Papa Francesco nel paese di Cocò eleva il monito: “mai più violenza sui bambini”

Questa mattina, nella prima parte del suo viaggio sulla Piana di Sibari, il Pontefice ha incontrato i familiari di Cocò, il bimbo di tre anni assassinato da mano efferata insieme al nonno e alla sua giovane compagna

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Castrovillari – “Mai più violenza contro i bambini”: è il grido di Papa Francesco che ha incontrato – in un ambiente del carcere di Castrovillari – il padre e le due nonne di Cocò Campolongo, il bambino di tre anni ucciso a Cassano Jonio. Francesco, ha riferito il vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, ha espresso vicinanza alla mamma del bimbo ucciso (che si trova in una struttura protetta), sperando che episodi del genere non si ripetano più. “Mai più vittime della ‘ndrangheta“.

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Francesco ha fatto riferimento alla violenza dicendo che “non deve mai succedere una cosa del genere nella società e che ha pregato molto e sta pregando per Cocò e per tutti i bambini vittima di questa sofferenza“. Nel saluto ai 180 detenuti, il Papa ha sottolineato che troppo spesso “l’esecuzione della pena degrada a uno strumento di sola punizione e ritorsione sociale, a sua volta dannoso per l’individuo e per la società“.

Il Papa ha messo al centro delle sue osservazioni “il tema del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e l’esigenza di corrispondenti condizioni di espiazione della pena“. “Questo aspetto della politica penitenziaria – ha aggiunto – è certamente essenziale e l’attenzione in proposito deve rimanere sempre alta. Ma tale prospettiva non è ancora sufficiente, se non è accompagnata e completata da un impegno concreto delle istituzioni in vista di un effettivo reinserimento nella società“.

 “Il primo gesto della mia visita pastorale è l’incontro con voi detenuti e voi operatori della Casa circondariale di Castrovillari. In questo modo – ha spiegato – vorrei esprimere la vicinanza del Papa e della Chiesa ad ogni uomo e ogni donna che si trova in carcere, in ogni parte del mondo“. “Gesù ha detto: ‘Ero in carcere e siete venuti a trovarmi'”, ha ricordato il Pontefice sottolineando che “un vero e pieno reinserimento della persona non avviene come termine di un percorso solamente umano“. “In questo cammino – infatti – entra anche l’incontro con Dio, la capacità di lasciarci guardare da Dio che ci ama, che è capace di comprenderci e di perdonare i nostri errori“.

(AGI)