Nobel Medicina a John O’Keefe e ai coniugi Moser per scoperta di una sorta di ‘Gps del cervello’

Ci permette di orientarci nello spazio, dimostrando così una base cellulare per le funzioni cognitive più elevate. Gli scienziati si dividono in 2 parti un riconoscimento pari a 8 milioni di corone svedesi (oltre 880mila euro)

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Oslo – Il Nobel per la Medicina 2014 è stato assegnato a John O’Keefe e ai coniugi May-Britt ed Edvard I. Moser per la scoperta di una sorta di ‘Gps del cervello’ che ci permette di orientarci nello spazio, dimostrando così una base cellulare per le funzioni cognitive più elevate.

L’annuncio è stato dato oggi a Stoccolma, nel corso della tradizionale conferenza stampa al Karolinska Institutet svedese. Gli scienziati si dividono in 2 parti (la prima a O’Keefe, la seconda a marito e moglie) un riconoscimento pari a 8 milioni di corone svedesi (oltre 880 mila euro).

I Moser sono la quinta coppia sposata a vincere un Nobel, sottolinea sul proprio profilo Twitter l’Accademia dei Nobel. “E’ fantastico, sono ancora sotto shock. Quando me l’hanno detto mi sono messa a piangere”, è stato il primo commento a caldo di May-Britt Moser. In un audio postato via Twitter sul sito dei Nobel, la scienziata spiega di avere appreso la notizia mentre era impegnata in una serie di riunione con i collaboratori di laboratorio. “E’ così eccitante”, ha esclamato.

“Sono ancora sulla luna”, ha detto il 75enne O’Keefe che – in un’intervista postata sul sito ‘Nobelprize.org’ – racconta il momento della fatidica telefonata con cui gli è stato comunicato di essere il destinatario del massimo riconoscimento per uno scienziato: “Stavo lavorando a casa”, a Londra “alla mia scrivania, come faccio a volte di mattina”. Lo scienziato riferisce anche di aver incontrato i Moser sia nel suo centro ricerche che nel loro ufficio a Oslo, dove è stato anche un paio di settimane fa. Sui 43 anni di attesa dalla scoperta, nel 1971, delle cellule che gli hanno valso il premio, O’Keefe risponde: “Sono stato paziente – ironizza – D’altronde ho la reputazione di esserlo”. E in attesa di ‘esporsi’ in una conferenza stampa al Wellcome Trust il neo Nobel conclude: “Per ora mi sto ancora nascondendo in casa”.

John O’Keefe, doppia cittadinanza americana e inglese, e i norvegesi Moser si sono guadagnati il premio per gli studi che hanno portato alla descrizione del nostro ‘Gps interno’: un sistema di posizionamento localizzato nel cervello, che ci permette di orientarci nello spazio. In particolare, nel 1971 O’Keefe ha scoperto i primi componenti di questo Gps: un gruppo di cellule ‘localizzatrici’ che hanno il compito di tracciare una mappa dello spazio circostante, posizionandosi al suo interno. Oltre 30 anni dopo, nel 2005, i Moser hanno scoperto un altro tassello chiave, identificando un altro tipo di cellule nervose (cellule ‘griglia’) che generano un sistema di coordinate in grado di localizzarci ancora più precisamente. Insieme, i due tipi di cellule ci rendono possibile determinare una posizione e ‘navigare’ all’interno di ambienti complessi.

John O’Keefe, May-Britt Moser e Edvard I. Moser – sulla lettera finale del cognome di quest’ultimo c’è stato per diversi minuti un refuso nell’home page del sito Nobelprize.org – hanno risposto a una domanda che ha assillato per secoli scienziati e filosofi, su tutti Immanuel Kant più di 200 anni fa: come il nostro cervello crea una mappa dello spazio che ci circonda e come riusciamo a ‘navigare’ in un ambiente complesso? In altre parole, come viviamo l’ambiente intorno a noi? E’ tutto merito del ‘tom tom cellulare’ che oggi si è meritato il massimo riconoscimento per la medicina.

Studiando dalla fine degli anni ’60 ratti liberi di muoversi in una stanza, O’Keefe ha scoperto che nel cervello alcuni neuroni dell’ippocampo si attivavano quando l’animale assumeva una particolare posizione nello spazio. Ha così potuto dimostrare che queste cellule localizzatrici non registrano semplicemente un input visivo, ma costruiscono una vera e propria ‘mappa interna’ dell’ambiente che viene archiviata e memorizzata.

Anni dopo i coniugi Moser, analizzando l’ippocampo di ratti in movimento, hanno individuato un altro tipo di attività in un’area vicina del cervello, la corteccia entorinale. In questa zona, alcuni neuroni si ‘accendevano’ quando gli animali passavano da un punto all’altro lungo un percorso esagonale. Tutte insieme, queste cellule griglia costituivano un unico schema di coordinate spaziali che guidava il cammino dei ratti. Altre cellule della corteccia entorinale, poi, riconoscevano la direzione in cui si spostava il topo e i confini della stanza. Le cellule scoperte da moglie e marito, insieme alle ‘localizzatrici’ identificate da O’Keefe, formano il circuito che costituisce il Gps ‘da Nobel’. Ricerche più recenti, basate su tecniche di imaging cerebrale e analisi di pazienti sottoposti a neurochirurgia, hanno infatti confermato che questo sistema esiste anche nel cervello umano. Non solo: è spesso il primo a ‘saltare’ nei pazienti colpiti da Alzheimer che perciò si perdono e non riconoscono il luogo in cui si trovano.

(Adnkronos)