La lunga notte di paura per l’Europa: chiuse le urne in Scozia, domani mattina i risultati

Il referendum ha avuto un’affluenza teorica del 97%, testa a testa che non farà dormire molti. Rischiamo di frantumare il Regno Unito, l’Europa e il residuo di valore degli Stati nazionali, che invece hanno ancora un ruolo da svolgere

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Chiuse le urne in Scozia, dove i 4,3 milioni di scozzesi chiamati alle urne per decidere se mantenere l’Unione con l’Inghilterra, il Galles e l’Irlanda del Nord ovvero mandare nell’inceneritore della Storia il Regno Unito, che da 307 anni fa grande i britannici e li rende protagonisti della politica mondiale.

L’incertezza regna sovrana in Scozia e nel resto d’Europa, in attesa dei risultati finali: una vittoria del “Sì” scatenerebbe un effetto domino in tutta Europa e la fine brusca degli Stati nazionali, che non sono più in grado parzialmente di esercitare le prerogative della sovranità interna e per nulla più quella esterna.

Ma un vuoto di potere renderebbe un facile boccone questi territori, queste micro-patrie che non hanno e non potrebbero mai avere la capacità di agire sul piano internazionale. Ne guadagnerebbe di certo la Germania, che non conosce queste spinte secessioniste, che si presenterebbe come elemento ordinatore del Continente. 

Uno scenario che dovrebbe fare rabbrividire chi conosce un minimo di storia contemporanea. Invece, è un giubilo continuo di indipendenstismi e di indipendentisti, mentre la parte pensante dell’Europa passerà la notte riflettendo sul momento di svolta della vita politica e istituzionale europea.

Anche se vincesse in “No”, niente rimarrebbe come prima. I primi a doversene rendere conto dovrebbero essere gli inglesi, i gallesi e i nordirlandesi, ma anche tutti gli altri governi degli Stati membri dell’Europa Unita. La notte di paura e l’evidente interconnessione tra i 28 Paesi dimostrano la ineluttabilità di una veloce riforma delle istituzioni europee, incapaci di trovare la correta coniugazione tra sovranità esterna, sovranità interna agli Stati e autonomie locali. 

In tutta Europa i movimenti indipendentisti sono in trepidante attesa, per sferrare l’attacco decisivo per distruggere le nazioni di cui sono parte (spesso godendo diritti e privilegi non riconosciuti alle altre regioni dello stesso Paese: per esempio le cinque regioni a Statuto Speciale italiane). 

Ci risveglieremo nei guai (con la vittoria del “Sì”) o con una prospettiva di cambiamento da attuare con rapidità (in caso di vittoria del “no”), per raccogliere istanze comunque meritevoli di tutela?

La lunga notte della paura in Europa è anticipata dall’esercizio del diritto di voto, una caratteristica che distingue i sistemi politici autoritari dalle democrazie, se il voto si svolge in modo libero, trasparente e senza brogli.

Comunque vada, qualsiasi sia l’esito, il Day After – il 19 Settembre 2014 – sarà una data di svolta per l’Europa: dalle isole Shetland a Lampedusa: che lo si riconosca o meno non importa. 

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