La fotoreporter Camille Lepage uccisa in Centrafrica. Aveva 26 anni

Raccontava a ‘Le Monde’ e al ‘New York Times’ le “popolazioni ai margini”. Risiedeva a Giuba, in Sud Sudan

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Parigi – “Il corpo di Camille Lepage è stato rinvenuto nel corso di un pattugliamento della forza Sangaris (operazione di peace-enforcing francese, ndr), durante un controllo effettuato su un veicolo guidato da elementi anti-balaka, nella regione di Bouar“, ha affermato l’Eliseo in un comunicato in cui ha confermato la morte della giovane fotoreporter. Il presidente François Hollande, in visita di Stato in Georgia, ha ordinato l’invio immediato di una squadra di supporto francese alla polizia centrafricana, affinché siano prese “tutte le misure necessarie” per “far luce sull’omicidio e trovare gli assassini della nostra connazionale“, ha concluso il comunicato della presidenza della Repubblica francese.

logo-operation-sangaris-220x228Camille Lepage viveva a Giuba, in Sud Sudan, dal luglio del 2012, e sul suo sito internet spiegava di esserci andata “per seguire la sua nuova passione e scoprire il paese più nuovo del pianeta“. I suoi interessi principali, scriveva, “sono le popolazioni ai margini, il più delle volte abbandonate dai loro governi“. Aveva 26 anni e lavorava per Hans Lucas, uno studio fotografico di Parigi.

Camille era partita per lavorare in Centrafrica nel dicembre scorso e aveva collaborato all’inizio con l’organizzazione medico-umanitaria Medecins sans Frontières. “Acqua e sapone, una bambina con i dreadlock“, l’ha ricordata Isabelle Marny, coordinatrice per l’Ong medica che l’aveva conosciuta. Lo ha raccontato in modo commosso al quotidiano francese ‘Libération‘. Testata cui lo scorso dicembre aveva scritto un’allarmante email: “Spero che possiate riparlare molto rapidamente del Centrafrica. La situazione è veramente drammatica“.

La fotoreporter francese collaborava con il ‘New York Times‘, ‘Le Monde‘, ‘The Guardian‘. Si era classificata “Coup de Coeur” del concorso Visa pour l’Image dell’Association Nationale des Photographes. Aveva pubblicato alcune fotografie anche su ‘Libération’.

Jany Bianco-Mula, caporedattore del servizio fotografico dello storico quotidiano della sinistra francese, ha ricordato una ragazza “fresca, molto calma, molto professionale. Super-organizzata, sorridente: una piccola pietra preziosa“.

Il segretario generale di Reporters sans frontières, Christophe Deloire, si è detto shoccato dalla morte di Camille Lepage. “La sua morte odiosa mostra a che punto i giornalisti sono esposti al pericolo nella loro ricerca di informazioni“, ha affermato Deloire “nella Repubblica centrafricana come in altre terre di guerra“.

La morte della giovane fotografa e giornalista francese ha destato profonda impressione nella stampa di tutto il mondo, soprattutto per la carica di idealismo concreto con cui Lepage faceva il proprio lavoro, una lezione che purtroppo di tanto in tanto ricorre.

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