Kazuki Nakajima dà alla Toyota la pole della 24 Ore di Le Mans dopo 15 anni

Martin Brundle nel 1999 aveva realizzato la pole con la TS020. Nakajima con la TS040 Hybrid porta la casa delle Tre Ellissi a un risultato che si inserisce in una stagione finora dominata. Dumas secondo con la Porsche 919 Hybrid del rientro della squadra di Zuffenhausen. La prima Audi è la n. 3 di Marco Bonanomi, la junior squad di Ingolstadt. Sabato sarà Fernando Alonso il mossiere d’eccezione: il pilota spagnolo darà la partenza. Voci di un clamoroso rientro alla classica della Sarthe

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Dopo 15 anni una Toyota partirà in pole position a Le Mans, l’ultima era stata conquistata nel 1999 da Martin Brundle alla guida della Toyota TS020 (la GT-One), divisa con Emanuel Collard e Vincenzo Sospiri.

Ieri, Kazuki Nakajima ha ridato alla Toyota la partenza al palo della 82^ edizione della 24 Ore di Le Mans, fissando il giro più veloce però nella sessione pre-serale – dalle 19 alle 21 – rallentata per vari incidenti e interrotta due volte. Nakajima è il primo pilota nipponico a realizzare la pole position della classica gara di durata della Sarthe. La Toyota n. 7 di Nakajima, Alexander Wurtz e Stéphane Sarrazin partirà all’arrembaggio 24_heures_du_mans_2014_logo-320x260sxcon l’obiettivo di portare a Colonia il trofeo ricorso da anni.

Le qualifiche, come accennato, sono state disturbate più volte da incidenti, ma soprattutto due episodi hanno rallentato la sessione pre-serale e poi quella notturna.

La prima sospensione delle qualifiche si è verificata quando Lucas di Grassi, sull’Audi che divide con Tom Kristensen e Marc Genè (in sostituzione di Loic Duval, per motivi che chiariremo dopo), ha sbandato all’uscita della curva Indianapolis, toccando le barriere con la fiancata sinistra e danneggiando la vettura nella parte anteriore. Nel rientrare in pista, il brasiliano non si accorgeva del sopraggiungere della Morgan-Nissan numero 29 del Pegasus, condotta da Leo Roussel, che tentava di passare di Grassi in velocità alla chicane Ford. Il tentato sorpasso si trasformava però in un pesantissimo impatto con le barriere di cemento della parte opposta, perché la barchetta di Roussel toccava l’erba con le ruote di sinistra. Vettura danneggiata e lavoro supplementare per i meccanici. Entrambi i piloti venivano ammoniti dalla direzione di gara: di Grassi per aver ripreso la marcia come se in pista fosse da solo, Roussel per non aver rallentato a sufficienza con le bandiere bianche (veicolo lento) sventolanti.

La seconda bandiera rossa è stata esposta per l’incidente di James Calado con la Ferrari dell’AF Corse alla Indianapolis. Week-end finito per il pilota inglese, giudicato inabile a continuare a correre dalla commissione medica della Fia. Sarà sostituito da Pierre Kaffer, che ha vinto la classe GT2 a Le Mans nel 2009 con la Ferrari del Risi Competizione. I cinque giri regolamentari sono stati percorsi su una delle altre due Ferrari del team AF Corse che corrono la classica della Sarthe. Il team peraltro ha avuto l’autorizzazione di sostituire la scocca della vettura, danneggiata nell’incidente occorso al pilota britannico nella curva Porsche.

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Le prove di qualifica notturne – previste dalle 22 alle 24 – sono in realtà partite mezz’ora prima in via eccezionale, per recuperare il tempo perso a causa di numerosi incidenti. Nakajima è stato bravo a staccare il tempone nella prima parte della terza sessione, prima che scendessero le tenebre della notte, ed il pilota nipponico è stato l’unico a scendere sotto il limite dei 3’22”: 3’21”789 il tempo della pole.

Al rientro a Le Mans, la Porsche ha guadagnato la prima fila con Romain Dumas, sulla 919 Hybrid n. 14 che divide con con Neel Jani e Marc Lieb. Ottimo il risultato di Sébastien Buemi, risalito dalla quinta alla terza posizione con la seconda Toyota TS040 Hybrid n. 8 che condivide con Nicolas Lapierre e Antony Davidson.

Al quarto posto la prima delle tre Audi R18 e-tron Quattro schierate da Ingolstadt, la n. 3 quella guidata dall’equipaggio più giovane, costituito Filipe Albuquerque, dall’italiano Marco Bonanomi e da Olivier Jarvis, capace di migliorare il tempo e scavalcare la seconda Porsche dello squadrone di Zuffenhausen, la n. 20 che aveva stabilito la pole provvisoria nella prima sessione di qualifica di mercoledì sera, grazie a un giro magico di Brendon Hartley, che divide la berlinetta tedesca con Mark Webber e Timo Bernhard, che partirà dalla quinta posizione.

