Iraq, dal ritiro statunitense all’avanzata dell’ISIL, cronologia di una crisi annunciata

Due anni e mezzo dopo il ritiro americano dall’Iraq, il Paese è precipitato in una crisi che ne minaccia l’integrità esasperando le divisioni fra la maggioranza sciita, la minoranza sunnita che era egemone sotto Saddam Hussein, e i curdi della regione autonoma del Kurdistan

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Ecco le date di questo percorso:

– 14 dicembre 2011: l’ultimo contingente americano lascia l’Iraq e il mondo occidentale cessa di occuparsi di quanto avviene a Baghdad.

– 18 dicembre: i politici di Iraqya, un gruppo prevalentemente sunnita, invadono il parlamento dopo che il primo ministro sciita Nuri al Maliki ha cercato di far arrestare il vice presidente, il sunnita Tariq al Hashemi, con accuse di terrorismo.

– 5 gennaio 2012: almeno 78 persone muoiono in attentati anti sciiti a Baghdad e Nassiriya. Una settimana dopo gli attacchi vengono rivendicati Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil).

– 9 settembre: Hashemi, che è latitante, viene condannato a morte. Il vice presidente parla di accuse “false e ingiuste” ed esorta i suoi sostenitori alla calma. Nello stesso giorno, più di 100 persone muoiono in diversi attentati.

– 16 novembre: una sparatoria fra l’esercito iracheno e i peshmerga, le forze armate della regione autonoma curda, fa crescere le tensioni fra Baghdad e il Kurdistan. In meno di un anno, i soldati curdi della sedicesima brigata dell’esercito iracheno cesseranno di prendere ordini da Baghdad.

– 18 dicembre: il presidente iracheno, il curdo Jalal Talabani, viene ricoverato per un ictus. Verrà poi trasferito per cure in Germania, dove si trova tuttora.

– 25 gennaio 2013: dopo un mese di proteste sunnite a Fallujah, in stile primavera araba, le truppe irachene sparano sui dimostranti che rispondono lanciando pietre. I morti sono almeno cinque. Sale la rabbia popolare e anche un politico sunnita come il vice primo ministro Saleh al Mutlak viene cacciato dalla folla.

– 4 marzo 2013: la guerra civile in Siria comincia a tracimare in Iraq. In un attacco vicino Rabiyah vengono uccisi 48 soldati siriani fuggiti oltreconfine e nove guardie irachene.

– 3 gennaio 2014: dopo che il tentativo dell’esercito iracheno di disperdere una protesta sunnita a Ramadi si conclude con 14 morti, i soldati accettano di lasciare la città. Poco dopo Ramadi cade sotto il controllo dell’Isil. Nella vicina Fallujah non c’è più traccia dell’esercito iracheno e vi spadroneggia al Qaeda.

– 30 aprile: circa 12 milioni di iracheni vanno alle urne, ma l’affluenza è bassa nelle aree più turbolente, come la provincia di Anbar, di cui Ramadi è capoluogo. I risultati, diffusi a metà maggio, assegnano la maggioranza al partito di Maliki.

– 10 giugno: l’Isil prende il controllo di Mosul. I miliziani avanzano verso Baghdad e il Grande Ayatollah sciita Ali al Sistani esorta la popolazione a prendere le armi per difendersi.

(Adnkronos)