Avanza la minaccia dei jihadisti dell’ISIL. Caos nel nord dell’Iraq

Anche la provincia di Baiji nelle mani dei qaedisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Al-Sistani fa appello al governo: “Tuteli i civili”. Siria e Iran condannano gli attacchi al Nord. Mezzo milione di civili in fuga da Mosul. Il governatore di Ninawa al-Nujaifi e del Kurdistan iracheno Barzani criticano il governo al-Mālikī

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Paura, sangue e caos in Iraq travolto da un’ondata di estremismo islamico che ha messo in fuga oltre mezzo milione di civili. Si fa sempre più minacciosa l’espansione dei miliziani qaedisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) che controllano ormai punti nevralgici del Nord (dopo la città di Mosul, i jihadisti hanno preso il controllo di cinque zone nella provincia di Kirkuk) e aree ricche di risorse petrolifere come la provincia di Baiji, tra Baghdad e Mosul.

Il governatore della provincia di Ninawa, Atheel al-Nujaifi, da parte sua, respinge qualsiasi ipotesi di dialogo con l’ISIL, ma anche la proposta del governo e della presidenza irachena di imporre lo stato di emergenza. “Formeremo comitati popolari a Mosul e non andremo a chiedere la protezione di Baghdad”, ha spiegato al-Nujaifi che in conferenza stampa ha anche puntato il dito contro “l’esercito e le forze armate che si sono dileguate” dopo l’attacco dell’ISIL “permettendo che la città venisse catturata” dai jihadisti.

Per questo, il governatore ha chiesto che “i leader militari vengano processati per aver permesso la caduta di Mosul“. Senza mezzi termini ha poi affermato che “quello che è successo a Mosul è il collasso del governo di (Nuri, ndr) al-Maliki“.

Inoltre il governatore ha detto di “opporsi alla dichiarazione dello stato di emergenza perché complicherebbe ulteriormente la situazione“. Rispetto ai jihadisti, “non avvieremo alcun dialogo con l’ISIL, ma ci impegneremo per buttarli fuori da Mosul“, ha aggiunto, affermando che “ci sono notizie di una collaborazione in corso tra l’ISIL e il regime siriano“. Infatti, secondo al-Nujaifi, “l’ISIL non ha preso il controllo della città da solo, ma è stato aiutato da altri gruppi“.

Della collaborazione tra ISIL e forze del regime di Bashar al-Assad non c’è ancora evidenza confermata da fonti indipendenti, ma se questa unione di intenti fosse confermata la guerra civile in Siria si incanalerebbe in un’evoluzione dai risultati imponderabili attualmente. 

Fonti internazionali hanno ieri confermato l’espugnazione di Mosul da parte dei miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, legato ad Al Qaeda, con una manovra a tenaglia partita dalla parte meridionale della città in mattinata, poi conclusa da nord. 

Fonti locali hanno anche affermato che le forze di sicurezza irachene si sono ritirate dopo l’offensiva degli insorti qaedisti contro la città, capoluogo del governatorato di Ninawa. In precedenza, un’altra fonte della sicurezza aveva confermato all’agenzia turca Anadolu che i miliziani avevano assunto il controllo dell’aeroporto di Mosul e della sede della direzione della polizia situata nel distretto di al-Dawasa.

Sarebbero intanto una marea i civili in fuga dalla città a causa dell’inasprimento degli scontri. “Migliaia di persone hanno lasciato la zona, con l’intensificarsi dei combattimenti, dirigendosi verso le città turche di Erbil e Dahuk“, ha confermato una fonte locale rimasta anonima per motivi di iscurezza. Secondo l’emittente al-Arabiya, il governo della provincia di Erbil ha già allestito campi per ospitare i profughi. Anche i media iracheni hanno confermato il ritiro delle forze governative dalla città.

Unica opposizione alla furia qaedista dell’ISIL è venuto dai peshmerga, i miliziani curdi, che hanno ripreso il villaggio di Rubaia, sempre nel governatorato di Ninawa, caduto nelle mani del gruppo jihadista. Prima dell’operazione dei peshmerga, il premier del governo regionale del Kurdistan (Grk), Nechirvan Barzani, ha lanciato aspre critiche al governo centrale di Baghdad, accusato di aver rifiutato di coordinare le proprie forze di sicurezza con quelle curde, di fronte al nemico comune qaedista.

Barzani ha assicurato che le forze curde “sono pronte, come sempre, ad occuparsi della situazione relativa alla sicurezza nelle aree del Kurdistan non controllate dal Grk“, che però costituirebbe la premessa per una secessione prossima del Kurdistan iracheno dal resto del Paese. Jawād al-Mālikī e Jalal Talabani sono chiamati ad affrontare il momento più delicato dalla partenza delle forze statunitensi dal Paese.

Il punto di non ritorno è vicino e non sarebbe sorprendente se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite fosse chiamato ad occuparsi dell’Iraq molto presto, con un nuovo impegno internazionale per impedire che il fronte iracheno della guerra internazionale all’islamismo jihadista neo-califfale* cada in mano dell’ISIL e della galassia qaedista.

* che noi chiamiamo IV Guerra Mondiale (Fonte: Adnkronos)

Un pensiero su “Avanza la minaccia dei jihadisti dell’ISIL. Caos nel nord dell’Iraq

  • 11/06/2014 in 16:23:27
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    Questi sono i risultati della folle idea che i Paesi islamici possano essere “democratizzati” e che l’idea di favorire la “primavera araba” è stato il frutto della ignoranza politica dei Paesi occidentali.
    L’intervento in Libia, Iraq, ha causato l’esplosione e l’esaltazione degli islamici in tutti i Paesi musulmani .
    Adesso noi ne accogliamo decine di migliaia portandoci in casa il fanatismo e l’ignoranza di quella gente che non può essere democratica.

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