Marò, ricorso alla Corte Suprema per Latorre: “deve tornare in Italia per curarsi”

Da fonti della Difesa italiana si apprende dell’istanza presentata alle autorità indiane, a seguito del malore che nei giorni scorsi ha reso necessario il ricovero ospedaliero di Massimiliano Latorre a New Delhi. Lunedì prima udienza alla Corte suprema indiana. Nei giorni scorsi, l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata ha raccontato a “Libero” come andarono i fatti, evidenziando le responsabilità di Mario Monti e Corrado Passera nel rientro dei due militari in India. Perplessità sul “silenzio” giudiziario della procura di Roma, competente sui reati commessi dai cittadini italiani all’estero

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Roma – Ricorso alla Corte Suprema per far rientrare in Italia Massimiliano Latorre, che si sta riprendendo dalla leggera ischemia cerebrale di cui è stato vittima il 31 agosto. La prima udienza è già stata fissata per lunedì prossimo, 8 settembre, hanno riferito fonti diplomatiche.

L’istanza si fonda sulla necessità di favorire il pieno ristabilimento del sottufficiale tarantino, che già domani potrebbe essere dimesso dall’ospedale di New Delhi, in cui è stato sottoposto alle prime terapie riabilitative. I legali dello studio Titus, che difende i due fucilieri della Brigata San Marco, hanno spiegato che le condizioni di Latorre sono migliorate e le cure ricevute sono soddisfacenti, ma nel ricorso si sottolinea come la vicinanza della compagna e dei figli ne favorirebbero la piena ripresa dall’ischemia, riducendo i rischi di recidiva come lo stress. Una decisione sull’eventuale rimpatrio è attesa per i prossimi giorni.

La proposizione della difesa era stata concordata in occasione della visita del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che lunedì scorso era volata a New Delhi per accertarsi delle condizioni di Latorre. Nelle stese ore il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, aveva spiegato che il malore del marò “cambia la situazione” e il modo in cui deve reagire l’Italia “sotto tutti i punti di vista”.

Insieme a Salvatore Girone, Latorre è bloccato in India da due anni e mezzo con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani mentre era in servizio di scorta a una petroliera italiana al largo delle coste del Kerala. I due hanno già avuto il permesso di tornare temporaneamente in Italia per due volte, ma nell’ultima occasione, nel marzo 2013, si scatenò un braccio di ferro perche’ il governo italiano si era inizialmente opposto al loro rientro in India, salvo fare marcia indietro dopo le minacce di ritorsioni di New Delhi. 

Nei giorni scorsi l’ex ministro degli Esteri del Governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata, ha spiegato come andarono i fatti in un’intervista a “Libero”, attribuendo la responsabilità dell’incredibile dietro front a Mario Monti e a Corrado Passera, allora ministro dello Sviluppo Economico, i quali hanno così messo in pericolo la vita e la sicurezza di due militari italiani in missione decisa dal Parlamento.

Inoltre Terzi ha messo in evidenza come in modo assolutamente incomprensibile la procura di Roma non emise alcun decreto di fermo o di impedimento all’espatrio di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – pur sempre indagati per un supposto omicidio avvenuto in territorio italiano e in acque internazionali – due evenienze che egli stesso aveva imposto nell’affidavit rilasciato alle autorità indiane, perché i due sottufficiali tornassero in Italia per votare alle elezioni politiche del febbraio 2013. 

La versione di Terzi, avvalorata da documenti e atti pubblici, scoperchia un vaso di Pandora di incredibili complicità per un atto che dovrebbe avere rilevanza penale per tutti i ministri che se ne sono finora occupati in modo assolutamente errato.

(Fonte: AGI) © RIPRODUZIONE RISERVATA