F35, alla Camera passata mozione Pd sul ridimensionamento del programma JSF. Nel momento più opportuno… (video)

Tra spending review e folli idee – visto il contesto internazionale – la mozione impegna il Governo a cercare di smantellare la difesa aerea nazionale e a mettere in crisi il fianco centro-meridionale della NATO. In un Mediterraneo che sprizza pace con tutte le onde possibili, è la soluzione più adatta allo spirito dei tempi…

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Roma – È passata ieri in Aula alla Camera dei Deputati la mozione del Partito Democratico (segnatevelo bene, che servirà ricordarlo prima o poi…), che chiede al Governo il riesame del programma relativo ai velivoli multiruolo (caccia, bombardieri e intercettori) F35 “Lightning” Joint Strike Figher e punta al dimezzamento del budget finanziario previsto (di 14 miliardi in 23 anni!!!).

Sono state perciò approvate le mozioni della composita maggioranza di governo e quella di Forza Italia, mentre sono state bocciate le mozioni di Sel e del M5S che chiedevano la completa cancellazione della partecipazione italiana al programma multinazionale indetto per sostituire la flotta delle tre tipologie di velivolo (caccia, bombardiere e intercettore: repetita iuvant) con un aereo di 5^ generazione che assicuri la superiorità aerea in una zona del mondo in cui non sembrano scemare le tensioni (il peggio deve ancora venire: speriamo di sbagliarci).

Il capogruppo PD in commissione Difesa alla Camera, Gian Piero Scanu, nel corso delle dichiarazioni di voto delle mozioni ha affermato che la mozione impegna il governo “a riesaminare l’intero programma F-35 per chiarirne criticità e costi con l’obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario originariamente previsto, così come indicato nel documento approvato dalla Commissione parlamentare difesa della Camera dei deputati a conclusione dell’indagine conoscitiva sui sistemi d’arma, in vista del Consiglio europeo del dicembre 2013, tenendo conto dei ritorni economici e di carattere industriale da esso derivanti“, come si può leggere nel dispositivo della mozione approvata ieri.

Il governo, con lo stesso atto di indirizzo che però non è vincolante, è impegnato “a ricercare, entro questi limiti, ogni possibile soluzione e accordo con i partner internazionali del programma F-35, al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici, valorizzando gli investimenti già effettuati nella Faco e la sua potenzialità quale polo produttivo e logistico internazionale; a mantenere costante il controllo sulla piena rispondenza dei velivoli ai requisiti di efficienza e di sicurezza e ai criteri operativi delle Forze armate“. Risultano firmatari della mozione: Scanu, Marazziti, Aiello, Bolognesi, D’Arienzo, Ferro, Fioroni, Fontanelli, Carlo Galli, Garofani, Gregori, Marantelli, Massa, Moscatt, Salvatore Piccolo, Giuditta Pini, Stumpo, Valeria Valente, Villecco Calipari, Zanin, Carra, Iacono, Amoddio.

Tuttavia la stessa mozione riconosce in premessa che “il quadro delle relazioni internazionali risulta caratterizzato da un moltiplicarsi di nuove e crescenti situazioni di accesa criticità e complessità che chiamano il nostro Paese ad assumersi le proprie responsabilità nell’ambito delle istituzioni sovranazionali e delle alleanze di cui fa parte: Onu, Unione europea e Nato” e che “le responsabilità del nostro Paese risultano ancor più accentuate dal ruolo di guida dell’Unione europea assunto dall’Italia in questo semestre e dalla designazione del Ministro Mogherini come responsabile della politica estera e di sicurezza dell’Unione europea e obbligano il nostro Paese ad adoperarsi per realizzare una più incisiva ed unitaria strategia politica dell’Europa in grado di affrontare le crisi in atto“.

Obiettivi ambiziosi che comportano da un lato “la necessità di non lasciare nulla di intentato sul difficile terreno dell’iniziativa diplomatica al fine prioritario di porre le condizioni per una soluzione negoziata delle principali aree di crisi, a partire da quella Ucraina, dall’altro, dalla altrettanto pressante necessità di un contenimento e di una riduzione della spesa pubblica dell’Italia e, ancora, da quella di assicurare la disponibilità di forze armate efficienti, moderne ed integrate in ambito europeo e con i Paesi alleati“. Se non siamo alla quadratura del cerchio, poco ci manca.

La quantità di risorse che il nostro Paese prevede di destinare ai sistemi d’arma, così come quella destinata al personale, è al momento – si sottolinea – ancora superiore a quelle individuate dal provvedimento di riforma dello strumento militare, mentre sono invece significativamente inferiori le risorse destinate all’esercizio, secondo il paradigma, condiviso in più occasioni dal Governo e dal Parlamento, di una ripartizione della spesa che riservi il 50 per cento del budget alle spese per il personale, il 25 per cento a quelle per l’esercizio e il 25 per cento agli investimenti“. Un’evidente contraddizione verso quanto richiesto dal tanto ammirato presidente statunitense, Barack Obama, che al Nato Summit di inizio settembre in Galles ha chiamato gli Alleati a prendersi le proprie responsabilità sulla difesa integrata dell’Alleanza Atlantica, in considerazione del momento difficile per la pace mondiale.

Nella mozione della Camera peraltro si puntano i piedi sul fatto che ogni decisione sulla Difesa debba passare per l’organo legislativo, anche per “l’attività di ammodernamento e rinnovamento dei sistemi d’arma“, che vanno collocate in base allo “scenario strategico“, così come “sulla considerazione degli impegni internazionali assunti e, non ultimo, sul livello delle risorse disponibili“. Del resto, marcano i deputati firmatari, sono stati molti i “dubbi che riguardano il programma F-35“, soprattutto in ordine ai problemi tecnici riscontrati dal capofila delle case costruttrici, la Lockeed Martin.

In tempi di Mediterraneo solcato da venti di pace (…) e senza alcuna minaccia alla sicurezza italiana ed europea, dimezzare il budget per ammodernare l’Aeronautica Militare ci sembra una decisione intelligente. Senonché, la pace nel Mediterraneo “allargato” è confinata nei desideri di tutti, mentre lo smantellamento della difesa e dell’aeronautica militare è dietro l’angolo.

Con un investimento di 20 miliardi dal 2015 al 2047 – ossia meno di un miliardo di euro all’anno – si renderebbe efficiente ed efficace l’arma aerea e non lascerà . La politica nazionale e regionale hanno lo stesso costo, se non maggiore, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti in termini di governo del Paese e di soluzione di una parte dei problemi che attanagliano la Penisola.

(Credit: Lockheed Martin, Camera.it) © RIPRODUZIONE RISERVATA