Bologna, dopo l’aggressione a Salvini la Lega chiede: “via Alfano, prefetto e questore”. Il Pd: “Non faccia la vittima”

Il segretario del Carroccio aggredito da ‘pacifici’ esponenti dei centri sociali, che avevano fermato la sua macchina con intenti non violenti … Ma quando mai! Mentre visita un campo rom a Bologna, si becca un’aggressione in piena regola. “Sassate sulla macchina, calci, pugni e sputi. Bastardi, ci avrebbero ammazzati”, dice. Calderoli sbrocca e invoca la legge del taglione (mossa molto intelligente…). Siap: “richieste di dimissioni pretestuose”.  Nello stesso campo, in via Erbosa, qualche giorno fa era stata aggredita una consigliere comunale della Lega, Lucia Borgonzoni

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Bologna – Dopo l’aggressione di cui è stato fatto oggetto il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, si rischia di creare un precedente pericoloso, per cui le aggressioni ai leghisti siano considerate un atto ammissibile, giustificabile, spiegabile con l’avversione alle posizioni del Carroccio in materia di immigrati illegali (non di gente che arriva in Italia rispettando le norme per l’ingresso degli stranieri, per vivere in pace e nel rispetto delle leggi)  

Salvini si doveva recare in visita al campo rom di via Erbosa, dove il 3 novembre scorso una consigliere comunale della Lega, Lucia Borgonzoni, era stata aggredita da una donna che vive nel campo, senza che vi fosse una condanna generale di un atto maleducato e violento.

Ieri, l’auto del parlamentare europeo è stata assaltata da alcuni “balordi dei centri sociali”, ha riferito lo stesso Salvini su Facebook. “Sassate sulla macchina, calci, pugni e sputi. Se questa è la Bologna ‘democratica e accogliente’, dobbiamo LIBERARLA!“, ha scritto Salvini. “Così i balordi dei centri sociali hanno distrutto la nostra macchina, prima ancora che ci avvicinassimo al Campo ROM. Noi stiamo bene. Bastardi“, ha continuato, per poi aggiungere in un altro post alcune fote, commentando: “Questo è l’interno della macchina assaltata dai balordi dei centri sociali. Dietro erano sedute due ragazze e Alan Fabbri. Stanno tutti bene, ma questa non è Democrazia“. ‘‘Siamo stati circondati – ha raccontato ancora – Se non fossimo andati via c’avrebbero ammazzato. Siamo stati aggrediti da questi balordi, già noti alle forze dell’ordine. Le immagini parlano chiaro: se fossimo rimasti ci avrebbero massacrato“. Un dato oggettivo. 

Il video dell’aggressione

Durissimi i commenti che arrivano dal Carroccio.

Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato, ha chiesto “le immediate dimissioni di Alfano. Le sassate ricevute da Matteo Salvini oggi, dimostrano che in questo paese comandano i centri sociali, i rom, i clandestini e i delinquenti. Tutti coloro che in barba alla legge vogliono imporre le proprie convinzioni restano sistematicamente impuniti, peggio: sono coccolati da stampa e sistema. Vergogna. Tanto non ci fermerete mai, la gente è con noi“.

Gianluca Pini, vice capogruppo delle Lega Nord alla Camera, , con la consueta puntualità e nessuna concessione alla divagazione, ha chiesto piuttosto ad Alfano di “rimuovere immediatamente il prefetto e il questore di Bologna: i colpevoli delle violenze a danno della Lega e del suo segretario sono tutte di chi non è stato in grado di difendere le istituzioni democraticamente elette da una banda di delinquenti, peraltro già noti per intimidazioni e violenze“. Pini ha annunciato un’interrogazione parlamentare urgente al ministro dell’Interno, ma anche la richiesta di chiarimenti in aula da parte di Alfano, perché ha rilevato lacune nel funzionamento del dispositivo predisposto dalle forze dell’ordine a Bologna, visto che “dai filmati è chiaro sia il fatto che la stampa fosse informata dell’aggressione premeditata, sia che hanno potuto agire indisturbati senza che nessuno muovesse un dito a difesa di Salvini“.

