Ucraina: al via il referendum sull’indipendenza dell’Est

Nonostante l’appello (di pura facciata?) di Valdimir Putin, da questa mattina al via le operazioni di voto per sancire l’indipendenza delle regioni orientali dell’Ucraina. Il referendum è ritenuto “illegale” dagli Stati Uniti

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Kiev – Si vota da questa mattina in Ucraina dell’est per il controverso referendum sullo status delle oblast (regioni) di Donetsk e Lugansk, da settimane teatro di scontri tra le cosiddette milizie separatiste e le truppe fedeli a Kiev. Per il referendum – bollato dagli Usa come “illegale” e che per l’Occidente rischia di portare il Paese alla guerra civile – si potrà votare fino alle 22 ora locale (le 21 in Italia).

Unica eccezione Slavyansk – la città assediata delle forze di Kiev e controllata dai filo-russi – dove per motivi di sicurezza si voterà fino alle 18 (le 17 in Italia), come riferisce l’agenzia di Stato russa Ria Novosti. Per il timore di nuovi attacchi da parte delle truppe di Kiev, invece, sono iniziate sabato le operazioni di voto a Mariupol, teatro di scontri in cui sono morte 21 persone. “Siete favorevoli alla proclamazione di indipendenza, delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk?” è la domanda cui sono chiamati a rispondere oltre tre milioni di elettori della regione del Donbass, roccaforte del deposto capo di Stato, Viktor Yanukovich. Secondo quanto riferito dal presidente della commissione elettorale locale, Roman Liaghin, nella ‘Repubblica popolare di Donetsk’ sono stati allestiti 1.500 seggi elettorali. Altri 1.600 a Lugansk.

Non è chiaro se il referendum riuscirà a coprire tutto il territorio delle due regioni: le ‘milizie popolari‘ che hanno organizzato il voto – e ritenute da Kiev “terroristi” – controllano solo alcune zone, mentre rimane incerta la posizione delle autorità nelle altre città e nei villaggi. Inizialmente, il referendum doveva riguardare il rango della lingua russa e la proposta di riforma in senso federale dell’Ucraina, promossa con forza da Mosca.

Come successo in Crimea a marzo, gli organizzatori del voto hanno poi optato per il quesito secco sull’autodeterminazione. Il Cremlino non si è ancora espresso sul riconoscimento del voto, contro il quale si sono, invece, schierati Usa ed Europa. L’appello, lanciato mercoledì dal presidente russo, Vladimir Putin, ai “sostenitori delle federalizzazione” affinché posticipassero la consultazione popolare è stato accolto solo dalla regione di Kharkiv. Donetsk e Lugansk hanno rifiutato il rinvio, dichiarandosi intenzionate a rispettare la “decisione del popolo del Donbass“.

Costato poco più dell’equivalente di 1200 euro, almeno a sentire i separatisti, il plebiscito è organizzato sulla base di elenchi elettorali vecchi di oltre due anni, non sarà monitorato da alcun osservatore internazionale e la sua validità non è legata a un’affluenza minima. I risultati del voto sono previsti tra domani e martedì, al massimo.

Nonostante l’appello del presidente russo Vladimir Putin a rinviare il controverso referendum sull’autodeterminazione delle regioni orientali ucraine, gli abitanti delle autoproclamate ‘repubbliche popolari’ di Dontesk e Lugansk oggi possono votare anche Mosca. In via Kievskaya, nei pressi della metro Studencheskaya, è stato allestito allestito un seggio elettorale, aperto fino alle 20 ora locale (le 18 in Italia), riferisce il sito di informazione Censor.net

Presso il Fondo di cultura e letteratura slava, vicino alla galleria Tetriakovskaya, è stata convocata invece una conferenza stampa con “rappresentanti” delle due regioni, come si legge sul sito dell’organizzazione dove nelle ultime settimane si sono svolti diversi eventi in sostegno alla popolazione del sud-est ucraino. Tra questi, il mese scorso, una tavola rotonda tra ‘attivisti’ filorussi dell’Est ucraino e deputati della Duma, in cui si parlava del rischio “genocidio” e si chiedeva l’intervento di Mosca in difesa della popolazione russofona.

(AGI)