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Blocco stipendi PA, poliziotti e FFAA vicini allo sciopero generale. “Si dimettano tutti i vertici”

Polizia e Cocer dopo la decisione annunciata mercoledì dal ministro della Funzione pubblica: “Qualora nella legge di stabilità sia previsto il rinnovo del blocco del tetto salariale, chiederemo le dimissioni di tutti i capi” perché incapaci “di rappresentare i sacrifici, la specificità, la professionalità e l’abnegazione del proprio personale”

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Roma – Sciopero generale “entro la fine di settembre“. “Azioni di protesta” in tutta Italia. Una “capillare attività di sensibilizzazione” dei cittadini sui rischi cui viene esposto il settore. Questa la piattaforma di iniziative annunciata dai sindacati delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, ma anche dal Cocer Interforze (Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di finanza) “qualora dovesse essere rinnovato il blocco del tetto delle retribuzioni“. I pubblici dipendenti in divisa – civili e militari – sono allo stremo, in un momento di grave difficoltà per la sicurezza del Paese, costretti a mettere mano al proprio portafoglio in molte situazioni ordinarie e straordinarie, mentre a Roma la classe politica si mostra refrattaria a ogni arretramento di privilegi.

Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica – sottolineano sindacati e Cocer – siamo costretti a dichiarare lo sciopero generale” del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, “verificata la totale chiusura del governo ad ascoltare le esigenze delle donne e degli uomini in uniforme“.

Le “numerose richieste di incontro rivolte al presidente del Consiglio sono rimaste inascoltate“, denunciano sindacati e Cocer, mentre “i capi dei singoli Corpi e Dipartimenti e i relativi ministri hanno girato le spalle al proprio personale“. Una chiamata di responsabilità ai vertici che non ha precedenti nella storia di una democrazia, seppur malata, qual è l’Italia, che non si spiegherebbe se il meccanismo di cooptazione ai vertici non fosse inquinato da criteri partitocratici che non lasciano quasi spazio al merito

Quando abbiamo scelto di servire il Paese – scrivono i sindacati di Polizia, Corpo Forestale, Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco e Cocer Interforze, al termine della riunione servita a fare il punto della situazione dopo le dichiarazioni del ministro Madiaeravamo consci di aver intrapreso una missione votata alla totale dedizione alla Patria e ai suoi cittadini con condizioni difficili per mancanza di mezzi e di risorse. Quello che certamente non credevamo è che, chi è stato onorato dal popolo italiano a rappresentare le istituzioni democratiche ai massimi livelli, non avesse nemmeno la riconoscenza per coloro che, per poco più di 1.300 euro al mese, sono pronti a sacrificare la propria vita per il Paese“. Un esplicito altolà a ogni ulteriore abuso.

Ancora, il comunicato durissimo di poliziotti, militari e addetti al soccorso pubblico afferma che “nonostante i sacrifici e i maltrattamenti sinora ricevuti, le donne e gli uomini in uniforme hanno continuato a servire i cittadini italiani e le istituzioni democratiche convinti che il governo, anche in relazione ai continui impegni assunti formalmente con documenti ufficiali e con dichiarazioni sia dei ministri che dei capi dei singoli Corpi e Dipartimenti, avrebbe loro riconosciuto quanto negato negli ultimi quattro anni con il blocco del tetto salariale che invece era dovuto“.

Per questo motivo, e nello spirito di servizio e di totale abnegazione per continuare a garantire la difesa, la sicurezza e il soccorso pubblico al nostro Paese – ammonisce il documento congiunto di FFOO e FFAA – qualora nella legge di stabilita’ sia previsto il rinnovo del blocco del tetto salariale, chiederemo le dimissioni di tutti i capi dei vari Corpi e Dipartimenti, civili e militari, e dei relativi ministri poiché non sono stati capaci di rappresentare i sacrifici, la specificità, la professionalità e l’abnegazione del proprio personale“.

Per sostenere la difesa, il soccorso pubblico e la sicurezza del Paese – concludono sindacati e Cocer – in vista dello sciopero generale, che si terra’ entro la fine di settembre, qualora dovesse essere rinnovato il blocco del tetto delle retribuzioni, attueremo, sin da subito, oltre ad una capillare informazione e sensibilizzazione della societa’ civile sui rischi che corre, azioni di protesta su tutti i territori con la denuncia di tutte le disfunzioni, le esposizioni al rischio, sinora accettate nell’interesse supremo del servizio, nonché le scorte e i privilegi che la casta continua a preservare e che, nonostante i roboanti annunci sinora fatti dal governo, ad oggi non sono stati né eliminati né ridotti preferendo, per far quadrare i conti, di penalizzare gli unici soliti noti contribuenti del nostro Paese, i dipendenti pubblici e i pensionati“. 

Insomma, un campanello di “fine della ricreazione” che deve valere per tutti e che vale come durissimo avvertimento, a un passo dall’insubordinazione, da parte di poliziotti e militari, che hanno ragioni a profusione per dire “basta!!!” a ogni malversazione, abuso e difesa di privilegi di casta.

C’è però un particolare, a nostro avviso, che le donne e gli uomini in divisa dovrebbero tenere a mente: questi abusi, queste penalizzazioni, queste difese di privilegi della cosiddetta casta andrebbero perseguiti – vanno perseguiti – e impediti in ogni caso, perché rappresentano un intollerabile modo di gestire il Paese, la Patria, un valore che molte personalità politiche mostrano vergognosamente di non proteggere.

(Credit: AGI)