Papa: Via Crucis, “Il male non avrà l’ultima parola, ma l’amore, la misericordia e il perdono”

Nella Croce di Gesù “tutta l’amarezza del tradimento di Giuda e di Pietro, tutta la vanità dei prepotenti, tutta l’arroganza dei falsi amici”. Ma, di fronte a tanti mali, “vediamo anche l’immensità dell’amore di Dio che non ci tratta secondo i nostri peccati ma secondo la sua misericordia”. Le riflessioni affidate a monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso

20140418-via-crucis-660x438

Roma (AsiaNews) – Papa Francesco è giunto qualche minuto prima delle 21.15 al Colosseo per presiedere, in silenzio, la tradizionale Via Crucis del venerdì santo. Ad accoglierlo, il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Jorge Mario Bergoglio ha seguito la Via Crucis in preghiera, da una postazione sulla terrazza del Palatino e, a conclusione, nonostante le notizie circolate in precedenza, ha letto il suo messaggio in occasione della Passione e Morte di Gesù Cristo, Dio Incarnato.

Le meditazioni per la seconda Via Crucis presieduta da Papa Bergoglio sono state scritte, per volontà del Pontefice, dall’arcivescovo di Campobasso Giancarlo Maria Bregantini, noto per il suo impegno sociale. Hanno ruotato intorno ai temi sociali che impegnano la società contemporanea: la crisi economica e le sue conseguenze, la disoccupazione, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l’usura, le vittime dell’inquinamento ambientale.

Prima della cerimonia al Colosseo, alle 17 nella basilica di San Pietro, il Papa ha presieduto il rito della Passione del Signore. L’omelia, affidata a padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, che ha toccato, a partire dalla figura di Giuda e del suo tradimento di Gesù per trenta denari, il tema della tentazione del denaro e della corruzione.

Alla fine delle 14 stazioni della Via Crucis, Papa Bergoglio ha proferito parole chiare: “il male non avrà l’ultima parola, ma l’amore, la misericordia e il perdono“. Parole che hanno fatto vibrare i cuori delle 40mila persone raccolte attorno al Colosseo, e che sono state una sorta di spiegazione a posteriori delle meditazioni di monsignor Giancarlo Maria Bregantini al cammino di Gesù che sale sul Calvario.

La Croce di Gesù, nelle parole del Papa, raccoglie in sé “tutte le ingiustizie perpetrate da ogni Caino“, “tutta l’amarezza del tradimento di Giuda e di Pietro, tutta la vanità dei prepotenti, tutta l’arroganza dei falsi amici“. “Era una croce pesante come la notte delle persone abbandonate, pesante come la morte delle persone care, pesante perché riassume tutta la bruttura del male“, ha detto il Papa. “Tuttavia è anche una croce gloriosa come l’alba di una notte lunga, perché raffigura tutto l’amore di Dio, che è più grande delle nostre iniquità e dei nostri tradimenti“, ha spiegato Bergoglio, che ha sottolineato come nella croce noi “vediamo la mostruosità dell’uomo quando si lascia guidare dal male“.

E molti dei mali del nostro tempo erano stati indicati da monsignor Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e noto per le sue posizioni contro la ‘ndrangheta quando, fino al 2007, era vescovo di Locri-Gerace, in Calabria.

Così, nella Prima stazione, la condanna di Gesù ha fatto evocare “le facili accuse, i giudizi superficiali tra la gente, le insinuazioni ed i preconcetti che chiudono il cuore e si fanno cultura razzista, di esclusione e di ‘scarto’, con le lettere anonime e le orribili calunnie“.

Alla Seconda Stazione, “la croce caricata sulle spalle di Gesù è anche il peso di tutte le ingiustizie che hanno prodotto la crisi economica, con le sue gravi conseguenze sociali: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, un denaro che governa invece di servire, la speculazione finanziaria, i suicidi degli imprenditori, la corruzione e l’usura, con le aziende che lasciano il proprio paese“.

Alla settima, si è riflettuto su fatto che in Gesù “riconosciamo l’amara esperienza dei detenuti di ogni carcere, con tutte le sue disumane contraddizioni. Circondati e accerchiati, ‘spinti con forza per cadere’“; nell’ottava si è detto che “piangiamo su quegli uomini che scaricano sulle donne la violenza che hanno dentro. Piangiamo sulle donne schiavizzate dalla paura e dallo sfruttamento“; e alla decima, la riflessione ha centrato la figura di Gesù, “innocente, denudato e torturato“, nel quale “riconosciamo la dignità violata di tutti gli innocenti, specialmente dei piccoli“.

Un accostamento reso in certo modo visibile anche nella scelta di alcuni dei portatori della croce: oltre al cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, che l’ha portata alla prima e all’ultima stazione, un operaio e un imprenditore, due stranieri, due persone provenienti da comunità di recupero, due carcerati, due senza fissa dimora, due malati, due bambini, due anziani, due donne, oltre a una famiglia, due frati della Custodia di Terra Santa e due religiose, una delle quali impegnata nell’aiuto ai malati di Aids.

Ma, di fronte a tanti mali, “vediamo anche – ha detto il Papa – l’immensità  dell’amore di Dio che non ci tratta secondo i nostri peccati ma secondo la sua misericordia“. “Di fronte alla croce di Gesù vediamo, fino a toccare con le mani, quanto siamo amati eternamente da Dio. Di fronte alla croce ci sentiamo suoi figli“, ha aggiunto.

Nell’avviarsi verso la conclusione della sua riflessione, il Pontefice ha invocato il Crocifisso: “o nostro Gesù guidaci dalla croce alla resurrezione e insegnaci che il male non avrà l’ultima parola, ma l’amore, la misericordia e il perdono“. “O Cristo, aiutaci a esclamare nuovamente: ieri ero crocifisso con Cristo, oggi sono glorificato con lui! Ieri ero morto con lui, oggi sono vivo con lui! Ieri sepolto con lui, oggi sono resuscitato con lui!“.

Infine – ha concluso – tutti insieme ricordiamo i malati, ricordiamo tutte le persone abbandonate sotto il peso della croce, affinché  trovino sotto il peso della croce la forza della speranza, la forza della resurrezione e dell’amore di Dio“.

(Credit: AsiaNews, TMNews)