Svizzera, caso sospetto di ebola a Losanna: attivata procedura di sicurezza

Un cittadino della Guinea ha mostrato i sintomi della febbre emorragica e si trova ricoverato presso il CHUV di Losanna, lo stesso dove ha ricevuto cure Michael Schumacher. Il giovane richiedente asilo ha dichiarato che un suo parente è morto a causa della contrazione del virus

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Losanna – Un giovane originario dalla Guinea, richiedente l’asilo in Svizzera, è ricoverato da oggi presso il Centro Ospedaliero Universitario di Vadois, a Losanna (CHUV), con il sospetto di aver contratto il virus dell’ebola. È già scattata la procedura di emergenza sanitaria, per verificare se questa persona sia veramente affetta dalla malattia che sta causando migliaia di morti in Africa Occidentale. Lo ha reso noto l’Ufficio Federale della Sanità Pubblica (UFSP) della Svizzera, aggiungendo che “per la popolazione svizzera non c’è alcun pericolo”.

Il giovane è giunto lo scorso 17 settembre al Centro di registrazione e di procedura (CEP) di Vallorbe, nel Cantone di Vaud e avrebbe dichiarato di essere partito due giorni prima dalla Guinea con destinazione Francia. Il suo arrivo nella cittadina elvetica si sarebbe verificato durante il periodo di incubazione (che al massimo dura 21 giorni). Un dato preoccupa i sanitrari svizzeri, che stanno trattando il caso con la massima attenzione e in una cornice severa di sicurezza: il giovane avrebbe dichiarato che un parente sarebbe morto di ebola.

A questo punto, i responsabili del CEP di Vallorbe avrebbero attivato la procedura di emergenza, informando l’UFSP, che ha proceduto al ricovero nella struttura di Losanna. Quel che preoccupa i sanitari svizzeri è ha dichiarato che un membro della sua famiglia sarebbe morto di ebola.

“Inizialmente – scrive l’UFSP – non ha mostrato alcun sintomo di malattia”. Oggi, a una settimana esatta dalla procedura di confinamento in quarantena per motivi di sicurezza, al giovane guineiano è stata riscontrata febbre, per cui riceve le cure per sospetto ebola. Sono in corso le analisi ematiche del caso per determinare la reale consistenza dell’allarme.

Tuttavia, le autorità sanitarie elvetiche hanno dichiarato che procederanno a informare la cittadinanza sull’evoluzione del caso, ma hanno tranquillizzato l’opinione pubblica, sostenendo che proprio la rapidità con cui tutta la filiera di controllo ha agito “dimostra che il dispositivo predisposto funziona”.

Si spera che anche in Italia si possa dire la stessa cosa. Nel nostro Paese l’ospedale Spallanzani di Roma opera come centro di coordinamento in caso di rilevazione di sintomi riconducenti all’ebola e il ministero della Salute, con l’ausilio di tutta la catena della pubblica sicurezza, assolve alle funzioni di monitoraggio da tutti i gangli periferici di allarme.

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