblico.

La ripresa globale è ancora fragile, nonostante le prospettive migliorate, e restano significativi rischi al ribasso“. Lo evidenzia il FMI nel World Economic Outlook.

DISOCCUPAZIONE – Secondo l’FMI, la disoccupazione crescerà al 12,4 per cento nel 2014, dal 12,2 percento del 2013, per poi calare all’11,9 per cento nel 2015.

BCE – Tra le indicazioni dell’FMI c’è quella alla Banca Centrale Europea: servirebbe un ulteriore allentamento delle politiche monetarie da parte delle Bce contro i rischi legati alla bassa inflazione nella zona euro.

INFLAZIONE – “Un rischio cruciale per l’attività economica arriva dall’inflazione molto bassa nelle economie avanzate in particolare nella zona euro a causa di forti gap produttivi“, si legge nel World Economic Outlook dell’FMI, in cui si stima che l’inflazione della zona euro quest’anno scenderà allo 0,9% dall’1,3% del 2013.

Con un’inflazione che resterà probabilmente al di sotto degli obiettivi della Bce per un certo periodo di tempo, le prospettive di lungo termine potrebbero tendere al ribasso, inferiori a quelle previste o anche verso la deflazione se si materializzano altri rischi per l’attività“, avverte il Fondo. “Questo comporterebbe tassi d’interesse più alti – aggiunge – un aumento del peso del debito pubblico e privato, con un indebolimento della domanda e della produzione“.

CREDITO E CRESCITA – Nel capitolo sull’impatto del credito in termini di crescita, il Fondo Monetario Internazionale spiega come ”ulteriori misure per rivitalizzare l’offerta di credito in paesi come Francia, Spagna, Italia e Irlanda potrebbero fare aumentare il Pil del 2% o più”. La scoperta dell’America, si direbbe… “Mentre Germania e Stati Uniti – si legge nel rapporto – hanno quasi del tutto superato la stretta creditizia sperimentata durante la crisi, altri paesi sono ancora alle prese con le debolezze del settore bancario“. 

La ”persistente” contrazione dei prestiti in alcuni Paesi dell’Eurozona, secondo gli economisti di Washington, fa ritenere che questo fattore continui ad ostacolare la crescita. Ma va?

EUROZONA – La priorità per l’Eurozona sarà preparare il terreno per una crescita più forte e durevole, rispondere ai rischi deflattivi assicurando al contempo la stabilità finanziaria. Lo auspica il FMI nel Weo dopo aver evidenziato che “un’inflazione a lungo al di sotto del target (del 2%) potrebbe destabilizzare le aspettative inflattive di lungo periodo e rendere più difficile il conseguimento della ripresa nei Paesi dove le economie sono sotto stress e dove il peso del debito e i tassi d’interesse reali aumenterebbero“. “Le politiche macroeconomiche dovrebbero restare accomodanti, suggerisce quindi il FMI, chiedendo all’Eurozona di “sostenere ulteriormente la domanda“. “Un maggiore allentamento monetario – si legge nel rapporto – è necessario sia per sostenere la domanda che per avvicinare l’obiettivo del mantenimento di una stabilita’ dei prezzi vicina al 2%“.

Tra le misure auspicate dagli economisti di Washington ci sono “ulteriori tagli ai tassi d’interesse“. ma anche “operazioni a lungo termine di finanziamento alle banche“. “Un sostegno fiscale può esser assicurato in Paesi dove ci sono spazi per farlo, se la bassa crescita persiste e se sono esaurite altre opzioni di politica monetaria“, conclude il FMI.

Di fatto il FMI smentisce se stesso e le politiche di rigore propugnate per anni. Forse occorrerebbe pensare a una spending review anche per i funzionari dell’FMI, dove gli emolumenti pesanti offuscano probabilmente le menti degli analisti, consentendo a codesti signori (e signore) di giocare con la vita di imprenditori (onesti) e di lavoratori (onesti). La grande bassezza…

(Credit: Adnkronos)