La Formula 1 torna in Europa. Riparte dalla Spagna la fuga della Mercedes e la rincorsa della Ferrari
Se le Mercedes non si rompono, sarà difficile riprenderle: il team di Brackley e la casa di Stoccarda hanno solo lavorato meglio. Si susseguono le proposte per movimentare la Formula. Il rumore – a nostro avviso – è un falso problema
Barcelona – Si arriva in Spagna con uno scenario al momento definito e ritenuto immutabile: il dominio Mercedes. Quinto episodio della serie 2014, con Hamilton in gran rimonta e Rosberg in una situazione psicologica più difficile, quella di leader braccato. Con il ritorno in Europa, tornano anche le mega hospitality e di tutto l’apparato che serve più al marketing che alla tecnica.
Il Circuit de Catalunya è quello in cui si svolgono molti test precampionato e sarà sede – da lunedì – anche della seconda sessione di test “stagionali” introdotti quest’anno, dopo lo “scandalo” dello scorso anno dei test segreti svolti dalla Mercedes proprio qui.
I tracciato catalano ha una conformazione tale da essere davvero un banco prova naturale per la definizione di un assetto generale ideale della monoposto, perché richiede massima deportanza, forte erogazione di potenza, la migliore trazione e maneggevolezza. Queste caratteristiche, unite all’asfalto abrasivo e alle temperature elevate, necessitano una gomma adeguata.
Infatti la Pirelli ha portato in Spagna le Orange Hard e le White Medium, ossia le gomme più dure della gamma Formula 1 schierata dal costruttore milanese. Le gomme del lato sinistro sono quelle più sollecitate, ma Pirelli non prevede una ripetizione della strategia di quattro pit stop come accadde lo scorso anno anche con Alonso, che salì sul gradino più alto del podio. Un risultato che sarà difficile da ottenere quest’anno per la Ferrari, dove si respira un’aria di battaglia imrpessa dal nuovo team pricipal Marco Mattiacci, ma è solo psicologia sportiva.
Sul fronte tecnico il team di Maranello non ha subito – e non avrebbe potuto essere diversamente – alcuna modificazione, anche se si lavora a testa bassa per colmare il gap.
Il dominio del team di Brackley è tanto netto da non lasciare spazio a illusioni, senza che entri in gioco l’alea dell’affidabilità, sempre dietro l’angolo: ma è una regola che vale per tutti, anche se i temuti ritiri a catena non si sono verificati nei primi quattro appuntamenti.
Il ritorno in Europa comporta anche l’introduzione delle prime evoluzioni alle monoposto, ma lo step più importante sarà quello cui si giungerà dopo i test della prossima settimana, quindi introdotti in parte a Montecarlo e poi in Canada.
Dalla Cina alla Spagna sono state lanciate alcune proposte per “movimentare” il campionato, come l’abolizione del primo turno di libere del venerdì, nel quadro di una riduzione dei costi; o di introdurre sistemi che emettano scintille (è vero, non scherziamo), per favorire lo spettacolo; o, ancora, di mettere la marmitta a espansione (volgarizziamo e semplifichiamo), come molti di noi hanno fatto in gioventù sugli scooter, con l’intento di incrementare il suono dei motori turbo.
Lasciando perdere le scintille e l’abolizione delle prime libere del venerdì – perché la prima proposta è da manicomio, la seconda è da gente che vuole prendere per i fondelli – la questione del suono è importante, ma la nostra opinione è quella espressa da Mauro Forghieri, storico ingegnere della Ferrari, secondo il quale il rumore non è un problema e, semmai, sposa lo spirito del tempo, vocato all’attenuazione dell’impatto ambientale dell’auto.
Lo dimostrerà la Formula E, in pista da settembre, che sarà seguita e costituirà il tassello ulteriore per dare al futuro una chance in più.
Ci sono, invero, i “tradizionali”, quelli che “se non fa un baccano d’inferno, non sono motori da corsa”. Sono i romantici del bel tempo (si fa per dire) che fu. A costoro – che amano più le corse ruspanti di un tempo, non tanto il rumore dei motori tout court – vorremmo ricordare che all’inizio della storia dell’automobile, la motorizzazione elettrica e quella a combustione interna partirono quasi alla pari. Alcune scelte strategiche fecero prevalere i motori a scoppio su quelli elettrici, per favorire l’estrazione petrolifera e le scelte industriali di determinate compagnie commerciali.
Oggi, le condizioni ambientali impongono scelte rivoluzionarie, anche nel senso di ritorno alle origini e a quell’esperimento di Ferdinand Porsche, che nel 1898 costruì la sua prima macchina con motore elettrico. Il mondo sarebbe stato diverso se si fosse preferita quella scelta e ce ne dobbiamo fare una ragione. Il futuro non si può fermare, perché – riflettiamoci tutti – se la Cina, l’India e l’Africa si vorranno motorizzare (come è naturale che sarà) con i ritmi occidentali, il mondo sa già di poter chiudere per soffocamento.
Le corse automobilistiche – nate non appena la seconda macchina è uscita dalla catena di montaggio, come ricordava Henry Ford con una battuta – si dovranno confrontare con la realtà, non con i sentimenti del bel tempo (si fa per dire) che fu.
Dalle 10 le prime prove libere, nel pomeriggio – dalle 14 – la seconda sessione.
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L’analisi del circuito di Catalunya dal punto di vista delle gomme Pirelli