Renzi e l’incontro con i sindacati: “sorprendenti punti di intesa”. Ma la Cgil si divide da Cisl e Uil sulla strategia

Camusso conferma la manifestazione. No di Angeletti e Furlan

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Roma, 7 ott. – “Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia”. È la frase d’esordio, secondo quanto viene riferito da fonti di Palazzo Chigi, del presidente del Consiglio Matteo Renzi al vertice con i sindacati svoltosi questa mattina sul Job Act

Alla riunione hanno partecipato, oltre a Renzi, anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan, la titolare della Funzione pubblica, Marianna Madia e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Per i sindacati sono presenti i segretari generali di Cgil, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Luigi Angeletti e Geremia Mancini, il segretario generale aggiunto della Cisl, Annamaria Furlan. Al momento è in corso il vertice con Confindustria e imprese. Tutti nella Sala Verde di Palazzo Chigi, come ai bei vecchi tempi della concertazione.

SINDACATI DIVISI: CGIL MANIFESTA, NO DI CISL E UIL
I sindacati escono divisi dal vertice con il governo sul ddl lavoro. Da una parte la Cgil di Susanna Camusso che conferma la manifestazione del 25 ottobre. Dall’altra Cisl e Uil che invece si dicono pronti al confronto con l’esecutivo.

La Cgil conferma il “giudizio negativo del modo in cui si sta ponendo l’intervento sul lavoro” e conferma “la necessità della manifestazione del 25 ottobre”, spiega Susanna Camusso, secondo la quale Renzi ha ripetuto cose “che non determinano un cambiamento della valutazione che la Cgil” sulle scelte fatte e sul Job Act. Si registra solo “una disponibilità del premier a discutere del tema della rappresentanza ma per tutto il resto – ha sottolineato – non abbiamo registrato una disponibilità”.

Camusso ha ribadito il totale dissenso sulle modifiche all’art.18. “Non c’è stato nessun passo avanti – ha aggiunto – il presidente del Consiglio con il suo atteggiamento ha ribadito che “delle materie del lavoro se ne occupa il Governo senza confronto. Ascolta ma poi decide unilateralmente”.

Di diverso avviso la Uil, che chiude all’ipotesi di una manifestazione unitaria del sindacato: “La tecnica di fare una iniziativa, per quanto simbolicamente consistente non sia sufficiente. Bisogna essere credibili”, ha detto Luigi Angeletti Ancora più esplicito il segretario confederale della Cisl: “Meno male, forse inizia un nuovo percorso”, ha spiegato Anna Maria Furlan ribadendo la massima disponibilità del sindacato a confrontarsi col governo. “La voglia di cambiare questo paese non ce l’ha solo Renzi, ce l’abbiamo tutti e il sindacato confederale più di ogni altro”.

“La domanda – ha detto rispondendo ai giornalisti in conferenza stampa – non è come mai ci vediamo alla vigilia della fiducia, la cosa che semmai deve stupire è che ci sia voluto così tanto tempo per rendersi conto delle difficoltà che ci sono”. “Se si è preso coscienza, finalmente abbiamo uno spiraglio su come cambiamo il paese, come ridiamo speranza, è questa la vera questione che dobbiamo portare avanti”. “La massima disponibilità a vederci – ha concluso – è data dai bisogni di chi rappresentiamo che sono disoccupati, lavoratori che rischiano di perdere il lavoro e i pensionati”.

RENZI AI SINDACATI: SORPRENDENTI PUNTI D’INTESA 

“Ci sono sorprendenti punti di intesa”. Così Matteo Renzi, stando a quanto riferisce uno dei partecipanti, avrebbe concluso la riunione premier con i sindacati sul Job Act. Nella legge di Stabilita’, ha spiegato Renzi, vi sara’ uno stanziamento di un miliardo e mezzo per i nuovi ammortizzatori sociali, mentre il Bonus degli 80 euro diventera’ strutturale dal prossimo anno. “Stiamo studiando – ha precisato il premier – le modalita’ tecniche”. Sempre nella legge di Stabilita’ e’ previsto lo stanziamento di 1 miliardo per la scuola e di 2 miliardi per la diminuzione delle tasse sul lavoro. Inoltre, sarebbe intenzione del governo introdurre nell’emendamento al Job Act la regolazione della rappresentanza sindacale e un ampliamento della contrattazione decentrata e aziendale. Il presidente del Consiglio avrebbe sottolineato che si tratta di modifiche “condivisibili”, suggerite dal Pd, “in particolare dalla parte che non sta con me”

Ieri il Cdm ha autorizzato la questione di fiducia sulla legge delega del Job Act e presentare un proprio emendamento. Probabile, quindi, che stamane l’esecutivo ponga la questione di fiducia in Senato. L’opposizione interna al Pd ha tentato fino all’ultimo di impedire questa decisione. Stefano Fassina su twitter prima constata e poi avverte Renzi: “Se la delega resta in bianco è invotabile e con la fiducia conseguenze politiche”. Riportato in maniera meno sintetica: il governo Renzi non può pensare di soffocare il dibatitto interno al partito di maggioranza relativa. Il premier deve tenere conto delle diverse sensibilità e promuovere, in quanto anche segretario dello stesso Pd, la ricerca di un momento di sintesi. Il governo però ha deciso di forzare la mano con una richiesta di fiducia sfidando la minoranza Pd e Forza Italia, che attraverso Giovanni Toti ha fatto sapere che una richiesta di fiducia non vedrà i berlusconiani votare a favore dell’esecutivo, per tappare eventuali buchi da parte della maggioranza.

(AGI)