I miliziani dell’Isil tagliano l’acqua per cacciare i cristiani dall’Iraq, nel silenzio delle Nazioni Unite e dell’UE
Nel mirino la città cristiana di Qaraqosh, protetta dai peshmerga curdi
Baghdad – Tagliare l’acqua per costringere i cristiani a lasciare l’Iraq. Questa la strategia adottata dai jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante contro i cristiani che hanno trovato uno dei loro ultimi rifugi sicuri a Qaraqosh, storica città cristiana di 50.000 abitanti, 32 chilometri a sud-est di Mosul, protetta oggi dai combattenti curdi, i peshmerga.
Dal 10 giugno scorso, quando hanno conquistato Mosul, i jihadisti dell’auto-proclamato “Califfato Islamico” hanno cominciato a fare pressioni su Qaraqosh e sui villaggi vicini bloccando le tubature che collegano le comunità presenti nel nord dell’Iraq al fiume Tigri. Un crimine contro l’Umanità, perpetrato nel silenzio dei governi Occidentali, dell’ONU e dell’Unione Europea.
In assenza di un numero sufficiente di pozzi profondi capaci di sopperire alla carenza, le autorità locali sono state costrette a far arrivare l’acqua dal Kurdistan, a caro prezzo. Non va meglio sul fronte del carburante, il cui prezzo è lievitato dopo la conquista delle principali raffinerie da parte dei jihadisti.
Come descrive oggi l’agenzia di stampa Bloomberg, davanti a una delle 12 chiese di Qaraqosh, le persone fanno la fila dalle 6 del mattino fino alla mezzanotte per avere la loro porzione d’acqua quotidiana, al costo di circa 10 dollari. “La nostra vita ruota intorno all’acqua“, ha raccontato Laith, 28 anni, insegnante. Nonostante gli aiuti garantiti da diverse agenzie umanitarie, le riserve sono limitate, a malapena sufficienti per famiglie numerose in una zona dove le temperature raggiungono i 38 gradi e più.
(TMNews)