I turisti dovranno conoscere la sharia, prima di entrare in Iran: via libera del ‘Parlamento’ alla legge

Le norme shaharitiche dovranno essere  conosciute dai turisti, anzitutto quelle riguardanti le relazioni tra uomini e donne. Le opposizioni: colpo al turismo nel Paese, appena ripresosi dopo il gelo causato dagli otto anni della presidenza di Mahmoud Ahmadinejad

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Tutti i turisti che visiteranno l’Iran dovranno conoscere la legge islamica in vigore. Lo ha stabilito una legge approvata dal Majles (parlamento) di Teheran, secondo cui i turisti dovranno essere informati sulle regole sharaitiche, in prima battuta, al momento della richiesta del visto e, in seconda fase, al momento del loro ingresso nel Paese.

Secondo l’agenzia d’informazione Ilna, la nuova normativa prevede che a fornire le informazioni siano il ministero degli Esteri e l’Istituto nazionale per i Beni Culturali.

Secondo fonti dell’opposizione, la nuova legge danneggerà il turismo iraniano che, nell’ultimo anno, a seguito dell’elezione del presidente moderato Hassan Rouhani, aveva registrato una ripresa rispetto agli otto anni di governo del conservatore Mahmoud Ahmadinejad (2005-2013).

La nuova norma rientra in un progetto di legge più articolato che mira a rafforzare le azioni della polizia etica all’interno della società iraniana, dove negli ultimi anni sembra essersi affermata una certa tendenza laica.

Il Majles – in realtà un’Assemblea Consultiva Islamica – sta aumentando gli spazi di intervento della polizia etica per garantire il rispetto della morale islamica su questioni come il rispetto del velo islamico (hijab), il divieto di utilizzo di parabole satellitari e i rapporti tra uomo e donna in pubblico.

Una precisa ulteriore deriva estremista che manifesta una corsa fondamentalista per fronteggiare il radicalismo wahabita in vigore in Arabia Saudita, il contender geopolitico e geostrategico dell’Iran nella regione. In Arabia Saudita, infatti, la polizia religiosa ha il compito di punire i comportamenti considerati contrari all’islam, sottoponendo la popolazione indigena e gli stranieri a un regime dittatoriale quasi impermeabile. 

Un cristiano – tanto per fare un esempio – non può indossare un Crocefisso, senza rischiare pene severissime che possono arrivare a quella capitale.

Ieri all’Assmblea Generale delle Nazioni Unite è stato ufficialmente presentato il rapporto sullo Stato dei diritti umani in Iran, sottoscritto dallo special rapporteur per l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Ahmed Shaheed, che ha puntato l’indice verso l’Iran, dove aumentano le discriminazioni su base religiosa, le condanne per apostasia, le violenze per imporre la conversione alla religione di Mohammed. 

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