Cina, 30 mila scioperano in fabbriche che producono per Adidas, Nike e Puma. Cariche della polizia (video)

L’associazione americana China Labour Watch (CLW) rivela che le manifestazioni dei lavoratori hanno al centro rivendicazioni salariali e di welfare. Confermato il teorema liberale: il soddisfacimento dei bisogni primari attraverso la libertà economica produce automaticamente le richieste di libertà politica

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Pechino – Oltre 30 mila lavoratori della Yue Yuen Industrial, una fabbrica di Dongguan, nel Cina meridionale, che produce scarpe per conto di Adidas, Puma e Nike, sono in sciopero da diversi giorni. Lo ha rivelato l’associazione statunitense China Labour Watch, secondo cui la polizia ha malmenato diversi scioperanti.

Gli scioperi sono ancora in corso. La protesta è scoppiata per le richieste dei lavoratori che riguardano soprattutto il miglioramento del welfare. Negli impianti della Yue Yen lavorano complessivamente 40 mila addetti. La società è in parte di proprietà taiwanese e minaccia licenziamenti se gli scioperi dovessero continuare. Secondo quanto si apprende l’azienda si sarebbe impegnata a varare le misure di welfare entro il 2015, ma i lavoratori non si sono sentiti soddisfatti dell’offerta e hanno avviato gli scioperi.

Il video delle proteste (via CLW)

Al centro delle rivendicazioni le polizze di assicurazione sociale, che in Cina i lavoratori devono acquistare, ma che sono valide solo per l’ambito territoriale di competenza. Infatti, la prima richiesta dei lavoratori è stata – fin dall’inizio della prima astensione dal lavoro, il 5 aprile scorso – la possibilità di far valere la polizza assicurativa acquistata anche al di là dell’ambito territoriale iniziale. Per questo motivo molti lavoratori rifiutavano di acquistare una copertura sociale, i cui versamenti sarebbero andati persi in caso di trasferimento da un distretto produttivo all’altro. Il Governo su questo punto ha convenuto, modificando le norme e consentendo il trasferimento dei premi versati, circostanza che ha convinto molti lavoratori ad acquistare le polizze assicurative.

Il secondo motivo di protesta ruota attorno al fatto che i governi locali a volte lasciano le aziende libere di non rispettare le norme sulla sicurezza sociale e, in particolare, l’acquisto collettivo delle coperture assicurative a tassi inferiori. Il rispetto di queste norme consentirebbe di poter avere protezione a costi inferiori.

La terza questione per cui i lavoratori della Yue Yuen stanno protestando riguarda il fatto che le aziende non istruiscono i dipendenti sui diritti e sui doveri concernenti le assicurazioni sociali.

Per questo motivo la protesta dei lavoratori del Dongguan è importante, perché dall’esito del confronto tra lavoratori, imprese e autorità di governo centrali e locali si costituirà il precedente per tutto il mondo del lavoro in Cina, con riflessi sui costi generali della produzione, ma anche con una proiezione positiva sui consumi interni, capaci in prospettiva di recuperare la parziale caduta delle esportazioni.

Se il costo del lavoro in Cina aumenta, di conseguenza i prezzi dei prodotti aumenteranno e probabilmente perderanno parte della competitività che ha devastato i settori manifatturieri in tante parti del mondo. La caduta di domanda estera sarebbe compensata da un aumento della domanda interna, effetto degli adeguamenti salariali e di un maggior influsso delle politiche di welfare.

Secondo CLW, ieri – 15 aprile – i manifestanti hanno continuato la protesta e stavano marciando verso il palazzo di governo della città di Dongguan, ma a un certo punto sono stati attaccati dalla polizia in assetto antisommossa.

Nonostante questo incidente, i lavoratori hanno dichiarato l’intenzione di continuare la protesta, fino a che la Yue Yuen non avvierà un confronto sindacale sui tassi di assicurazione sociale, sulla copertura sociale estesa a tutti i dipendenti, sulla risoluzione dei contratti di lavoro con indennizzo in caso di rifiuto di coprire con garanzie assicurative sociali e, infine, sul fatto che alcuni lavoratori non abbiano mai ricevuto alloggi gratuiti e pasti nonostante i loro contratti prevedessero questi benefit.

I lavoratori intendono negoziare queste richieste con il management della Yue Yuen, ma i dirigenti societari hanno sempre rifiutato di sedersi al tavolo negoziale, in assenza del quale la produzione di scarpe resterà bloccata.

Questa situazione mostra ancora una volta la validità del teorema generale liberale, in virtù del quale la libertà economica genera il soddisfacimento dei bisogni primari e questo genera la richiesta di ulteriore libertà, fino alla libertà politica, ossia alla rivendicazione di un sistema politico aperto a idee diverse e all’incremento della libertà economica.

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