Obama, il “Sor Tentenna” azzoppato dalla vittoria Grand Old Party. I Repubblicani controllano il Congresso degli Stati Uniti

La straordinaria affermazione del Partito Repubblicano colora di “rosso” il Senato e la Camera dei Rappresentanti, una sonora bocciatura della gestione obamiana di una realtà complessa, che necessita un presidente e un governo reattivo. Maggioranza record in entrambe le camere. Alla Camera arriva Alma Adams, paladina dei diritti delle donne e (finora) 100^ donna eletta a Capitol Hill. Vanity Fair anticipa: Angelina Jolie verso la politica

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Washington – Secondo le proiezioni della Cnn, ai repubblicani andrebbero 246 dei 435 seggi della Camera dei rappresentanti, la più grande maggioranza mai avuta dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Anche se i risultati ufficiali ancora attesi alla fine daranno al Gop 242-243, come stimano altre proiezioni, è comunque consistente, di oltre 10 seggi, il bottino che portano a casa i repubblicani che già dal 2011 controllano la Camera. Lo Speaker John Boehner, ringraziando gli elettori per la fiducia conferita al Gop, ha anche sottolineato di accogliere “con umiltà la responsabilità che ci è stata data dal popolo americano. Questo non è il momento di festeggiare – ha aggiunto – è il momento di iniziare a dare risultati e trovare soluzioni ai problemi del nostro paese, a cominciare dall’economia ancora in difficoltà”.

Ma è soprattutto al Senato che la riscossa dei repubblicani, che hanno saputo cavalcare a fini elettorali lo scontento e la rabbia contro l’amministrazione Obama, ha avuto i risultati che cambieranno lo scenario politico di Washington. Sono sette, ma potrebbero anche aumentare, i seggi strappati ai democratici nella tornata elettorale di ieri.

In Carolina del Nord è stata sconfitta la senatrice democratica Kay Hagan da Thom Tillis che l’ha attaccata senza tregua per la sua vicinanza politica ad Obama. In Iowa ha vinto Joni Ernest, la veterana dell’Iraq diventava famosa per lo spot in cui ricordava che da giovane castrava maiali in una fattoria. In Arkansas non è servito a nulla l’intervento di Bill Clinton per cercare di salvare il senatore Mark Pryor sconfitto da Tom Cotton. Anche in Colorado, negli ultimi anni una roccaforte democratica grazie anche ai tanti elettori giovani ed appartenenti alle minoranza, i democratici hanno incassato una dura sconfitta, con il senatore Mark Udall mandato a casa da Cory Gardner, repubblicano che non ha esitato a fare affermazioni sgradite all’elettorato femminile.

I repubblicani hanno anche vinto in Montana, South Dakota e West Virginia seggi prima in mano ai democratici. Ma il vantaggio potrebbe allargarsi visto che ancora non è stato dichiarato il vincitore in Alaska e che in Louisiana si andrà al ballottaggio ai primi di dicembre, ed in entrambi gli stati i repubblicani sono in vantaggio.

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Per il partito repubblicano questa vittoria significa il rifiuto delle fallimentari politiche del presidente Obama“. “Ai repubblicani è stata data l’opportunità di guidare il paese in una migliore direzione e i repubblicani alla Camera e al Senato sono pronti ad ascoltare il popolo americano. Speriamo che lo farà anche il presidente Obama”, ha detto il presidente del partito Reince Priebus.

McConnell: ora dobbiamo cambiare direzione al paese – La vittoria repubblicana al Senato segna un successo per Mitch McConnell, leader del Great Old Party al Senato, che promette di “cambiare direzione” il Paese, ma ricorda anche che vi è un obbligo di lavorare assieme al presidente democratico Barack Obama.

“I giornali diranno che ho vinto la gara. Ma la verità è che stanotte ne comincia un’altra, ben più importante della mia”, ha detto McConnell, in un primo commento dopo la vittoria del suo partito e la riconferma del suo seggio. “Si tratta della gara per cambiare direzione al Paese, per restaurare la speranza, l’ottimismo e la fiducia”, ha precisato. “Non mi aspetto – ha aggiunto – che il presidente si svegli e veda il mondo in maniera diversa. Lui sa che neanche io lo farei. Ma abbiamo l’obbligo di lavorare assieme sulle questioni dove possiamo trovare un accordo. Non è perché abbiamo un sistema con due partiti che ci dobbiamo trovare in una situazione di conflitto perpetuo”. Dichiarazioni da statista, a dimostrazione del fatto che la vittoria repubblicana ha premiato l’establishment del GOP, molto meno le posizioni estreme del Tea Party.

