Il Lupo Luigino marca il territorio all’Hungaroring, ma Rosberg vuol dargli una “pignatedda”**

Miglior tempo anche nelle libere pomeridiane del venerdì per Lewis Hamilton, che si prende 2 decimi di margine su Rosberg, mezzo secondo su Vettel e quasi un secondo su Alonso. Massa lamenta problemi al retrotreno della sua Williams, i due della Lotus non sanno a che santo votarsi, mentre Kobayashi si convince di guidare una F1: altrimenti scenderebbe e se la darebbe a gambe, poraccio…

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Budapest – Budapest – “Né di Venere né di Marte, non si sposa, non si parte, né si dà principio all’arte” recita un vecchio adagio popolare, di certo ignoto a Lewis Hamilton, il Lupo Luigino a caccia del suo secondo titolino. Più probabile ne abbia sentito parlare Nico Rosberg, durante la sua vita in Italia.

Qualunque sia il livello di cultura popolare italiana dei due, Hamilton ha dominato le libere del venerdì, realizzando il miglior tempo anche nella sessione pomeridiana, più veloce di quella mattutina di un secondo e quattro decimi. Luigini, il Lupo Canterino, ha rifilato poco più di due decimi a Rosberg, il Calmo Biondo, che vorrebbe andare in vacanza con un colpo secco nel retro del casco del compagno di squadra: una “pignatedda” in siciliano (**dicasi di colpetto dispettoso sulla capoccia, dato con le nocche delle dita chiuse a pugno: “pignatedda” perché il rumore generato è lo stesso di una pigna che cade in testa).

Più veloce nelle prime fasi del turno, con le gomme medie (banda bianca), Rosberg ha poi dovuto lasciare il passo al compagno di squadra, forte di una situazione psicologica favorita dalla leadership iridata. Una leadership che – se riuscisse la “pignatedda” ungherese – potrebbe partire da Budapest rafforzata, anche se il finnico-teutonico può anche prendersi il lusso di controllare il compagno e rimanere leader. Affidabilità permettendo, ovviamente, perché i problemi ai freni lamentati questa mattina sono stati rilevati da Hamilton anche di pomeriggio.

Terzo tempo per Sebastian Vettel, seguito da Fernando Alonso: i due di Red Bull e Ferrari a un certo punto si sono dati battaglia simulando a tutti gli effetti un long run in prospettiva gara. Poi dice l’autoconvinzione…è metà dell’opera.
Dietro i due duellanti di mezza classifica – nobiltà arretrate – la prima McLaren di Kevin Magnussen, che ha preceduto la seconda Ferrari di Kimi Räikkönen, la seconda “lattina” aerodinamica Red Bull di Daniel Ricciardo e la prima Williams di Valtteri Bottas, ripresosi dalla bottas lenta…della mattinata.

A chiudere la Top Ten Button e Massa, con il brasiliano in difficoltà alla chicane per il blocco del retrotreno e fastidiose vibrazioni, che ne hanno disturbato il turno. La lunga sosta ai box non sembra sia servita a risolvere il problema, su cui si è applicato anche il coordinatore degli ingegneri di pista, l’ex tecnico ferrarista Rob Smedley, che ha esaminato l’eventuale problema con la delicatezza di un martello pneumatico in un igloo. Ma questo il poveraccio doveva fare…

Daniil Kvyat e Jean-Eric Vergne – rispettivamente 11° e 12° – hanno preceduto la Force India Nico Hülkenberg, per breve tempo al terzo posto della classifica, dopo essere stato il primo a scendere in pista con la gomma morbida (banda gialla). Il ritmo gara della Force India è però promettente e la corsa potrebbe portare soddisfazioni al team anglo-indiano (cui auguriamo ogni bene di certo…per marem, per terram…).

Nelle retrovie, Sutil si è ripresa la soddisfazione di stare davanti a Gutierrez (sai che pregio…), mentre Maldonado e Grosjean sono divisi da due millesimi di secondo, si fa più tempo a scriverlo che a viverlo. Grosjean peraltro ha dovuto lottare con il raffreddamento del motre Renault della sua E22.

Infine, nelle ultime due file teoriche, Kobayashi si è convinto di guidare una F1, l’unico modo per cercare di guidare la sua Caterham, ché se ci dovesse pensare, la lascerebbe alla prima curva e se la darebbe a gambe per lo scampato pericolo. Le due Marussia di Bianchi e Chilton precedono lo svedese Ericsson, che ha sperimentato anche qualche lungo, mostrando le potenzialità della verde monoposto di non sappiamo dove (c’è un melting pot pazzesco ora, dopo l’uscita di Tony Fernandez dal team): ma solo in rettilineo (e forse neanche lì).

Domani ultima sessione alle 11, qualifiche alle 14. Domenica il meteo prevede la modalità “Arca di Noè”. Vedremo, finora tutte le previsioni di pioggia si sono rivelate fallaci.

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FORMULA 1 PIRELLI MAGYAR NAGYDÍJ 2014 – Libere 2

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FORMULA 1 PIRELLI MAGYAR NAGYDÍJ 2014 – ANALISI TECNICA PIRELLI

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.