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Il Cocer Esercito a Renzi: “cambi verso, rottami blocco stipendi”. Il personale è umiliato moralmente!

“Renzi traduca impegni pubblicamente assunti in atti concreti e tangibili”. Malessere crescente tra le donne egli uomini del comparto difesa e sicurezza

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Roma – Il Cocer dell’Esercito ha chiesto al capo del Governo Matteo Renzi di ribaltare la politica dell’esecutivo verso il comparto difesa e sicurezza.  “Presidente Renzi ‘cambi verso’ e rottami il blocco dei salari del comparto difesa e sicurezza“, è scritto in una nota che sottolinea come i militari ritengano “indispensabile che il Presidente del Consiglio abbia consapevolezza che il personale del comparto è giunto ormai ad un punto di non ritorno, in quanto il protrarsi del blocco non lo ha fiaccato solo dal punto di vista economico ma lo ha profondamente umiliato anche dal punto di vista morale“.

Dopo le dichiarazioni e le rassicurazioni espresse da diversi esponenti del Governo e dal gruppo del Partito Democratico della Camera dei Deputati, in sede di replica al recente “question time” del ministro della Difesa in materia di sblocco delle 20140730-gen-gerometta_paolo-220x284dinamiche retributive del personale del Comparto Difesa e Sicurezza“, afferma la nota dell’organismo di rappresentanza dell’Esercito, il Cocer chiede a Renzi “di tradurre tali impegni pubblicamente assunti in atti concreti e tangibili a favore di tutto il personale rappresentato, senza distinzioni di ruoli e funzioni“.

Nessuno – evidenzia il Cocer – deve scambiare il nostro senso del dovere e la nostra militarità per una debolezza che giustifichi l’indifferenza con cui una significativa parte dell’attuale classe politica si confronta con le nostre problematiche“. “Affrontare tali criticità – prosegue il comunicato stampa – con rispetto e consapevolezza dei compiti assolti quotidianamente dagli uomini e donne del Comparto, significa finalmente valorizzare nel modo corretto una componente produttiva che ha costantemente assicurato lustro ed indiscussi ritorni politici ed economici al nostro Paese“. 

Insomma, il personale militare di questo Paese è costretto a operare al limite dello stress psico-fisico, oltre che in una situazione di media affidabilità di mezzi che non è paragonabile ad alcuna Forza Armata dell’Occidente. Si sfrutte il senso di amore per la Patria di questi servitori dello Stato, ma è un metodo surrettizio per coprire la vergognosa politica nazionale di tagli di bilancio e di erosione della spesa militare, che colpisce anzitutto la capacità di proiezione delle forze laddove sia necessario inviarle, in coerenza con la politica estera italiana e dell’Unione Europea. 

A tutto questo gli organismi di rappresentanza delle varie armi si stanno giustamente opponendo e intendono non fare alcuno sconto al Governo in carica e a quelli che lo seguiranno.

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