Boldrini copia Napolitano: appello al voto europeo. Svela così il vero obiettivo dei “sermoni del sabato”?

Il “Parlamento Europeo ha sempre più peso, fatevi sentire”, afferma la presidente della Camera, pretendente al “trono” del Quirinale per il post-Napolitano. Poi afferma una mezza balla: votare è un dovere e un’opportunità. Solo le consultazioni politiche sono, nell’ordinamento italiano, un diritto/dovere: quelle europee sono “solo” un diritto

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Roma – “Tra pochi giorni ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Come Presidente della Camera chiaramente sono fuori dalla contesa elettorale. Maproprio in virtù del mio ruolo istituzionale – voglio rivolgere un appello: votate, votate per chi volete ma votate”. È il tema al quale è dedicato il video settimanale della presidente della Camera, Laura Boldrini, nel quale lancia anche l’hashtag #votodirittodovere.

Lo ha detto nel consueto – quanto irrituale – sermone del sabato la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, che si inserisce nella scia dell’appello lanciato ieri dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme agli omologhi di Germania e Polonia. Pur appellandosi al proprio “ruolo istituzionale“, in realtà Boldrini svela la vera natura di questi discorsi al Paese, che ricordano quelli pronunciati per prassi istituzionale del presidente degli Stati Uniti d’America.

L’obiettivo infatti è – a nostro avviso – il Quirinale. Laura Boldrini si candida sui social media come candidata più moderna per il post-Napolitano, uno scenario di “subentro” tra personalità politiche di sinistra che è prossimo: lo stesso attuale attuale inquilino del Colle ha ammesso che la sua uscita dal palazzo non è lontana. Già nel 2015, passata la boa del semestre europeo e dell’avvio delle riforme costituzionali, Giorgio Napolitano dovrebbe lasciare la presidenza della Repubblica.

Quindi la presidente della Camera, terza carica dello Stato, entra in anticipo nel gioco istituzionale delle elezioni presidenziali, elezioni che – paradosso – da cui il popolo sovrano è estraneo: l’elezione del presidente della Repubblica resta una “cosa loro”, di parlamentari e politicanti regionali. Al popolo? Mangino brioches e…fegato!

Oggi Laura Boldrini invita al voto e lo spaccia come “dovere e opportunità”, mentendo sapendo di mentire: solo le elezioni politiche sono, per le leggi italiane in vigore, un dovere per i cittadini (oltre che un diritto). Tutte le altre consultazioni costituiscono per la cittadinanza “solo” (si fa per dire) un diritto: quindi scegliere di non andare a votare costituisce una manifestazione di volontà rientrante tra le opzioni a disposizione del popolo.

Ci preme affermare questo a prescindere dal merito del discorso della presidente della Camera, che in molte parti condividiamo. Non ne condividiamo tuttavia la legittimità: repetita iuvant, è irrituale che il presidente della Camera si rivolga al Paese, perché l’ufficio di presidenza della Camera è un ufficio di garanzia dell’indipendenza di uno dei due rami del potere legislativo, che si rapporta con la nazione – con il popolo – solo attraverso i propri rappresentanti eletti.

In tempi di confusione istituzionale e di “nominati dai segretari di partito” – la sublimazione della partitocrazia – una presidente della Camera con un’elevata propensione alla visibilità pubblica approfitta della sua carica e si presenta direttamente al Paese.

Divergendo così dal ruolo, dalle funzioni e dal senso istituzionale che i costituenti diedero all’ufficio di presidente della Camera bassa del Parlamento.

Il “discorso alla Nazione” del sabato di Laura Boldrini

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