Filippine, Daniele Bosio libero su cauzione per mancanza di “indizi rilevanti”

All’ex ambasciatore in Turkmenistan il tribunale di Binan ha concesso il beneficio della libertà su cauzione – nonostante le gravissime accuse – per l’inconsistenza degli indizi. La legale italiana, Elisabetta Busuito: “non ci sono forti indizi di colpevolezza”. Esultanza nel gruppo di sostegno sorto su Facebook, dove centinaia di persone metterebbero la mano sul fuoco a favore di Bosio, certe di non ustionarsi…

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Manila – Daniele Bosio – il diplomatico italiano sotto processo nelle Filippine per reati connessi alla violazione della legge sui minori – ha ottenuto dal giudice del tribunale di Binan il beneficio della libertà su cauzione. Lo ha reso noto ufficialmente l’avvocato italiano del diplomatico, Elisabetta Busuito, ma già sul Facebook la notizia era stata anticipata dai familiari praticamente in tempo reale.

Dopo tre mesi di detenzione in situazioni (30 mq per 80 persone…) che farebbero drizzare i capelli ai giudici della Corte di Strasburgo – in confronto a quelle filippine, le celle delle carceri italiane sono suite di hotel a cinque stelle superiore… – e un passaggio in un ospedale, a causa di coliche renali che hanno afflitto il diplomatico italiano (forse anche a causa delle precarie condizioni di vita e della importante perdita di peso), Bosio ha potuto riassaporare la libertà (condizionata) e trasferirsi in un alloggio privato nei pressi di Manila, affittato all’uopo.

Il beneficio giudiziario della libertà su cauzione non è stato concesso per lo status del diplomatico, quanto piuttosto perché la legge filippina sul traffico di essere umani – che è il secondo capo di imputazione gravante su Bosio, dopo quello di violazione della severa legge sui minori – accorda al giudice la facoltà di valutare le circostanze processuali per accordare eventuali benefici su cauzione. Così è stato, una circostanza non irrilevante proprio sul piano processuale, perché “per la prima volta in maniera formale si stabilisce l’inesistenza di rilevanti indizi di colpevolezza a carico di Bosio”, ha affermato l’avvocato Busuito.

Una mezza vittoria, si direbbe, visto il polverone sollevato sulla questione dal 6 aprile scorso, quando iniziò questa storiaccia che alla fine potrebbe far vergognare molti. Anzitutto alla Farnesina, dove ebbero fretta di sospendere il titolare della legazione diplomatica in Turkmenistan (che da allora risulta vacante e affidata temporaneamente, presumibilmente, all’incaricato commerciale), ma evidentemente il garantismo deve valere (giustamente) per il presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani, ma non per un diplomatico in servizio in aree particolari del mondo, che potrebbe essere obiettivo di macchinazioni sollevate ad arte per motivi inconfessabili.

Del resto – e lo abbiamo sottolineato fin dall’inizio – se Bosio davvero avesse le inclinazioni criminali per cui è perseguito (con forza decrescente) dall’autorità giudiziaria filippina, allora tutte le procedure di monitoraggio interno del sistema diplomatico italiano dovrebbero subire una revisione radicale, perché inefficaci nel controllare i requisiti minimi di affidabilità del personale mandato in giro per il mondo a rappresentare l’Italia.

Nel gruppo aperto su Facebook a sostegno di Daniele Bosio le ultime 36 ore sono state dense di soddisfazione crescente verso l’euforia, perché gli oltre 1300 iscritti – che conoscono Bosio personalmente – sarebbero pronti a mettere la mano sul fuoco sulla sua innocenza, con la certezza di non ustionarsi. Poco prima delle 15 di oggi, Daniele Bosio ha postato un lungo messaggio sul profilo, ringraziando chi lo ha sostenuto e chi lo continua a sostenere, amici, familiari, persone che lo hanno conosciuto nell’esercizio della sua propensione ad aiutare il prossimo. Non è poco per una storia in cui – come prassi consolidata in quest’Italia smemorata sul fatto che Cesare Beccaria non è nato altrove – i titoli colpevolisti iniziali hanno dovuto lasciare il passo prima a più che legittimi dubbi, poi alla certezza di essere testimoni di una montatura vergognosa. Speriamo lo certifichi la magistratura filippina prima possibile.

Alla Farnesina allora qualcuno forse dovrà vergognarsi. Pazienza…

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