Sesta e settima posizione per le altre due Audi, la n. 2 di Marcel Fässler, André Lotterer e Benoit Tréluyer (vincitori nel 2012) e per quella di Lucas di Grassi, Tom Kristensen e Marc Genè, che sostituito Loïc Duval, andatosi a schiantare nelle libere di mercoledì alla curva Porsche per cause che ancora non sono state comprese.

La berlinetta del team dei Quattro Anelli ha dovuto essere ricostruita attorno alla scocca rimasta integra malgrado l’incidente impressionante. Il pilota francese è rimasto miracolosamente illeso, solo con qualche escoriazione a una gamba, ma i medici della Fia hanno vietato al pilota di rimettersi in macchina. Per questo motivo è stato richiamato in tutta fretta Marc Genè, che ha lasciato il suo posto alla Jota-Zytek a Oliver Turvey.

Il complex delle Curve Porsche è stato teatro di molti incidenti (già programmati gli interventi per il prossimo anno). La fine delle qualifiche di fatto è avvenuta oltre 30 minuti prima della bandiera a scacchi, proprio a causa dell’ennesimo incidente – questa volta alla Indianapolis, causata dall’uscita di Karun Chandhock con la barchetta dell’Oreca – che la direzione di corsa ha fronteggiato imponendo una “Slow Zone” che ha precluso miglioramenti cronometrici, ma ha consentito di compiere i cinque giri di notte prescritti dal regolamento a chi ancora non lo aveva fatto, come la Nissan ZEOD n. Zero con motorizzazione alternativa con motore turno da 1,5 litri a benzina e capace di andare anche in modalità Full Electric.

Se non si fossero concluse in modo non convenzionale, il finale avrebbe potuto essere scoppiettante, visto il record nel primo settore staccato da André Lotterer con l’Audi n. 2, poi vanificato dal rallentamento alla Indianapolis.

Un marchio glorioso del motorsport parte dalla pole position della LMP2, realizzata da Tristan Gommendy sulla Ligier del TDS Racing, davanti alla Jota Zytek condotta da Harry Tincknell (la barchetta su cui avrebbe dovuto correre Marc Genè).

Gianmaria Bruni, Toni Vilander e Giancarlo Fisichella sono in pole nella GTE Pro con la Ferrari 458 Italia dell’AF Corse, davanti alla Corvette di Jan Magnussen (che sulla cintura della tuta ha sostituito il suo nome con “Kevin’s Dad”, il papà di Kevinm pilota McLaren in F1), Antonio Garcia e Jordan Taylor.

Ma la Corvette del “papà di Kevin” è in classifica generale dietro alla Ferrari 458 Italia n. 81 di AF Corse iscritta in GTE Am e condotta da Stephen Wyatt, Michele Rugolo e Sam BIRD, che la precedono di appena 12 millesimi dallo pole di classe. I meccanici del team piacentino saranno impegnati in un tour de force per ricostruire la vettura distrutta da James Calado, ma lo faranno con il sorriso stampato sul viso per il doppio exploit, che porta pure punti in classifica: una regola che andrebbe introdotta anche in F1.

A proposito di F1, sabato pomeriggio il “mossiere” di eccezione sarà Fernando Alonso. Circolano indiscrezioni su un clamoroso annuncio, che riguarderebbe un sesto costruttore entrante nel Mondiale Endurance per il prossimo anno. Molti hanno in mente uno scudetto giallo con un cavallino rampante nero, ma pare che non accadrà niente di tutto questo. L’interesse della Ferrari per Le Mans è chiaro, più volte declamata dal presidente Montezemolo. Nissan ha già annunciato che tornerà nel 2016 con un coupé nella classe regina LMP1

Certo, solo l’idea di rivedere Porsche e Ferrari combattersi a Le Mans fa venire i brividi a chi, tra noi, ha qualche primavera all’attivo, e pensare che Audi, Nissan e Toyota possano confrontarsi con un tale parterre de rois è davvero emozionante solo a scriverne. Vedremo.

Domani giornata di riposo, si fa per dire. Drive parade in centro a Le Mans, uno spettacolo da vedere almeno una volta, straordinario palcoscenico di passioni per le corse e per i motori, con migliaia di persone a contatto con i propri beniamini. Un altro aspetto su cui la F1 dovrebbe riflettere: troppo marketing – paradossalmente – la sta uccidendo.

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Qualifiche LMP1/LMP220140613-quali-1-654x432

Qualifiche GTE/Pro 20140613-quali-GTE-Pro-654x184

Qualifiche GTE/AM20140613-quali-GTE-AM-654x431

John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.