Il Papa invita a pregare per cattolici in Cina e per vittime alluvione nei Balcani. La scienza per salvaguardare il creato

Durante la consueta udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro, il Papa ha svolto la sua catechesi su un altro dono dello Spirito Santo, la scienza. Poi l’invito alla preghiera per i cattolici cinesi, ricordando che il 24 maggio ricorre la memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, venerata nel santuario di Sheshan a Shangai

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Città del Vaticano – Alla vigilia della Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, che ricorre il prossimo 24 maggio, Papa Francesco ha invocato “la protezione della Madre Ausiliatrice, affinché i cattolici in Cina continuino a credere, a sperare e ad amare e siano, in ogni circostanza, fermento di armoniosa convivenza tra i loro concittadini”. Il Pontefice ha ricordato con questo appello alla preghiera l’istituzione – voluta nel 2007 dal suo predecessore Benedetto XVI – di una Giornata da celebrarsi in tutte le diocesi del mondo nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria Aiuto dei cristiani “venerata con molta devozione – ha sottolineato – nel Santuario di Sheshan a Shangai”.

“Sabato inizio il viaggio in Terra Santa, la terra di Gesù. Vi chiedo di pregare per la pace in quella Terra che soffre tanto e per questo viaggio”. Papa Francesco si è rivolto così agli 80 mila fedeli che gremivano piazza San Pietro per l’Udienza Generale. “Sarà – ha detto – un viaggio strettamente religioso, prima di tutto per incontrare il mio fratello Bartolomeo I nella ricorrenza del 50esimo anniversario dell’incontro di Paolo VI con Atenagora I“. “Pietro e Andrea – ha concluso Francesco – si incontreranno un’altra volta e questo è molto bello“.

L’udienza generale integrale

Papa Francesco ha ripetuto all’Udienza Generale di oggi il suo appello alla solidarietà con le popolazioni di Bosnia ed Erzegovina e Serbia, “duramente colpite da allagamenti e inondazioni, con perdite di vite umane, numerosi sfollati e ingenti danni“. “Purtroppo – ha detto – la situazione si è aggravata, pertanto vi invito ad unirvi alla mia preghiera per le vittime e per tutte le persone provate da questa calamità“. “Non manchi a questi nostri fratelli la nostra solidarietà e il sostegno concreto della comunità internazionale“, ha raccomandato il Papa invitando gli 80 mila presenti a pregare la Madonna e a recitare con lui l’Ave Maria.

Durante la catechesi, il Pontefice aveva puntato la sua attenzione su un altro dono dello Spirito Santo: la scienza. Che deve essere al servizio dell’uomo e deve servire per proteggere il creato.

Quando si parla di scienza – ha detto – il pensiero va immediatamente alla capacità dell’uomo di conoscere sempre meglio la realtà che lo circonda e di scoprire le leggi che regolano la natura e l’universo. La scienza che viene dallo Spirito Santo, però, non si limita alla conoscenza umana: è un dono speciale, che ci porta a cogliere, attraverso il creato, la grandezza e l’amore di Dio e la sua relazione profonda con ogni creatura”.

Quando i nostri occhi sono illuminati dallo Spirito – ha proseguito Francesco – si aprono alla contemplazione di Dio, nella bellezza della natura e nella grandiosità del cosmo, e ci portano a scoprire come ogni cosa ci parla di Lui, e ogni cosa ci parla del suo amore. Tutto questo suscita in noi grande stupore e un profondo senso di gratitudine! È la sensazione che proviamo anche quando ammiriamo un’opera d’arte o qualsiasi meraviglia che sia frutto dell’ingegno e della creatività dell’uomo: di fronte a tutto questo, lo Spirito ci porta a lodare il Signore dal profondo del nostro cuore e a riconoscere, in tutto ciò che abbiamo e siamo, un dono inestimabile di Dio e un segno del suo infinito amore per noi”.

Nel primo capitolo della Genesi, proprio all’inizio di tutta la Bibbia – ha osservato il Papa – si mette in evidenza che Dio si compiace della sua creazione, sottolineando ripetutamente la bellezza e la bontà di ogni cosa. Al termine di ogni giornata, è scritto: «Dio vide che era cosa buona» (1,12.18.21.25)”. Poi a braccio ha aggiunto:  “Ma se Dio vede che il creato è una cosa buona e una cosa bella, anche noi dobbiamo andare in questo atteggiamento, di vedere che il creato è cosa buona e bella”. “Ecco il dono della scienza, di questa bellezza: lodiamo Dio, ringraziamo Dio, di averci dato tanta bellezza a noi. E questa è la strada”, ha esortato Francesco, ricordando che “quando Dio finì di creare l’uomo, non dice: ‘Vide che era cosa buona’, dice che era ‘molto buona!’. Ci avvicina a Lui! Agli occhi di Dio noi siamo la cosa più bella, più grande, più buona, della creazione. ‘Ma padre, gli angeli?’. No, gli angeli, sono sotto di noi, noi siamo più degli angeli! Lo abbiamo sentito nel libro dei Salmi, che ci vuole bene il Signore! Dobbiamo ringraziarlo per questo”.

Poi ha proseguito: “Il dono della scienza ci pone in profonda sintonia con il Creatore e ci fa partecipare alla limpidezza del suo sguardo e del suo giudizio. Ed è in questa prospettiva che riusciamo a cogliere nell’uomo e nella donna il vertice della creazione, come compimento di un disegno d’amore che è impresso in ognuno di noi e che ci fa riconoscere come fratelli e sorelle”.

Tutto questo – ha sottolineato – è motivo di serenità e di pace e fa del cristiano un testimone gioioso di Dio, sulla scia di san Francesco d’Assisi e di tanti santi che hanno saputo lodare e cantare il suo amore attraverso la contemplazione del creato. Allo stesso tempo, però, il dono della scienza ci aiuta a non cadere in alcuni atteggiamenti eccessivi o sbagliati. Il primo è costituito dal rischio di considerarci padroni del creato. Ma Il creato non è una proprietà, di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento; né, tanto meno, è una proprietà solo di alcuni, di pochi: il creato è un dono, è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato, perché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine. Il secondo atteggiamento sbagliato è rappresentato nella tentazione di fermarci alle creature, come se queste possano offrire la risposta a tutte le nostre attese”.

A braccio ha quindi concluso: “lo Spirito Santo, con il dono della scienza, ci aiuta a non cadere in questo. Ma io vorrei ritornare sulla prima via sbagliata. Custodire il creato, non impadronirsi del creato. Dobbiamo custodire il creato. E’ un dono che il Signore ci ha dato”.

(Credit: AGI, Radio Vaticana) © RIPRODUZIONE RISERVATA