Tribunale di Genova, due dipendenti fanno sesso e costringono un giudice a interrompere un processo per omicidio

Nelle fasi finali della requisitoria del Pubblico Ministero Sabrina Monteverde, durante il processo per l’assassinio del clochard Yassin Mahmod, ucciso il 2 febbraio 2013, strani rumori e incontrovertibili immagini sono arrivate agli occhi dell’esterrefatta Anna Ivaldi, presidente della Corte, che ha subito interrotto il dibattimento. Solo procedure disciplinari per gli autori dell’insano (per il luogo) gesto: ma un bel licenziamento in tronco, no? Nei Paesi anglosassoni sarebbero stati condannati – ipso facto – per oltraggio alla Corte (ossia alla Legge), in Italia…

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Genova – Potrebbe essere la scena di un film erotico di infima serie o la barzelletta che condisce le serate di primavera, invece è la pura verità dei fatti.

Il 28 aprile scorso – ma la notizia è trapelata solo ieri – nel tribunale di Genova, sezione di Corte di Assise, si sono vissute scene tra l’ilarità e la meraviglia, tra lo scandalo e la riflessioni sulla intelligenza altrui, incompatibili anzitutto con il luogo, ma nella fattispecie anche con le circostanze, visto che si dibatteva il caso di un efferato omicidio volontario, quello del clochard Yassin Mahmod, il quarantenne marocchino noto nella capitale ligure come “Nanà”, ucciso senza pietà il 2 febbraio 2013 durante una lite per futili motivi nei giardini di Brignole.

Proprio mentre il PM Sabrina Monteverde stava per terminare la requisitoria con la richiesta della pena per uno degli accusati di questo barbaro omicidio, si sono sentiti nell’aula mugolii, gemiti di piacere, urletti di accondiscendenza, suoni resi incontrovertibili dalla vita delle nudità in trasparenza al di là di un vetro opaco collocato in alto. Una circostanza che avrà di certo prodotto meraviglia, qualche risata ilare, sicuramente una sonora arrabbiatura da parte della presidente della Corte, Anna Ivaldi, alla quale non è restato che interrompere il dibattimento.

La giudice Ivaldi, a quel punto però ha voluto approfondire i fatti e ha inviato un ufficiale giudiziario nella stanza contigua all’aula, per capire chi fosse impegnato nella focosa performance. Così s’è scoperto che due dipendenti del tribunale fossero amabilmente – mai avverbio fu più adatto – impegnati in un proditorio atto sessuale, senza rendersi conto del fatto che potessero essere scorti dall’aula sottostante.

Per i due performer si profila un procedimento disciplinare, oltre alla “gogna della chiacchiera – informa l’AGI – visto che nel tribunale genovese non si parla d’altro da giorni.

Fosse accaduto in un tribunale anglosassone, i due sarebbero usciti in manette dal tribunale, condannati ipso facto dal giudice per vilipendio della corte. Ma in Italia questo non avviene, perché la nostra procedura si fonda non già sulla common law, ma sul diritto romano-germanico fatto di codici e codicilli, senza spazio al buon senso giudiziario.

Resta il fatto che gente del genere forse andrebbe colpita con un provvedimento più duro e radicale: come il licenziamento in tronco.

(Fonte: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA