Vincenzo Mastronardi, docente di psicopatologia forense alla ‘Sapienza’: Lissi voleva tornare a ‘giocare da solo’

Il criminologo, già impegnato in altri casi di cronaca,  fornisce una interessante chiave di lettura di questo efferato delitto, che sta sconvolgendo l’Italia intera. Gli inquirenti hanno descritto il delitto, frutto di una lucida determinazione. La donna sulla quale il triplice omicida avrebbe provato una passione nega la relazione. Le parole di amore della bimba in una foto dal profilo Facebook di Maria Cristina Ones

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Carlo Lissi ha confessato il massacro di moglie e figli, dopo il quale è andato da alcuni amici, sabato notte, a vedere la partita della nazionale. Per Vincenzo Mastronardi, docente di psicopatologia forense all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, la strage di Motta Visconti covava da tempo nella mente dell’omicida. “Può trattarsi di un immaturo – ha spiegato il criminologo all’Adnkronos – propria cioè di chi non ha maturato la completezza di essere padre e marito, oppure è un caso di anestesia affettiva, un disturbo di personalità che porta a non riuscire a 20140616 MOTTA VISCONTI-2-320x215valutare i sentimenti che un essere umano prova nei confronti dell’altro“.

Per il professor Mastronardi – che si è occupato del caso Cesaroni e ha redatto le perizie di Pietro Maso e Rudy Guede – “l’omicida avvertiva la necessità infantile di tornare ad essere libero. Voleva la possibilità di continuare a giocare in questo mondo con un perverso ‘big game’, l’omicidio, illudendosi che si potesse occultare quello che invece non può essere coperto“.

Quando Lussi ha ucciso i figli – ha analizzato Mastronardi – ha provato un senso di liberazione: voleva tornare a giocare da solo. Attendiamo di conoscere meglio i particolari del caso, ma il fatto che l’uomo abbia sterminato la famiglia e poi sia andato a vedere la partita dell’Italia, dimostra quella insensibilità che è stata tracciata“.

Anche i luoghi, fa notare Mastronardi, come sempre hanno la loro importanza. Case o villette, che da luoghi di affetti, confidenze e bellezza, diventano tombe e teatri di violenza. Garlasco, Avetrana, Cogne, Erba: mura che parlano di sangue, dove chiudere un passato dal quale fuggire.Nel momento in cui si decide di passare a nuova vita – è l’analisi del criminologo – scatta il meccanismo di chi vuole farla finita con il luogo dove si è abitato con una o più persone. Si pensa di chiudere un libro per aprirne un altro“. “E quindi – conclude il docente di psicopatologia forense all’Università ‘La Sapienza’ di Roma – queste persone hanno bisogno di distruggere l’immagine di quella villetta o di quel luogo, per illudersi di ricostruire altrove. Non ci riusciranno mai“.

Nel frattempo, in mattinata si è tenuta una conferenza stampa, durante la quale gli inquirenti hanno fatto il punto sulla vicenda, chiarendo che l’uomo è stato incastrato dalle indagini di tipo tradizionale, anche perché c’erano tali e tanti che difficilmente chiunque avrebbe potuto occultare, sfuggendo alla legge.

La ricostruzione del massacro – La serata, per i due, sembra tranquilla. Secondo la ricostruzione fornita dal generale dei carabinieri Maurizio Stefanizzi – comandante provinciale dei Carabinieri di Milano – nulla lascia presagire un evento così tragico. I bambini dormono tranquillamente: la più grande nella sua cameretta e il più piccolo nel letto matrimoniale, mentre i due coniugi guardano la televisione in salotto. Attorno alle 23, viene ricostruito in conferenza stampa, Lissi e Cristina hanno anche un momento di intimità al termine del quale l’uomo va in cucina, prende un coltello e colpisce alle spalle la moglie con diversi colpi alla gola e all’addome. Lei20140616 MOTTA VISCONTI-3-320x444 urla e chiede il perché. Prova a reagire, ma lui la colpisce ancora con un pugno e lei stramazza al suolo nell’ingresso dell’abitazione.

I bambini non si accorgono di nulla e continuano a dormire. Lui prima entra nella stanza della maggiore e la uccide, poi si dirige verso la camera matrimoniale dove accoltella anche il più piccolo. Scende quindi in cantina, si fa una doccia, si riveste e – con un amico con il quale aveva un appuntamento – va a vedere la partita della nazionale in un bar. L’arma del delitto, un coltello da cucina, è stato ritrovato in un tombino nelle vicinanze, su indicazioni dello stesso Lissi.

“Lucida follia” – Una lucidità folle, secondo gli investigatori, ma anche una chiarezza di intenti e una serena determinazione da lasciare esterrefatti.Lissi ha tenuto un comportamento lineare, forse troppo rispetto a qualcuno che aveva perso moglie e figli, riferiscono i Carabinieri. Altro dettaglio emerso è che gli amici di Carlo Lissi, con lui alla partita della Nazionale, “non hanno notato nulla di strano“. Si è emozionato ai gol di Marchisio e Balotelli come tutti. Sentiti dagli inquirenti, gli amici non hanno visto “alcuna anomalia” nei comportamenti di quest’uomo uscito dal genere umano per aderire al regno del male.

Sul movente, gli inquirenti sostengono che Lissi abbia dichiarato di essersi invaghito di una collega, circostanza che l’avrebbe spinto a eliminare il suo passato. La donna, una collega di lavoro, sarebbe stata sentita dai militari dell’Arma, ma ha negato di avere avuto con lui una relazione con l’uomo, che avrebbe fatto numerose avances, sempre respinte. Un fatto che non sarebbe bastato a fermare il delitto tanto da far ritenere agli inquirenti che l’omicidio sia stato premeditato da tempo e non frutto di un raptus.

Questo è il punto centrale su cui si stanno concentrando gli inquirenti, la premeditazione (che sarebbe un’aggravante ai fini della condanna all’ergastolo). Gli investigatori non la escludono e c’è un particolare che accrediterebbe l’ipotesi, il fatto che la sera di sabato ci fosse la partita della Nazionale. Si nota, in ambienti investigativi, che non è così frequente cheun padre di famiglia abbia la possibilità di allontanarsi da casa la sera tardi e tornare a notte fonda“. Infine, ci sarebbero alcuni aspetti della dinamica del triplice omicidio che presupporrebbero l’assenza di “impeto” o la temporanea perdita di lucidità mentale.

Visitando il profilo Facebook di Maria Cristina Ones si resta inebetiti dall’aria di serenità che questa famiglia viveva, rapportata al feroce, inumano, incomprensibile delitto che si è abbattuto su quella casa, come se una diabolica mano invisibile si sia impossessato della vita di Lussi, per sacrificare sull’altare del male un amore che sembrava perfetto.

(Fonte: Adnkronos)