PD, a proposito di Corradino (Mineo) e del rispetto delle norme (del regolamento del gruppo Pd al Senato)

Sulla “rimozione” di Corradino Mineo e Vannino Chiti dalla I Commissione del Senato, Affari Costituzionali, è intervenuto Felice Casson, già magistrato protagonista di molte indagini delicate a Venezia. Citando il Regolamento del Gruppo PD al Senato tagliato a julienne dalla “cuoca delle riforme”, Maria Elena Boschi, e dallo chef di Casa Italia, Matteo Renzi

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Felice Casson, con un comunicato, ha dato un contributo ulteriore sulla questione che riguarda la “rimozione” dei dissenzienti Corradino Mineo e Vannino Chiti, contrari alla riforma del Senato presentata dalla ministro Maria Elena Boschi. Il punto di vista di Casson è particolarmente interessante, perché fornisce un quadro interpretativo del modo con cui nel Pd si intenda la legalità democratica.

Secondo CassonLa decisione di allontanare i senatori Mineo e Chiti“, afferma con puntualità Felice Casson, “viola non solo l’art. 67 della Costituzione, ma almeno tre norme del Regolamento del Gruppo PD del Senato che all’art. 2 comma 1 recita: Il Gruppo riconosce e valorizza il pluralismo interno nella convinzione che il continuo confronto tra ispirazioni diverse sia fattore di arricchimento del comune progetto politico“.

Casson propone però tre ulteriori punti di osservazione precisi per sottolineare la contrarietà di questi metodi bruschi – per usare un eufemismo – volti a garantire la disciplina di gruppo e di partito alle norme interne del PD. All’articolo 2 del Regolamento evocato, l’articolo 2, comma 3, afferma: “Il Gruppo riconosce e garantisce la libertà di coscienza dei senatori …“.

Ancora, al comma 5, lo stesso articolo del Gruppo PD afferma: “Su questioni che riguardano i principi fondamentali della Costituzione Repubblicana e le condizioni etiche di ciascuno, i singoli senatori possono votare in modo difforme dalle deliberazioni dell’Assemblea del Gruppo ed esprimere eventuali posizioni dissenzienti nell’Assemblea del Senato a titolo personale, previa informazione al Presidente“.

Infine, nel Regolamento del Gruppo “non è previsto che un senatore possa essere sostituito d’imperio in un incarico di Commissione già affidato, essendo previste eventuali altre sanzioni, secondo una procedura ben determinata“.

Dopo la sostituzione brutale di Chiti e Mineo – che Maria Elena Boschi ha definito “democratica” – i senatori auto-sospesi dal Gruppo PD al Senato sono: Casson, Chiti, Corsini, Gadda, Dirindin, Gatti, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano e Giacobbe.

Ora, basta immaginare cosa sarebbe accaduto se analogo metodo fosse stato usato da Forza Italia o dal Movimento 5 Stelle: televisioni occupate dai democratici, allarmi perla democrazia in pericolo, richiesta di invio di Forze di Interposizione dell’Onu e varie altre amenità.

Il Partito Democratico – che dovrebbe essere la sintesi tra due tradizioni culturali e politiche, quella di una parte dell’impegno dei cattolici in politica e quella del Partito Comunista Italiano – ha ereditato da entrambe le radici due approcci alla politica: dai democristiani la faccia tosta, dai comunisti quella sfacciata doppia interpretazione dei fatti e delle norme, in virtù della quale agli altri si fanno le pulci, per se stessi i principi della democrazia si piegano agli interessi del Partito.

Fulgido esempio di affidabilità democratica.

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