Sullo scontro alla procura di Milano, Napolitano pubblica online la lettera inviata al Csm

Decisione a sorpresa del Quirinale per mettere fine a “polemiche e strumentalizzazioni”. Il Colle: “Non indebolire la credibilità dell’azione giudiziaria

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“Persistono polemiche e strumentalizzazioni in merito al contenuto della lettera inviata dal Capo dello Stato nella sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura al vice presidente del Csm”. E’ quanto sottolinea in una nota il Quirinale spiegando i motivi che hanno portato a decidere di pubblicare online il contenuto della lettera inviata due settimane al vicepresidente del Csm Michele Vietti riguardo allo scontro nella procura di Milano tra il procuratore Edmondo Bruti Liberati, e il suo aggiunto Alfredo Robledo.

“La lettera – si legge nella nota pubblicata sul sito del Quirinale – è stata indirizzata il 13 giugno scorso in occasione dell’assenso all’ordine del giorno del Consiglio che prevedeva l’esame delle relazioni sull’esposto del Procuratore aggiunto della Procura di Milano dottor Robledo. Pur essendosi ritenuto opportuno, d’intesa con il Vice Presidente Vietti, considerare riservata la missiva del Presidente Napolitano, si ritiene utile renderne ora noto il contenuto -attraverso la pubblicazione sul sito del Quirinale- volto esclusivamente a richiamare norme e principi già in passato messi in evidenza in interventi pubblici del Presidente della Repubblica dinanzi allo stesso Csm”.

Nella lettera, il capo dello Stato sottolinea che è necessario “evitare di indebolire la credibilità ed efficacia dell’azione giudiziaria, indispensabili per salvaguardare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura”. “Il rischio maggiore nell’attività degli uffici di procura può derivare da una sua atomizzazione e non già dall’ordinato ed efficiente svolgersi dell’azione impersonale dell’intero Ufficio requirente, purché si assicuri l’obbligatorietà e l’imparzialità dell’azione penale”.

Nella lettera a Vietti, il Capo dello Stato comunica al vice presidente del Csm il proprio “assenso all’ordine del giorno predisposto per le sedute del Consiglio superiore della magistratura del 18 e 19 giugno 2014. Con riferimento alle pratiche della Prima e Settima Commissione relative ai contrasti insorti all’interno della Procura della Repubblica di Milano, mi corre l’obbligo -sottolinea Napolitano- di evidenziare che l’argomento affrontato nelle citate proposte coinvolge delicati profili dell’organizzazione degli Uffici del Pubblico Ministero, nel quadro delle attuali norme sull’ordinamento giudiziario”.

“In occasione del mio intervento all’Assemblea plenaria del Consiglio superiore della magistratura del 9 giugno 2009, ho ricordato -prosegue Napolitano- la necessita’ di superare gli elementi di disordine e di tensione all’epoca clamorosamente manifestatisi nella vita di talune Procure, ponendo in rilievo che tale superamento non sarebbe stato possibile ‘senza un pacato riconoscimento delle funzioni ordinatrici e coordinatrici che spettano al Capo dell’Ufficio'”.

“In tal senso -rileva il Capo dello Stato- mi preme sottolineare che, a differenza del giudice, le garanzie di indipendenza ‘interna’ del Pubblico ministero riguardano l’ufficio nel suo complesso e non il singolo magistrato. Come e’ noto, ai magistrati del Pubblico ministero non si applicano le previsioni di cui all’articolo 25, primo comma, della nostra Costituzione; infatti, cio’ che deve caratterizzare gli Uffici di procura e’ l’impersonalita’ e l’unitarieta’ della loro azione, sicche’ i criteri organizzativi di ogni singolo ufficio requirente non possono essere intesi come rigide regole immodificabili, in quanto deve sempre consentirsi una equilibrata elasticita’ nella loro applicazione, volta sempre al miglior esercizio dell’azione penale da parte dell’Ufficio nel suo complesso”.

“Al riguardo -ricorda tra l’altro Napolitano- anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (sentenza n. 8388/2009, Novi), nel sottolineare che la riorganizzazione degli uffici del Pubblico Ministero ha costituito uno dei piu’ significativi obiettivi della riforma dell’ordinamento giudiziario, hanno rilevato che il vigente quadro normativo si caratterizza per l’accentuazione del ruolo di ‘capo’ del Procuratore della Repubblica, sia sul versante organizzativo sia su quello della gestione dei procedimenti, e per la corrispondente parziale compressione dell’autonomia dei singoli magistrati dell’ufficio”.

“Proprio per tale ragione -sottolinea il Capo dello Stato- i poteri di organizzazione dell’Ufficio sono prerogativa del Procuratore della Repubblica e le funzioni di controllo e garanzia istituzionale affidate al C.S.M. devono essere indirizzate solo ad assicurare l’indispensabile flessibilita’ nell’applicazione dei progetti organizzativi, i quali devono, innanzitutto, rispondere alle esigenze di funzionalita’ ed efficacia dell’azione giudiziaria”.

“E’ pertanto opportuno che il Consiglio eviti di assumere in tale materia ruoli impropri, dilatando i propri spazi di intervento, non piu’ consentiti dall’abrogazione dell’articolo 7-ter R.D. n. 12/1941. Come ho gia’ avuto modo di segnalare, il rischio maggiore nell’attivita’ degli uffici di procura puo’ derivare da una sua atomizzazione e non gia’ dall’ordinato ed efficiente svolgersi dell’azione impersonale dell’intero Ufficio requirente, purche’ si assicuri l’obbligatorieta’ e l’imparzialita’ dell’azione penale”.

“Raccomando quindi -si legge ancora nella lettera di napolitano a Vietti- che nell’esame e nella deliberazione conclusiva di tali pratiche l’Assemblea plenaria valuti la condotta del Procuratore della Repubblica, cui e’ affidato il potere-dovere di determinare i criteri generali di organizzazione della struttura e di assegnazione dei procedimenti, sotto il profilo del perseguimento delle esigenze di efficienza, uniformita’ e ragionevole durata dell’azione investigativa, tenendo presente anche il fondamentale ruolo di verifica che l’art. 6 del D.Lgs. 106/2006 affida ai Procuratori Generali presso le Corti di appello e presso la Corte di Cassazione in merito al puntuale esercizio dei compiti dei Procuratori della Repubblica”.

“Nel rispetto delle determinazioni finali rimesse alla decisione dell’Assemblea plenaria, invito pertanto i consiglieri a tener conto di queste osservazioni nella trattazione delle citate pratiche, al solo fine di evitare di indebolire la credibilita’ ed efficacia dell’azione giudiziaria, indispensabili per salvaguardare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura”, conclude Napolitano.

(Adnkronos)