Stato comatoso. Angelino Alfano si dimetta o revochi la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli

Cedere transitoriamente alle minacce di un battaglione di delinquenti può essere una mossa tattica, ma passato il pericolo di passi alla rappresaglia: annullare la finale dell’Olimpico è il minimo per ristorare lo sport italiano gravemente offeso e per mostrare l’esistenza di un Governo, che non può cedere di fronte alla criminalità, qualsiasi aspetto assuma. In ballo non c’è la legalità sportiva, ma il principio di effettività. Il presidente del Napoli De Laurentiis faccia il passo giusto: riconsegni la Coppa alla FIGC

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Quanto visto ieri dovrebbe fare riflettere tutti gli italiani perbene. Una partita di calcio – una finale di Coppa Italia – di fatto sequestrata da delinquenti, sotto lo sguardo inane di autorità dello Stato – presidente del Consiglio dei ministri, presidente del Senato, per citare solo le due più importanti – e dirigenti nazionali del movimento sportivo, Giovanni Malagò, per fare nomi e cognomi.

Mancava il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, degnamente sostituito dal suo transitorio vicario, il noto (alle forze dell’ordine partenopee e probabilmente non solo) Gennaro De Tommaso, chiamato affettuosamente “Genny ‘a Carogna”, forse per sottolinearne le preclari virtù civiche.

De Tommaso ha quietato la curva, ha ottenuto l’esclusiva del coro di supporto alla propria squadra (ottenendo l’impegno dei tifosi della Fiorentina a un rassegnato silenzio), forse anche altre clausole segrete e, infine, ha dato inizio alla partita con 45 minuti di ritardo, dopo una contrattazione degna delle migliori situazioni di sequestro. Solo che in quei casi possono intervenire i reparti speciali – GIS o NOCS – per eliminare il pericolo.

Ieri sera all’Olimpico la situazione non lo avrebbe consentito: la gestione delle operazioni di teatro da parte delle Forze dell’Ordine è stata esemplare, un’azione di forza sarebbe stata impossibile, se non aprendo scenari devastanti. Il Paese non si può permettere che si inneschi una scintilla di violenza che potrebbe portare a esiti imprevedibili. I Servizi da tempo lanciano l’allarme – nelle Relazioni semestrali al Parlamento – dell’infiltrazione criminale tra gli ultras e tra i protestatari organizzati.

Ma accettare di fatto che un tizio – sembrerebbe non distante da clan camorristici – possa imporre il silenzio sportivo agli avversari e, di fatto, falsare emotivamente una partita di calcio, significa consegnare il Paese alla violenza lo stesso. Angelino Alfano e i dirigenti dello sport italiano lo comprendono? In gioco non c’è la Coppa Italia, c’è il principio di effettività ossia la legalità repubblicana.

Quindi, delle due l’una: o il ministro dell’Interno oggi rassegna le dimissioni per manifesta incapacità ovvero con la stessa forza, emana un decreto di annullamento della partita Fiorentina-Napoli e cancella la finale di Coppa Italia 2013-2014, di concerto con le autorità sportive, in primis con il presidente del CONI, Giovanni Malagò, e il presidente della FGCI, Giancarlo Abete.

I fiorentini sono stati colpiti da un atto di illegalità paragonabile all’estorsione, un atto infame, di cui dovrebbero rendersi conto i napoletani perbene, in testa ai quali dovrebbe porsi il presidente della squadra partenopea, Aurelio De Laurentiis, il quale dovrebbe – senza aspettare l’arrivo di lunedì – riconsegnare la Coppa Italia alla FGCI e minacciare la vendita della squadra, se non si bonifica la tifoseria.

In gioco non c’è la legalità sportiva, ma l’Italia unita. Temiamo che questo aspetto non sia compreso a sufficienza.

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Un pensiero su “Stato comatoso. Angelino Alfano si dimetta o revochi la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli

  • 04/05/2014 in 16:00:17
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    Senza dimenticare l’offesa gratuita verso la vedova dell’ispettore Raciti fatta da un “essere” che indossa una maglia “Speziale libero”… Ma il nostro Governo dov’è? E, soprattutto, cosa fa?
    Per me solo una parola: VERGOGNA!

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