Onu: “L’avanzata dei Jihadisti minaccia l’esistenza dell’Iraq”

Le Nazioni Unite lanciano l’allarme unità dell’Iraq, mentre l’ex braccio destro di Saddam Hussein, Izzat Ibrahim al Douri, è stato posto a capo delle milizie qaediste dell’ISIL in Iraq. Una quota del bottino in armi – il cinque per cento – sarà inviato in Siria, per tenere alta la tensione su quel fronte. I fatti delle ultime settimane danno ragione all’ex presidente George Bush, che lanciò l’operazione sull’Iraq denunciando il legame tra il regime baathista e al-Qaeda, di cui l’ISIL è un’emanazione

Izzat Ibrahim al Douri, ex braccio destro di Saddam Hussein
Izzat Ibrahim al Douri, ex braccio destro di Saddam Hussein

Baghdad – La crisi causata dall’avanzata dei miliziani jihadisti “minaccia l’esistenza dell’Iraq” ed è “la più grande minaccia alla sovranità” del Paese da diversi anni. Lo ha afferato Nickolay Mladenov, inviato Onu in Iraq che ha lanciato l’allarme alla Comunità Internazionale. Secono Mladenov “tutta la regione è in grave pericolo“.

Sul tema è intervenuto anche il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha chiesto al premier iracheno Nuri al-Maliki di avviare un dialogo per tentare di fermare le violenze settarie che stanno insanguinando il Paese. “Spero che con il forte sostengo dei Paesi della regione e della Comunità Internazionale in senso più ampio si riesca ad aiutare il governo iracheno prima di tutto a ristabilire la pace e la stabilità nella regione“, ha affermato Ban Ki-moon in una conferenza stampa a Ginevra, aggiungendo che i governi che trascurano i diritti umani creano “focolai per estremismi e terrorismi“.

Intanto si continua a combattere nelle città. Decine di persone – tra combattenti e civili – sono morte nella battaglia tra jihadisti ed esercito iracheno a Tal Afar, città sciita nel nord dell’Iraq, ora in gran parte sotto il controllo dei qaedisti. Lo ha riferito il vicecapo del Consiglio provinciale Nuriddin Qabalan, spiegando che tra i 500 e i 770 ribelli, oltre alla città, controllano anche parte delle aree circostanti. Tuttavia nella zona dell’aeroporto sono ancora presenti sacche di resistenza lealista, costituite da militari e poliziotti iracheni, cui si sono uniti alcuni civili armati.

L’esercito iracheno ha respinto un attacco jihadista a Baquba, appena 60 chilometri a nord-est di Baghdad. Il comando militare della provincia di Diyala ha comunicato che le truppe governative sono riuscite a fermare i combattenti sunniti in tre quartieri della città, Al Katun, Al Mefraq e Al Moalemin.

Negli scontri in altre zone della provincia di Diyala sono rimasti uccisi almeno 28 jihadisti e due poliziotti.

Intanto è trapelato che Izzat Ibrahim al Douri, ex bracco destro di Saddam Hussein, guiderà l’offensiva delle milizie dell’ISIL in Iraq. I dirigenti jihadisti dello Stato Islamico di Iraq e Levante (ISIL), della Confraternita Naqshbandiya e delle milizie tribali del nord dell’Iraq hanno nominato l’ex leader del disciolto partito Baath a capo della rivolta contro il governo a guida sciita di Nuri al-Maliki.

Secondo quanto riferito dalla rete televisiva libanese Al Maiadin, lunedì si è tenuta una riunione nei pressi di Mosul per la costituzione di un coordinamento tra i gruppi che partecipano all’insurrezione in corso nelle zone sunnite dell’Iraq. È stato anche stabilito che non ci sarà alcuno straniero nella direzione militare e religiosa dell’ISIL e che il cinque per cento delle armi e dei mezzi militari sottratti nei giorni scorsi all’esercito iracheno debba andare alle cellule qaediste impegnate in Siria per “tenere alta la pressione anche su quel fronte“, ha spiegati l’emittente, considerata vicina ad Hazbollah e alle posizioni del regime siriano di Bashar al Assad.

I fatti delle ultime settimane danno ragione all’ex presidente americano, Gerge W. Bush, che avviò la campagna militare in Iraq e conseguì la destituzione del dittatore baathista denunciando i legami tra regime di Saddam e al-Qaeda, di cui l’ISIL è un’emanazione .

(AGI)