Meriam Yehya Ibrahim Ishag libera in pochi giorni!

20140531-Meriam Ibrahim con il marito Daniel Wani (fermo immagine dalla Cnn)

Abdullahi Alzareg, sottosegretario agli Esteri del governo sudanese, ha dichiarato che la medico cristiana ortodossa, condannata a morte per apostasia e a 100 frustate per adulterio, sarà scarcerata nei prossimi giorni. Lo ha confermato la BBC, che ha parlato direttamente con l’esponente governativo

Meriam Ibrahim, che ha dato alla luce una figlia in carcere perché condannata a morte per apostasia e a 100 frustate per adulterio, in quanto sposata con un cristiano, verrà liberata in pochi giorni. Lo ha reso noto la BBC dopo aver parlato con Abdullahi Alzareg, sottosegretario al ministero degli Esteri, il quale ha detto che il Sudan garantsce la libertà religiosa e si è impegnata a proteggere la donna.

Khartoum ha dovuto affrontare una condanna internazionale sulla pena di morte.In un’intervista al quotidiano The Times, il primo ministro britannico David Cameron ha descritto la sentenza come “barbara” e dissonante con il mondo di oggi.

Dal Foreign Office britannico era stato reso noto che ci sarebbe stata pressione sul Sudan perché liberasse la donna per motivi umanitari, dopo le prese di posizione del Consiglio Europeo e dei ministri degli Esteri degli altri Stati membri dell’Unione Europea.

Meriam Ibrahim, medico di 27 anni, è stata educata come cristiana ortodossa dalla madre, etiope, dopo che il padre le abbandonò quando lei aveva pochi anni.

Un giudice sudanese ha stabilito all’inizio di maggio che avrebbe dovuto essere giudicata come apostata, perché la sharia impone la religione del padre e il padre di Meriam è musulmano, ancorché con la figlia non abbia mai avuto alcun rapporto.

Interrogata dai giudici religiosi del tribunale islamico, Meriam ha rifiutato l’abiura del cristianesimo, cosa che le comportò la condanna a morte per impiccagione per apostasia. Allo stesso tempo, il giudice l’ha condannata a 100 frustate per adulterio, in quanto avrebbe sposato un non musulmano.

Mercoledì scorso, Meriam ha dato alla luce una bambina, alla quale è stato dato il nome Maya. È la sua secondo genita, avuta dal marito Daniel Wani, cittadino statunitense. Il giudice aveva concesso alla donna di allattare la bimba per 24 mesi, prima di eseguire la sentenza capitale, ma oggi si erano diffuse le preoccupazioni che la pena delle 100 frustate potesse essere eseguita, ancorché non definitiva.

Meriam potrebbe essere frustata anche se la sentenza non è ancora esecutiva: a lanciare l’allarme sono i suoi avvocati che hanno chiesto tutto l’aiuto possibile per continuare la battaglia legale a difesa della loro assistita“, aveva scritto Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, sulla pagina Facebook dell’associazione.

Gli avvocati del Sudan justice center ci hanno raccontato che pur avendo presentato un ricorso – racconta Napoli – se il nuovo verdetto non arrivasse entro due settimane a Meriam saranno inflitte le 100 frustate per adulterio a cui è stata condannata“. La presidente di Italians for Darfur aveva così chiesto aiuto economico per “sostenere con piccole donazioni la loro azione affinché possano continuare a pagare le spese legali estremamente onerose in un paese come il Sudan“. “Bisogna fare presto – aveva concluso – e aumentare le pressioni sul governo sudanese. Sia Meriam che suo figlio, hanno raccontato gli avvocati, hanno contratto varie malattie a causa della scarsa igiene in carcere. E ora che c’è anche Maya, che ha solo quattro giorni, i rischi sono ancora più elevati: ci sono stati decine di casi di morte di neonati nella prigione di Omdurman“.

Ora le parole del sottosegretario Abdullahi Alzareg potrebbero preludere alla fine della vicenda, che aveva sommerso di vergogna il Paese, dove la sharia è in vigore dal 1980.

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