Come leader dei repubblicani al Senato, McConnell (72) è stato uno dei principali avversari di Obama e si è battuto contro la sua rielezione nel 2012. Ma pur criticando l’operato del Presidente, negli ultimi due anni ha lavorato anche per raggiungere compromessi con l’allora maggioranza democratica, raggiungendo un accordo per evitare lo ‘shutdown’ del governo federale. In un’intervista prima del voto, McConnell aveva indicato il commercio e la riforma fiscale come possibili terreni d’intesa con Obama, mentre aveva sottolineato l’intenzione di tenere duro sui temi della spesa pubblica.

Democratici sconfitti: è colpa di Obama – Travolti dal successo repubblicano i democratici puntano il dito contro Barack Obama, considerato responsabile della sconfitta. Per Joe Manchin, senatore democratico della West Virginia, le politiche energetiche dell’amministrazione Obama, troppo orientate alla difesa dell’ambiente, hanno “assolutamente” svantaggiato i democratici in uno stato come il suo dove l’economia è basata sull’estrazione del carbone. “Non ha senso che noi dobbiamo combattere contro il nostro stesso governo, amministrazione e presidente”, ha detto il democratico intervistato da Msnbc.

L’analisi ricorrente dei commentatori americani, anche di area democratica, è che le elezioni siano state più un referendum su Obama e un metro per misurare la rabbia contro la sua presidenza. I democratici ammettono gli errori di comunicazione: agli americani non sono arrivati i progressi fatti sul fronte economico, ma hanno avuto più successo le campagna repubblicane per convincere che il paese va ancora in una direzione sbagliata.

Andrew Cuomo riconfermato governatore di New York – Il democratico Andrew Cuomo è stato riconfermato governatore di New York con il 54% dei voti contro il 40,6% del suo principale avversario, il repubblicano Rob Astorino. La sua vittoria segna tuttavia un risultato inferiore a quattro anni fa, quando ottenne il primo mandato con il 62%. E Andrew Cuomo ha ottenuto anche meno di suo padre Mario, che nel 1986 era stato riconfermato governatore con il 65%.

Intanto è stata eletta alla Camera dei Rappresentanti in North Carolina la democratica Alma Adams, afroamericana e paladina dei diritti delle donne. Sostituisce il deputato Mel Watt, dimessosi nei mesi scorsi. A Capitoll Hill, prima dell’ufficializzazione dei dati (che potrebbe incrementarne il numero), Adams è la centesima donna a sedere sugli scranni del Congresso, in cui vi sono finora 80 donne alla Camera e 20 al Senato, su 535 membri complessivi (100 Senatori e 435 deputati).

I dati definitivi delle elezioni di Mid Term potrebbero però incrementare il numero di donne parlamentari federali, membre del 114° Congresso che si insedierà all’inizio del prossimo gennaio.

Nel corso di un intervista a Vanity Fair, Angelina Jolie sembra annunciare la propria discesa in politica (salita, direbbe il senatore a vita Monti, ma non porta bene…). “Quando si lavora nel settore umanitario si è consapevoli che la politica debba essere considerata”, ha dichiarato l’attrice, ambasciatrice dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Il nuovo passo dunque potrebbe essere annunciato a breve, “perché se si vuole davvero cambiare qualcosa bisogna essere pronti ad assumersi delle responsabilità”, ha precisato. Dopo George Clooney, anche per l’attrice sposata con Brad Pitt sembra avvicinarsi l’ora dell’impegno per il proprio Paese.

Del resto, se i politici falliscono facendo i saltimbanchi, potrebbe perfino accadere il contrario con più successo: un precedente – Ronald Reagan – può dare elementi di speranza agli americani.

(Fnte: Adnkronos, REAL CLEAR POLITICS)