Volano gli stracci in casa Pd dopo il caso Mineo, tredici senatori si autosospendono

La decisione per protesta in seguito alla sostituzione dell’ex direttore di Rai News 24 e di Chiti nella commissione Affari costituzionali che si occupa della riforma istituzionale. Renzi da Pechino: “Sulle riforme non accettiamo veti da nessuno. L’Italia cambi mentalità”

20140408-senato-660x371

Il senatore del Pd Paolo Corsini ha annunciato in aula a palazzo Madama che tredici senatori del Pd si sospendono dal gruppo per protesta rispetto alla decisione di ieri dell’ufficio di presidenza del Pd di sostituire Corradino Mineo e Vannino Chiti nella commissione Affari costituzionali che si occupa della riforma istituzionale. Orsini ha denunciato il fatto come “una palese violazione dell’art.67 della Costituzione”. I tredici senatori sono: Vannino Chiti, Corradino Mineo, Felice Casson, Paolo Corsini, Erica D’Adda, Nerina Dirindin, Maria Grazia Gatti, Sergio Lo Giudice, Claudio Micheloni, Massimo Mucchetti, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci, Renato Guerino Turano.

Mentre il premier Matteo Renzi, prima di lasciare Pechino dove ha incontrato la comunità d’affari italiana, ha avvertito le forze politiche sulla necessità di accelerare: “Le riforme non si annunciano, si fanno, e non lasciamo a nessuno il diritto di veto. Contano più i voti degli italiani che il diritto di veto di qualche politico”, ha avvisato chiedendo allo stesso tempo di cambiare mentalità perché nel mondo “c’è fame d’Italia”.

“Noi andiamo avanti convinti, costi quel che costi, a cambiare il Paese”, ha sottolineato il premier. “Non ne possiamo più di un’Italia rannicchiata, impaurita, dobbiamo essere consapevoli di quello che siamo, fare gioco di squadra, andiamo avanti a testa alta”, ha esortato.

La più importante delle obiezioni sollevate sul processo di riforma costituzionale in itinere ruota attorno al ruolo del Governo nel processo medesimo: mai, in una democrazia occidentale e liberale, il Governo si è fatto promotore di una riforma costituzionale che cambia l’assetto istituzionale vigente.

In Occidente c’è un solo precedente: il Governo Mussolini al tempo della riforma dello Statuto Albertino e dell’introduzione della terza Camera, dei Fasci e delle Corporazioni.

(Adnkronos)