Dunya Mikhail: “Scioccata dal silenzio davanti ai crimini dell’Isil sulle donne irachene”. “Dove sono le Nazioni Unite?”
La poetessa nata in Iraq denuncia il silenzio del mondo di fronte all’abisso iracheno. “Sono sconvolta vedendo questo nuovo Olocausto in Iraq e confusa e disorientata dal silenzio che circonda questa catastrofe”. In un’intervista all’agenzia di stampa Aki-Adnkronos International parla delle misure liberticide annunciate dallo Stato Islamico (Isil) nel nord del suo paese. Una denuncia valida a prescindere dalla veridicità dei documenti circolati nei giorni scorsi
New York – “Sono sconvolta vedendo questo nuovo Olocausto in Iraq e confusa e disorientata dal silenzio che circonda questa catastrofe“. Non usa mezze parole Dunya Mikhail, la poetessa nata in Iraq ma da anni residente negli Stati Uniti, che ha commentato le misure liberticide annunciate dallo Stato Islamico (Isil) nel nord del suo paese, dall’ordine di infibulazione per tutte le ragazze dell’autoproclamato califfato all’appello a “offrire le donne non sposate” ai “fratelli mujaheddin” diffuso nella provincia di Niniwa. Una denuncia che rimane valida anche di fronte alle perplessità sollevate da alcuni osservatori internazionali circa la veridicità del “decreto”, secondo alcuni falso. Ma non sono false – bensì acclarati – i crimini compiuti contro le minoranze non musulmane e perfino contro i musulmani considerati apostati perché non efferati.
“Si tratta di una crisi mondiale e non solo irachena – ha spiegato la poetessa ad Aki-Adnkronos International – Il mondo intero dovrebbe prendere una posizione seria contro tutto ciò“. “Ma dove sono le Nazioni Unite? Come si può permettere questa enorme violazione dei diritti umani?“, si è interrogata Dunya Mikhail, dettasi “delusa” dell’inazione della comunità internazionale, mentre “i terroristi stanno distruggendo gli antichi siti e le nostre tombe“. La poetessa irachena lasciò l’Iraq nel 1990, abbandonando il suo lavoro al The Baghdad Observer a causa delle continue minacce del regime di Saddam Hussein, che non gradiva molto i suoi scritti. Per Mikhail le donne irachene “sono in gran parte istruite” e stanno vivendo l’avanzata dell’Isil come “un incubo“.
L’Iraq – ha dichiarato all’agenzia di stampa del Gruppo Giuseppe Marra Communications – corre il rischio di trasformarsi in un nuovo Afghanistan. I miliziani dell’Isil, con i loro provvedimenti oscurantisti nei confronti delle donne, sono come i Talebani negli anni Novanta a Kabul – il suo ragionamento perfettamente aderente alla realtà dei fatti – ma tutto questo può essere evitato se “la gente trova la volontà di vivere nel modo che vuole“.
“La prima donna poetessa nel mondo è stata l’irachena Enkheduanna che era soprannominata ‘la custode della fiamma‘. Possa la sua fiamma di saggezza dare forza a tutte le donne e agli uomini iracheni davanti al fuoco di questa ‘era moderna’ – è l’auspicio della Mikhail – Mi sento così vulnerabile e tutto quello che posso fare in questo momento è scrivere una poesia che possa essere un rifugio sicuro per tutti coloro che sono in pericolo in Iraq“.
(Fonte: Aki/Adnkronos)