Sudan, da Carla Fracci un appello al Papa: “Interceda per Meriam, la cristiana condannata a morte”

La ballerina da Mosca: “È un caso di una tale portata ideologica da richiedere l’intervento di Bergoglio”. La giovane donna ha partorito ieri una bimba, Maya, nella clinica del carcere perché non le è stato permesso di andare in ospedale

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Dobbiamo collaborare tutti e intercedere presso papa Francesco affinché intervenga sulla vicenda di Meriam“. Lo ha dichiarato all’agenzia Adnkronos Carla Fracci da Mosca, dove la nota ballerina si trova in questi giorni perché membro della giuria del ‘Prix Benois de la Danse’, uno dei più importanti riconoscimenti della danza internazionale intitolato al grande ballerino Alexandre Benois.

Secondo Fracci, la vicenda della ventisettenne sudanese Meriam Yehya Ibrahim Ishag, condannata a morte perché cristiana, “è di una tale portata ideologica da richiedere l’intervento del Pontefice“. La giovane donna, che al momento della condanna era incinta, ieri ha partorito nella sezione medica del carcere in cui è reclusa. La donna – che è un medico – ha scelto per la bambina il nome Maya.

I suoi avvocati hanno dato la notizia al quotidiano britannico ‘The Telegraph‘, spiegando che il parto è avvenuto ieri mattina nell’ospedale interno al carcere. “Non hanno nemmeno portato Meriam in un ospedale. È stata solo trasferita nella clinica del carcere“, ha detto il suo legale Al-Shareef Ali.

Insieme alla donna, condannata a morte per apostasia per essersi convertita al cristianesimo e a 100 frustate per adulterio in quanto Khartoum non riconosce il suo matrimonio nel 2011 con Daniel Wani, da febbraio in carcere c’è anche il primogenito Martin, 20 mesi.

Carla Fracci, oltre a lanciare un appello verbale, si è fatta fotografare nei pressi della Piazza Rossa a Mosca con un cartello in mano che reca la scritta “Meriam libera subito“.

L’avvocato sudanese della donna, Al-Shareef Ali, ha dichiarato in modo polemico: “né a me, né a suo marito è stato ancora permesso vederli“, ha aggiunto. Insieme alla donna, condannata a morte per apostasia per essersi convertita al cristianesimo e a 100 frustate per adulterio in quanto Khartoum non riconosce il suo matrimonio nel 2011 con Daniel Wani, da febbraio in carcere c’è anche il primogenito Martin, 20 mesi.

Intanto il quotidiano sudanese ‘Alwan‘ scrive che il Consiglio del Figh (diritto) islamico sudanese intende incontrare di nuovo Meriam. Secondo il quotidiano l’intento del Consiglio è convincere Meriam al “pentimento”. Circostanza che dimostra l’imbarazzo delle autorità religiose locali di fronte a un caso che è stato portato alla ribalta dell’opinione pubblica mondiale e che sta producendo la reazione solidale verso Meriam.

Costoro probabilmente si accontenterebbero di una dichiarazione fasulla e di facciata, ipocrita, per poter “salvare” la vita della donna, ma la questione di fondo è che è un crimine contro l’Umanità condannare a morte qualcuno per aver esercitato la libertà religiosa.

(Fonte: Adnkronos)