Spagna, la Corte Costituzionale sospende il referendum indipendentista in Catalogna

Dopo una riunione straordinaria, i giudici hanno dichiarato ricevibili i due ricorsi presentati dal governo di Madrid e così automaticamente accordato la sospensione cautelare della norma e delle disposizioni impugnate. Le consultazioni erano state convocate per il 9 novembre

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Madrid – La Corte Costituzionale spagnola ha sospeso il referendum indipendentista indetto dalla Generalitat della Catalagna per il prossimo 9 novembre.

Riunita in sessione plenaria, la Corte ha sospeso la legge che prescriveva la consultazione referendaria, ma anche il decreto che indiceva il voto per il prossimo novembre. Entrambi i provvedimenti sono sospesi per 5 mesi, un tempo entro cui l’Ala Corte dovrà esprimersi in modo definitivo sulla questione e motivare la decisione. 

20140929-Mariano-Rajoy-312x207La sentenza segue la reazione del Governo spagnolo di Mariano Racoy (nella foto a sinistra), che aveva adito la Corte per bloccare il processo referendario catalano, nel 300° anniversario dell’unificazione spagnola. Sabato scorso – con una decisione che aveva il tenore della sfida costituzionale – il premier catalano, Artur Mas (nella foto in basso a destra), aveva convocato la Catalogna al voto indipendentista, scatenando la reazione di Madrid. 

Il ricorso alla Corte è stato definito dal primo ministro “un dovere”, perché il referendum “attenta ai diritti” di tutti “gli spagnoli” e “all’unità indissolubile della Spagna“, ha commentato Rajoy, il quale è stato estremamente duro per “deplorare profondamente” la convocazione di un voto per l’indipendenza, che è “contrario alla legge, che ferisce la democrazia, divide i catalani e li allontana dalla Spagna e dal resto d’Europa“, ha sottolineato il premier. 

Tuttavia, Racoy dopo la sentenza la lasciato aperta la porta a un accordo costituzionale che possa far convivere lo Stato20140929-artur_mas-312x207 spagnolo unito e più ampie autonomie. Naturalmente a Madrid temono l’innesco di una spirale pericolosa per il Paese e in questo quadro il governo ha già indicato al sistema postale – che dipende dal ministero delle Infrastrutture – di astenersi dal distribuire materiale informativo e schede elettorali, così da impedire ai catalani all’estero di potersi esprimere. 

Ma sono ovviamente decisioni utili fino a un certo punto, perché questo potrebbe innescare un processo opposto e una radicalizzazione della volontà catalana di spaccarsi dalla Spagna e di aprire una fase critica anche per l’Europa. 

Dopo il fantasma svanito dell’indipendenza della Scozia, dove il referendum ha visto prevalere lo scorso 18 settembre il “No” favorevole al mantenimento dell’unione britannica, in Spagna si riattizza il fuoco delle “piccole patrie” incapaci di stare in sicurezza in questo mondo globalizzato e più insicuro che mai. 

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