Iran: schiaffo e perdono. Una madre ‘grazia’ l’assassino del figlio sul patibolo (FOTO)

Esecuzione sospesa per Balal, condannato a morte per aver ucciso un ragazzo a coltellate quando aveva 19 anni. La donna: “ora che l’ho perdonato mi sento sollevata”. Il “graziato”: “avrei voluto che qualcuno me lo avesse dato quando volevo portare un coltello con me”

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Teheran – Chi ha fede non ha difficoltà a scorgere la mano inconfondibile di Dio in un fatto avvenuto in Iran, dove un uomo è stato salvato dall’impiccagione per “grazia” ricevuta: ossia per il perdono concesso dalla madre della sua vittima. Il fatto è avvenuto a Nowshahr, nel nord del Paese, dove Balal era già sul patibolo per essere impiccato, dopo la condanna a morte ricevuta per aver ucciso un ragazzo a coltellate durante una lite. I fatti si erano svolti quando l’uomo aveva 19 anni.

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La madre della vittima, Samereh Alinejad, accompagnata dal marito, un ex allenatore di calcio, è salita sul patibolo, si è avvicinata all’omicida – in piedi sulla sedia già con la benda nera sugli occhi – mentre l’uomo piangeva chiedendo pietà. A quel punto la donna si è fermata, lo ha guardato, gli ha assestato uno schiaffone e poi gli ha sfilato il cappio, segno di perdono, concesso nel diritto islamico alla famiglia di un assassinato. Poi è scoppiata in un comprensibile pianto liberatorio e anche Balal si è abbandonato al pianto di gratitudine per un gesto che ha rotto la catena di morte, odio e dolore.

Un gesto emotivo, ha spiegato la donna: “mi ha aiutato a calmarmi“. Poi Samereh Alinejad ha affermato: “ora che l’ho perdonato mi sento sollevata“. “Sono una credente – ha aggiunto – ho avuto un sogno in cui mio figlio mi ha detto che era in pace e in un bel posto…dopo questo, tutti i miei familiari, anche mia madre, hanno fatto pressioni su di me per perdonare l’omicida“, ha spiegato. Quattro anni fa la donna aveva perso anche un altro figlio in un incidente stradale. Samereh Alinejad ha compiuto un gesto umano, di madre ferita, per questo ancor più meritevole di sottolineatura, forse immedesimandosi in una madre – quella di Balal – che avrebbe patito ulteriore dolore.

Sapete cosa vuol dire vivere in una casa vuota?“, aveva chiesto poco prima ad alta voce alla folla assiepata per assistere all’esecuzione. Per Balal, quello schiaffo è stato lo spazio tra la vendetta e il perdono. Poi, nel corso di un’intervista televisiva, ha dichiarato: “avrei voluto che qualcuno me lo avesse dato quando volevo portare un coltello con me“.

La condanna a morte dell’uomo aveva suscitato una campagna d’opinione nel Paese, perché in tanti avevano chiesto alla famiglia di perdonarlo. Tra questi, anche il popolare commentatore di calcio, Adel Ferdosipour, e l’ex calciatore internazionale, Ali Daei. Evidentemente gli inviti hanno smosso l’animo della donna, che ha trovato giovamento nel perdonare l’assassino del figlio, probabilmente valutando i fatti come una disgrazia causata da molte cause ambientali.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, dall’inizio dell’anno oltre 170 persone sono state condotte al patibolo in Iran. A noi piace pensare che la gente cominci a pensare alle pene secondo gli insegnamenti di un grande italiano, Cesare Beccaria, che ha insegnato al mondo la civiltà della pena e l’inumanità della morte di Stato.

(Credit: AGI)