Roberta Pinotti: “lo Stato Islamico non può progredire oltre nella sua espansione territoriale”. In che senso?

Il ministro della Difesa ha concluso l’audizione di fronte alle commissioni Affari Esteri e Difesa riunite di Camera e Senato con una dichiarazione che avrebbe dovuto sollevare i senatori e i deputati presenti: non è accaduto. Quindi, la Coalizione Internazionale serve a “contenere” l’Isil (sedicente Stato Islamico)? O serve a debellare una minaccia internazionale e transnazionale di estrema gravità? Molte idee, spesso confuse. “Di fronte a massacri non possiamo voltarci dall’altra parte”. Smentito ritorno dei militari italiani a Nassiriya

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Roma – L’audizione della ministra della Difesa, Roberta Pinotti, di fronte alle commissioni riunite Difesa e Affari Esteri di Camera e Senato si è chiusa col botto. Anzi, avrebbe dovuto essere rilevato il botto, perché affermare che “lo Stato Islamico non può progredire oltre nella sua espansione territoriale(dal minuto 22.05 al minuto 22.18) significa promuovere una sorta di politica di contenimento di un’organizzazione terroristica che intende trasformarsi da soggetto transnazionale a soggetto della Comunità Internazionale.

Una presa di posizione dal sen fuggita o, molto più probabilmente, letteralmente riferita dalla ministra della Difesa, leggendo una relazione scritta da altri. Lo dimostrerebbe infatti il riferimento a “ecclesiastici sunniti”, fatto poco prima, nel corso dell’esposizione della comunicazione della ministra Pinotti, lei stessa sorpresa dalla definizione dal correggerla in corso d’opera con un più opportuno “religiosi“. Il che dovrebbe ridimensionare la figura della signora ministra, che non scrive neanche quel che riferisce in una sede istituzionale di siffatta delicatezza.

Ma andiamo con ordine. Il conflitto contro i miliziani dell’autoproclamato Stato Islamico – in realtà ISIL (Islamic State of Iraq and Levant), nato come una costola di al-Qaeda e incanalato nella costituzione di un Califfato Islamico a partire da Siria e Iraq – prosegue da parte della resistenza curda e dai velivoli della Coalizione Internazionale guidata dagli Stati Uniti. In questo quadro di escalation di spiattellata brutalità e atrocità utilizzate a fini mediatico-propagandistici (niente di nuovo sotto il sole…), “hanno preso avvio anche lo studio e la pianificazione di ulteriori contributi che il nostro Paese può mettere in campo per inibire le capacità offensive dello ‘Stato islamico’, nonché stabilizzare la regione“.

La seduta integrale (con gli interventi della ministra della Difesa e del sottosegretario agli Esteri)

Così si è espressa la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, durante le comunicazioni rese alle commissioni riunite Affari Esteri e Difesa di Camera e Senato, sugli sviluppi del quadro internazionale e con particolare riferimento alla crisi in Iraq e Siria.

Il nostro orientamento – ha proseguito Pinotti – è, in primo luogo, quello di fornire ulteriori stock di munizioni di modello ex sovietico, provenienti dal materiale confiscato nel 1994“. “Dello stock – ha precisato – potranno far parte anche armi, munizioni controcarro e blindati in uso all’Esercito Italiano e giudicati cedibili“.

Successivamente, Pinotti ha chiarito che “l’Italia invierà 280 militari in Iraq, nella regione di Erbil, per addestrare i combattenti curdi impegnati nel contrasto all’avanzata dell’Isis“. “Circa 80 di questi 280 militari – ha precisato Pinotti – saranno dei consiglieri per gli alti comandi delle Forze irachene“. Ma c’è da considerare che “sono in arrivo in Italia alcuni militari curdi che verranno addestrati all’uso dei sistemi d’arma che abbiamo già ceduto loro“. Sono invece “destituite di fondamento alcune anticipazioni che parlavano di un impegno” dell’Italia “a Nassiriya“.

La notizia è diffusa dal settimanale l’Espresso – in edicola venerdì – secondo cui i militari italiani parteciperebbero in quel teatro a un’operazione condotta in cooperazione con la Spagna, dopo l’annuncio a Madrid del ministro Pedro Morenes. L’operazione italo-spagnola sarebbe rivolta all’addestramento in tempi rapidi un’intera brigata dell’esercito iracheno, tali da essere pronte a entrare in azione già entro dicembre.

Oltre a questo impegno di personale, l’Italia invierà nell’area un Boeing KC-767 per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri della Coalizione Internazionale, due droni Predator per la sorveglianza dall’alto e un’aliquota di ufficiali da dispiegare nell’unità di comando e controllo dell’operazione.

Alla fine della propria relazione, Roberta Pinotti ha affermato che “di fronte ai massacri di gente inerme, non abbiamo la possibilità di voltarci dall’altra parte: abbiamo un dovere morale di reagire e una necessità razionale per farlo, perché lo ‘Stato islamico’ non può progredire oltre nella sua espansione territoriale“, come detto una sonora sciocchezza. 

Da circa due mesi – ha ancora ricordato – l’avanzata in Iraq e in Siria delle forze militari del cosiddetto ‘Stato islamico’, accompagnata da indicibili violenze compiute indifferentemente contro i civili inermi e contro i militari fatti prigionieri, ha imposto a tutti noi di tornare a occuparci di questa regione del mondo, da moltissimi anni afflitta da guerre che paiono non avere fine“. “Oggi – ha concluso il ministro della Difesa – “questa organizzazione ha alcuni dei caratteri tipici di uno Stato, ma opera poi con le modalità che distinguono i grandi gruppi terroristici transnazionali“. Un’altra affermazione discutibile, perché l’Isil non è uno Stato, ma è un movimento terroristico transnazionale che intende trasformarsi in Stato. E con questo tipo di “nemici” (come l’Italia), l’obiettivo non è impossibile da conseguire.

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