Il video rallentato e ingrandito

Roberto Calderoli, invece, perdendo l’aplomb per cui è apprezzato in aula come vice-presidente del Senato, ha sbroccato, evocando la “legge del taglione”: in tempi di Isis e di jihad, un atto irresponsabile. “Non è più tollerabile che i balordi dei centri sociali possano continuare ad esercitare violenza e a calpestare le regole della democrazia e del codice penale“, ha dichiarato, aggiungendo che da “ora in poi se non li fermeranno le Forze dell’Ordine, non porgeremo l’altra guancia, ma varrà la legge del taglione: occhio per occhio dente per dente“. Deformazione professionale evidente – con conflitto dentale di interessi – visto che Calderoli è un odontoiatra notissimo a Bergamo, oltre che un appassionato di rally. Ha mancato un Controllo Orario, si potrebbe dire, evocando la legge del taglione incivile e barbara usanza delle società involute. 

Fermo restando che l’aggressione a Salvini è un fatto gravissimo e intollerabile in una democrazia, rispondere come fa Calderoli rischia di dare argomenti a chi strilla per un callo pestato, ma glissa con complicità alle aggressioni altrui. 

Così si dà la stura alle dichiarazioni al vento, come quelle dell’eurodeputato della Lega Gianluca Buonanno, che ha parlato di “aggressione vile e codarda“, evocando “i campi di lavoro”, perché “per certi soggetti il carcere non basta“. Tra Razzi e Kim-Jong-un si direbbe…

Infine Mario Borghezio, si è detto allibito dalla mancanza di forze dell’ordine che sanno bene quanto siano pericolosi i centri sociali“. Parlando con l’Adnkronos, Borghezio si è chiesto quali sarebbero state le conseguenze politiche “se a subire questa aggressione fosse stato il segretario di un altro partito“. Quanto accaduto, prosegue l’esponente leghista, “induce a serie riflessioni su quanti hanno già dimostrato di non saper gestire l’ordine pubblico“. Noi, continua, “siamo l’ultimo baluardo contro le schifose forze che operano in questo paese. Domani sarò a La Spezia al grido di ‘una grande Lega per una grande Italia’ e ho invitato tutti a non cadere in provocazioni“. E sull’ipotesi che Casapound partecipi alla manifestazione di domani: “Ho già detto che se vogliono sono i benvenuti“. Discutibile. 

Moderate parole di condanna sono giunte anche dal Pd. L’eurodeputata Alessandra Moretti ha esortato però Salvini a non fare “la vittima“. “È andato cercando un palcoscenico ben sapendo che chi come lui usa parola dure come pietre provoca reazioni ancor più dure, come quelle che abbiamo visto oggi“. Parole che sembrano dette senza pensarci su.

Sulla stessa linea il candidato Pd alla presidenza della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. “Chiunque usi violenza non ha nessuna giustificazione – ha dichiarato all’Adnkronos – Ma Salvini usa quotidianamente la campagna elettorale non per discutere dei programmi” e “utilizza un linguaggio provocatorio che a me non piace“. Converrà a Salvini chiedere un breviario sul linguaggio gradito a Bonaccini, onde ricevere una solidarietà senza se e senza ma alla prossima aggressione. 

Le forze dell’ordine infine respingono al mittente le critiche per il loro operato.

Per Giuseppe Tiani, segretario del Siap, sindacato italiano appartenenti polizia, “sono strumentali e pretestuose le richieste di dimissioni di prefetto e questore, fatte dalla Lega. Salvini non ha preannunciato le modalità e gli orari dei suoi spostamenti e ha dato appuntamento ai giornalisti in un luogo diverso da quello preposto alla visita, per fare una conferenza stampa, a diverse centinaia di metri dal campo nomadi che era presidiato da circa cento uomini delle forze dell’ordine“.

Insomma, Salvini là non ci doveva andare. Chiamatela, se volete, una pantomima di democrazia. 

(Fonte: AGI)