Trattativa Stato-mafia, Galliano: “Nel ’91 Riina incontrò generali, ministri e politici”

Il pentito depone al processo: “Me lo disse Mimmo Ganci che lo aveva accompagnato in Calabria. Volevano destabilizzare lo Stato“. Durante la deposizione Galliano ha tirato in ballo anche Dell’Utri che “era l’intermediario tra Berlusconi e Cosa Nostra

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Palermo – “Tra ottobre e novembre 1991”, “a ridosso della decisione del maxiprocesso” il boss Totò Riina “ha partecipato in Calabria a una riunione a cui partecipavano anche generali, ministri, politici ed esponenti delle istituzioni“. Lo ha detto il pentito di mafia Antonino Galliano deponendo in videoconferenza al processo per la trattativa tra Stato e mafia.

“Non vedevo Mimmo Ganci da un po’ di tempo – racconta Galliano – Quando lo rividi mi disse che era stato fuori perché aveva accompagnato Totò Riina in un luogo imprecisato della Calabria per partecipare a una riunione a cui partecipavano anche generali, ministri, politici ed esponenti delle istituzioni. Ganci mi disse che tentavano di ‘destabilizzare lo Stato’“.

Galliano ha parlato anche dei rapporti tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi. “Marcello Dell’Utri era l’intermediario tra Berlusconi e la mafia”. “Dell’Utri dava dei soldi di Berlusconi che venivano ritirati da Antonino Cinà (boss mafioso, ndr) che poi li portava a Palermo. Mio zio Raffaele Ganci faceva avere questi soldi a Totò Riina. Accadeva negli anni Ottanta”.

“Poi ci fu la guerra di mafia e Berlusconi non volle più dare soldi – prosegue Galliano – Ci fu un periodo di stasi. Ganci mi raccontava che per fare tornare a pagare Berlusconi ci fu l’interessamento di Riina che tramite i catanesi fecero mettere una bomba per sollecitare Berlusconi a ricercare aiuto in Dell’Utri e così è successo”. Poi il collaboratore di giustizia, parlando di Vittorio Mangano, lo ‘stalliere di Arcore’, ha aggiunto: “Vittorio Mangano venne mandato a Milano perché Berlusconi aveva paura e chiedeva una copertura”.

“Nel 1994 Salvatore Cucuzza (oggi pentito, ndr) chiese a me e Franco Spina se eravamo d’accordo che Vittorio Mangano andasse a trovare Dell’Utri per aiutare i detenuti, soprattutto per tentare di levare il 41 bis – racconta ancora il pentito tra molti ‘non ricordo’ – Del colloquio con Cucuzza non ricordo molto perché sono passati 20 anni. Ricordo che si diceva di avvicinare Dell’Utri per motivi inerenti ai carcerati. Già c’era un nuovo governo in carica, Forza Italia era al governo. Pensavamo di sfruttare Mangano e la sua amicizia con Dell’Utri, ma i particolari non li ricordo dopo vent’anni”.

Tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992 “prima dell’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima”, ha detto ancora Galliano, ‘cosa nostra’ diceva che “bisognava uccidere i politici siciliani che non si erano interessati alle problematiche della Sicilia”. In particolare i boss facevano pedinare l’ex ministro Carlo Vizzini. “Me lo disse Domenico Ganci. E mi disse che stava pedinando Vizzini”.

(Adnkronos)