Di nuovo visibili al grande pubblico le colossali bellezze del Museo Egizio di Torino

La suggestiva galleria dello Statuario riapre dopo tre mesi di chiusura per l’avanzamento dei lavori del Nuovo Museo (Video)

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Torino – Riapre oggi il celebre Statuario del Museo delle antichità egizie di Torino, chiuso lo scorso 7 gennaio per lavori di consolidamento e di implementazione di alcuni impianti inseriti all’interno del grande progetto di trasformazione che l’1 aprile 2015 darà vita al Nuovo Museo Egizio.

Allestita dal noto scenografo Dante Ferretti con un suggestivo gioco di luci e specchi – tanto da essere denominata Riflessi di pietra – la sala ospita le imponenti statue di divinità e faraoni come Ramesse II, Amenofi II e Sethi II – alta più di 5 metri – che, insieme al resto della pregevole collezione, fanno del Museo egizio il secondo al mondo dopo quello de Il Cairo tanto che Jean-François Champollion – decifratore di geroglifici – scrisse “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”.

Fondato nel 1824 da re Carlo Felice di Savoia grazie all’acquisizione di 5628 reperti riuniti da Bernardino Drovetti – nominato Console di Francia in Egitto da Napoleone Bonaparte -, il Museo vede esposti circa 6.500 oggetti ottenuti nel corso del tempo anche grazie agli scavi effettuati in Egitto dalla Missione Archeologica Italiana, tra il 1900 e il 1935, quando vigeva il diritto di avere una parte delle opere rinvenute. Più di 26 mila reperti si trovano nei magazzini sia per motivi conservativi che perché di interesse prettamente scientifico.

Nel percorrere il silenzioso Statuario tra sfingi, sarcofagi e statue monumentali, il visitatore è avvolto dalla bellezza misteriosa di una civiltà millenaria i cui sguardi distaccati e imperturbabili sono da sempre fonte di domande e curiosità poiché, al di là della pietra, sembrano celare enigmi. Tra queste si erge splendida la statua di Ramesse II proveniente da Tebe e conosciuta in tutto il pianeta come il “ritratto capolavoro” del terzo faraone della XIX dinastia, il cui regno fu talmente lungo e le gesta talmente importanti da garantirgli l’epiteto “Il Grande” e l’attuale fama.

Ramesse II – il sovrano più famoso d’Egitto – fece costruire in tutto il Paese monumenti con inciso il suo nome, riuscì a ottenere il predominio sulla Nubia e sui giacimenti auriferi favorendo un lungo periodo di pace e di stabilità nonché la costruzione dei stupefacenti templi di Abu Simbel accanto ai quali fece innalzare un piccolo tempio dedicato alla sua sposa, Nefertari, la sola Grande Sposa Reale deificata in vita e certamente la più importante e influente delle otto mogli di Ramesse II.

L’imponente statua custodita nel Museo egizio di Torino, ci offre un’immagine del faraone assolutamente non convenzionale; egli porta la Corona Blu o elmo di guerra e regge lo scettro, indossa una lunga veste con drappeggi asimmetrici e non il tradizionale gonnellino comodo per i movimenti sul campo di battaglia. Il suo volto è inciso con forte realismo tanto che le proporzioni tra naso troppo grande, labbra strette e mento sfuggente non sono rispettate mentre è possibile rintracciare un po’ di tradizione nell’uso di linee definite per il trucco e per le sopracciglia. Sotto i piedi coperti dai sandali, si aprono i 9 archi simbolo delle popolazioni nemiche e due prigionieri a indicare la supremazia del sovrano. A sinistra e a destra delle gambe del re, la sposa Nefertari e il figlio prediletto, definito nell’iscrizione come porta vessillo.

Ma nello Statuario è esposto un altro capolavoro – probabilmente realizzato durante il regno di Ramesse II – la sfinge. Distesa e enigmatica con il corpo leonino e la testa con il volto del faraone – cinto dal copricapo nemes -, era considerata la metafora visiva dell’immagine del sovrano in vita e, come consuetudine, era raffigurata distesa – raramente eretta nell’atto di calpestare i nemici – a guardia dei templi. In correlazione con il dio del Sole, la statua serviva anche come mezzo per creare un percorso processionale o come collegamento tra le cappelle. La sfinge di Torino faceva parte di una coppia ma l’assenza di iscrizioni ne rendono dubbia anche la datazione seppur alcune fattezze – come le guance piene, le labbra corrugate ai lati e i lobi delle orecchie perforati – la collocherebbero nel periodo ramesside durante il quale, tra l’altro, vi fu una vasta produzione.

L’inestimabile valore della collezione torinese e il fascino che ancora l’antica civiltà egizia suscita sono tra i motivi che spingono migliaia di visitatori, provenienti da tutto il mondo, a recarsi, ogni anno, al Museo delle antichità egizie che non solo lunedì 21 aprile sarà visitabile al costo di 1 euro ma è già considerato una delle mète più ambite durante l’Expo 2015.

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Verso il nuovo Museo Egizio…

Informazioni

Da martedì a domenica dalle 8:30 alle 19:30 (ultimo ingresso alle 18:30). Giorni di chiusura: il lunedì, il 25 dicembre – Tariffe d’ingresso: Intero € 7,50, Ridotto € 3,50 (dai 18 ai 25 anni, oltre i 65 anni, insegnanti a tempo indeterminato, accompagnatori di visitatori disabili muniti di certificazione attestante l’invalidità superiore al 74%, ufficiali e militari in servizio). Gratuito per minori di 18 anni; visitatori disabili muniti di certificazione attestante l’invalidità superiore al 74%; Icom, Ordine  dei giornalisti, Dipendenti del Ministero dei Beni e Attività Culturali; Studenti UE di Architettura, Storia, Beni culturali, Lettere e filosofia con indirizzo archeologico o storico-artistico, Scienze della formazione, Accademia di belle Arti, Dams. Le medesime agevolazioni si riservano ai docenti delle stesse facoltà con un documento che ne attesti l’ambito di insegnamento. I possessori di Abbonamenti Piemonte musei e Torino card hanno diritto all’ingresso gratuito ma non hanno agevolazioni sulla priorità all’accesso.

Per prenotazioni e informazioni puoi telefonare al numero 011/440 6903 (da lunedì a venerdì 9.00-13.00/14.30-17.00; sabato 9.00-13.00); in alternativa puoi comunicare per fax al numero 011/506 9814, o per email all’indirizzo info@museitorino.it (cfr. anche il sito www.museitorino.it).