Il sultano del Brunei ha introdotto la sharia. Proteste internazionali. Branson: boicotterò i suoi alberghi

La sharia, la legge islamica, sarà introdotta in tre fasi sempre più radicali, secondo una svolta prevista da mesi, malgrado le proteste internazionali. Il sessantasettenne Hassanal Bolkiah se ne frega e prosegue nell’opera di islamizzazione dello Stato, seguito con amore dal 70% dei sudditi. Il restante 30% è diviso tra una minoranza di origine cinese e una cristiana, anglicana e cattolica. Parte il boicottaggio internazionale promosso da personaggi dell’imprenditoria e dello spettacolo: obiettivo anche l’Hotel Principe di Savoia, facente parte della catena Dorchester Collecton

20140505-Haji-Hassanal-Bolkiah_-sultano-del-Brunei-afp-agi-660x371

Bandar Seri Begawan (Brunei) – La prevista svolta islamista in Brunei è in dirittura di partenza. L’onnipotente e ricchissimo sultano del Brunei, Hassanal Bolkiah, ha annunciato martedì che vuole aggiornare il codice penale del suo minuscolo Stato, a maggioranza musulmana. “Un atto di fede e gratitudine nei confronti di Allah, l’onnipotente“, il sultano ha definito la scelta di imporre la sharia, la legge islamica sia in campo civile – e familiare – che in quello penale.

Quindi, via libera a pene come la flagellazione, amputazione degli arti ai ladri , morte per lapidazione agli adulteri e a chi commette atti sessuali contro natura. Una decisione presa nonostante le polemiche innescate dalle organizzazioni internazionali per i diritti dell’uomo, cui il sultano ha fatto spallucce, visto che gode il sostegno del 70 per cento degli abitanti musulmani sunniti, contro un 15 per cento di cinesi e il restante – molti occidentali – cristiani, anglicani e cattolici.

Il 1° Maggio scorso il monarca del piccolo sultanato ha emanato il decreto, dal palazzo reale di Bandar Seri Begawan, la capitale. Gli osservatori internazionali attribuiscono questa radicalizzazione all’età, nel senso che l’afflato religioso sia direttamente proporzionale a quanto Bolkiah di avvicini all’incontro con l’Altissimo (come ogni mortale…).

La sharia si applicherà a tutti, contrariamente a quanto previsto quando fu annunciata la svolta islamista, nell’ottobre dello scorso anno e in ossequio al sistema binario, in vigore nel piccolo Stato asiatico, in virtù del quale i tribunali civili si rifanno al diritto britannico e i tribunali fondati sul diritto islamico sono limitati alle vicende personali e familiari, come le cause matrimoniali. Invece, anche chi non è musulmano ora dovrà temere la legge islamica, come i cristiani, che temono una lettura estremista, di tipo saudita, e già temono di dover interrompere i battesimi per non incorrere nelle sanzioni.

Il sultano ha sostenuto che la sharia serve per mantenere protetto il suo regno delle influenze nefaste della globalizzazione e dei costumi scandalosi portati da internet (tipo la libertà di stampa, che è un crimine, diciamolo…). Ma visto che il Sultano del Brunei è profondamente buono, introdurrà la sharia in modo graduale, in tre step:

Anzitutto, le ammende colpiranno chi si comporta in modo indecente, mette al mondo figli al di fuori del matrimonio e bigia la moschea al venerdì (che è la giornata dedicata alla preghiera, come la domenica è per i cristiani).

In seconda battuta, ladri e rapinatori saranno prima frustati sulla pubblica piazza (colpiscine uno per educarne cento…) ovvero amputati della mano.

Infine, a partire dal prossimo anno, il completamento dell’adozione della sharia si compirà con l’introduzione della lapidazione per l’adulterio (nei confronti delle donne, ça-va-sans-dire) e la sodomia.

20140506-brunei-1

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che dal 2006 ha sostituito la cessata Commissione Diritti Umani, non ha scalfito la decisione del sultano, indifferente perfino alla minaccia del governo britannico di rivedere in modo unilaterale l’accordo che fornisce al Brunei (dietro pagamento del ticket…) un battaglione di soldati di Sua Maestà britannica.

Sicché non è rimasta che l’azione privata di alcune personalità godenti del palcoscenico mondiale, che possano amplificare la protesta contro Bolkiah, che si vuole colpire “nel vivo”: ossia nelle casse auree. Per esempio boicottando ogni cosa legata alla sua cassaforte.

Così, diverse celebrità, tra le quali il l’imprenditore britannico Richard Branson, patron del gruppo Virgin, hanno promosso un boicottaggio della catena di alberghi super-lussuosi del sultano. Il miliardario britannico ha fatto sapere che né i dipendenti di Virgin, né i membri della famiglia alloggeranno più negli alberghi della Dorchester Collecton, di cui fanno parte il The Dorchester di Londra, il Beverly Hills di Los Angeles, l’Athenée di Parigi e il Principe di Savoia di Milano, almeno “fino a che il sultano non rispetterà i diritti fondamentali“.

Dorchester Collection è di proprietà della Bruinei Invesment Agency, il fondo sovrano che fa capo al ministero delle Finanze del ricchissimo sultanato, quindi al sultano in persona.

Anche la presentatrice e comica americana Ellen DeGeneres ha annunciato la partecipazione al boicottaggio.

(Credit: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA