Ucraina, battaglia a Kramatorsk: uccisi 6 soldati di Kiev della 95^ Brigata Aviotrasportata

Negli scontri tra miliziani filo-russi indipendentisti e truppe ucraine distrutto anche un carro porta-munizioni. Il primo ministro ad interim ucraino: “Russia non usi gas come arma”. Terzi: la Russia ha demolito l’architettura di sicurezza europea eretta da Helsinki 1975 in poi, chiusa la fase “post Guerra Fredda” cooperativa tra Est e Ovest

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Kramatorsk – Gli sforzi della diplomazia non fermano il conflitto nell’est dell’Ucraina. Sei soldati di Kiev sono stati uccisi e altri otto sono rimasti feriti in un agguato di separatisti filo-russi nei pressi della città orientale di Kramatorsk. Una colonna di veicoli della 95^ Brigata Aviotrasportata è stata attaccata a colpi d’arma da fuoco, mentre si stava avvicinando a un ponte alle porte del villaggio di Dmitrovka, a una ventina di chilometri da Kramatorsk. Due soldati ucraini sono morti all’interno di un mezzo, gli altri quattro nella sparatoria che è seguita all’agguato. Un autocarro che trasportava munizioni è stato distrutto da più colpi di mortaio.

Intanto a Bruxelles il premier ucraino Arseny Yatseniuk ha avvertito che Kiev non si lascerà ricattare sul gas, dopo che Mosca ha intimato alla società ucraina Naftogaz il pagamento anticipato entro il 2 giugno di 1,66 miliardi di dollari per le forniture del mese di prossimo mese.

Apprezziamo gli sforzi della Commissione Europea per raggiungere un accordo sull’energia attraverso riunioni trilaterali“, ha spiegato Yatseniuk, “e siamo pronti a trovare una soluzione che si basi sulle condizioni del mercato: la Russia deve smettere di usare il gas come un’arma“. Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha assicurato che l’Ue è impegnata “per trovare una soluzione positiva per tutti“.

Sul piano politico l’Ue scommette sulle elezioni presidenziali del 25 maggio che avranno “un ruolo cruciale” per uscire dalla crisi, come ha spiegato il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, in visita a Kiev. “Sosteniamo gli sforzi per l’avvio di un dialogo nazionale sotto il patrocinio ucraino, qui nella vostra nazione, attraverso tavole rotonde a livello centrale e regionale“, ha aggiunto. Anche per il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, è “estremamente importante che ci sia la più grande partecipazione” al voto anche nelle regioni filo-russe.

Mosca, però, ha chiesto che la questione di “governo e di rispetto dei diritti delle regioni” dell’Ucraina sia discussa con i leader filo-russi locali “prossimamente e comunque prima delle presidenziali“. Vladimir Putin ora guarda alla Cina, dove sarà in visita il 20 maggio. Ad avvicinare Mosca e Pechino in un fronte antiamericano potrebbe essere anche l’irritazione di Washington per l’atteggiamento tenuto da Pechino nel Mar Cinese Meridionale, che John Kerry, capo della diplomazia Usa, ha definito “provocatorio“.

20140513-giulio-terzi-320x224L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi crede che “l’annessione russa della Crimea, con la seria minaccia di altre annessioni territoriali in Ucraina – e perfino al di là dell’Ucraina – modifica radicalmente i presupposti sui quali si è basata la sicurezza europea: non soltanto dai tempi dell’Atti Finale di Helsinhi nel lontano 1975, o dai tempi della Carta di Parigi sottoscritta da tutti gli Stati europei nel 1990, all’indomani del crollo del muro di Berlino“, ma “sovverte“, ha affermato Terzi “e probabilmente annulla per ora, le condizioni minime affinché possa sopravvivere il Partenariato con la Russia, avviato sin dai primi anni ’90, strutturatosi poi solidamente nel 2002 in quello “spirito di Pratica di Mare” che l’Italia non ha mai smesso di invocare neppure nel momento difficile della crisi con la Georgia dell’agosto 2008“. Terzi ha parlato della situazione in Ucraina nel corso di un conviviale di un club service a Bergamo, nella serata di ieri, 12 maggio.

Per l’ex ministro degli Esteri, diplomatico di carriera di grande esperienza, la “decisione di Putin di annettere la Crimea e di voler rendere l’intera Ucraina, di fatto, vassalla di Mosca con l’uso o la minaccia della forza, chiude la fase storica del post Guerra Fredda“, rimettendo le lancette della storia indietro a prima della cooperazione Est-Ovest. La situazione per Terzi è pericolosa perché, anche se non c’è il puntello ideologico del comunismo, “emergono altre giustificazioni ideologiche, inquietanti“, perché ricordano quelle che poi portarono allo scoppio delle due guerre mondiali del XX Secolo: “principio di nazionalità, tutela dei connazionali al di fuori dei confini, uso della forza nella soluzione delle controversie“. A questo si aggiunge un’arma ancora più potente di quella più direttamente militare, l’arma energetica che è “non convenzionale”, perché mira alla “distruzione economica”.

Uno scenario allarmante, quello tracciato dall’ambasciatore Terzi, su cui si dovrebbe riflettere quando si assiste a certe “moderate” reazioni che hanno il sapore del deja-vu e di quell’appeasement che aprì le porte all’orrore nazista.

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