Il Papa attende Abbas e Peres: ‘Parlare con gli uomini in un dialogo fraterno’

Oggi pomeriggio la preghiera nei Giardini del Vaticano con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese e quello israeliano

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“Parlare con gli uomini, in dialogo fraterno”. L’invito di Papa Francesco, contenuto nell’omelia della messa di Pentecoste celebrata nella basilica di San Pietro, precede idealmente l’incontro di preghiera per la pace in Terra Santa di questo pomeriggio, che il Papa farà assieme al presidente della Repubblica israeliano Shimon Peres e al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmūd Abbās, nei Giardini del Vaticano.

Il ringraziamento per la preghiera di pace in Terra Santa – Papa Francesco ringrazia “tutti coloro che, personalmente e in comunità, hanno pregato e stanno pregando” per sostenere l’incontro di preghiera per la pace in Terra Santa.

”Questa sera – ricorda il Papa ai fedeli affluiti in piazza San Pietro per la recita della preghiera del ‘Regina Coeli’ e che applaudono all’iniziativa di pace – in Vaticano i presidenti di Israele e Palestina si uniranno a me e al patriarca ecumenico di Costantinopoli per invocare da Dio il dono della pace nella Terra Santa, in Medio Oriente e nel mondo intero. Grazie a tutti coloro che si uniranno spiritualmente alla nostra supplica”.

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La messa della domenica – Evocando il giorno di Pentecoste, “quando lo Spirito Santo discese sui discepoli riuniti nel cenacolo”, il Papa spiega che “quella effusione, benché straordinaria, non è rimasta unica e limitata a quel momento, ma è un evento che si è rinnovato e si rinnova ancora”, con lo Spirito Santo che “inviato sulla Chiesa, ci insegna, ci ricorda, ci fa parlare con Dio nella preghiera e con gli uomini nel dialogo fraterno”.

Il Regina Coeli dell’8 Giugno 2014

Anzitutto, osserva Francesco, “lo Spirito ci insegna: ci guida per il giusto cammino attraverso le situazioni della vita; ci insegna la strada, la via; ci insegna a seguirlo e a camminare sulle sue orme. Più che un maestro di dottrina, è un maestro di vita”.

Poi, “lo Spirito ci ricorda tutto quello che Gesù ha detto: è la memoria vivente della Chiesa e, mentre ci fa ricordare, ci fa capire le parole del Signore. Il ricordo non si riduce a un fatto mnemonico ma è un aspetto essenziale: un cristiano senza memoria non è un vero cristiano, ma è prigioniero del momento, non sa fare tesoro della sua storia, non sa leggerla e viverla come storia di salvezza”.

Altro tratto distintivo dello Spirito, sottolinea il Papa, è quello di “farci parlare: con Dio e con gli uomini. Ci fa parlare con Dio nella preghiera, permettendoci di rivolgerci a Dio chiamandolo Padre. E questo – spiega – non è solo un modo di dire ma è la realtà: noi siamo realmente figli di Dio”.

In tal senso, dunque, “lo Spirito ci fa parlare con gli uomini nel dialogo fraterno: ci aiuta a parlare con gli altri riconoscendo in loro dei fratelli e delle sorelle; ci fa parlare con amicizia, con tenerezza, comprendendo le angosce e le speranze, le tristezze e le gioie degli altri”.

Infine, “lo Spirito ci fa parlare agli uomini anche nella profezia, cioè facendoci canali umili e docili della Parola di Dio. La profezia – osserva Francesco – è fatta con franchezza, per mostrare apertamente le contraddizioni e le ingiustizie, ma sempre con mitezza e con intento costruttivo”.

La Chiesa deve sempre sorprendere – “Attenzione: se la Chiesa è viva, deve sempre sorprendere. Una Chiesa che non abbia la capacità di sorprendere, è una Chiesa debole, ammalata, morente e deve essere subito ricoverata nel reparto di rianimazione!”. Non usa mezze parole Papa Francesco, nel corso della preghiera del ‘Regina Coeli’ recitata in piazza San Pietro, per avvertire della necessità per la Chiesa di assumere atteggiamenti che “sorprendano e creino scompiglio”, così come Gesù Cristo ha chiesto di comportarsi ai suoi discepoli.

Il Papa, celebrando la solennità della Pentecoste, ricorda che questo “evento segna la nascita della Chiesa e la sua manifestazione pubblica”. E sottolinea: “Ci colpiscono due tratti, è una Chiesa che sorprende e che scompiglia. Un elemento fondamentale della Pentecoste è la sorpresa. Nessuno si aspettava più nulla dai discepoli: dopo la morte di Gesù erano un gruppetto insignificante, degli sconfitti orfani del loro Maestro. Invece, si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la gente rimane turbata perché ciascuno udiva i discepoli parlare nella propria lingua”.

Dunque, osserva Francesco, “la Chiesa che nasce a Pentecoste è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo, la Resurrezione di Cristo, con un linguaggio nuovo, quello universale dell’amore. I discepoli sono rivestiti di potenza dall’alto e parlano con coraggio e franchezza, con la libertà dello Spirito Santo. Così è chiamata ad essere sempre la Chiesa: capace di sorprendere annunciando a tutti che Gesù Cristo ha vinto la morte, che le braccia di Dio sono sempre aperte, che la sua pazienza è sempre lì ad attenderci per guarirci e perdonarci”.

(Adnkronos)