Mogherini chiede uno Stato Palestinese, Hamas comincia da un “esercito popolare” (per combattere Israele e Fatah)

La prima sezione conterà 2.500 reclute, aperto a giovani da 20 anni in su. Dopo l’annuncio, nuovi scontri tra palestinesi e polizia nel campo profughi di Chouafat. Ma nel frattempo Fatah accusa Hamas degli attentati esplosivi contro case dei propri dirigenti. A Gerusalemme i capi delle Chiese contrarie alla modifica dello status dei Luoghi Santi

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Gerusalemme – Nel giorno in cui la sedicente ministra degli Esteri e della Difesa dell’Unione Europea, Federica Mogherini, diceva ai palestinesi di Gaza che l’UE vuole uno Stato Palestinese prima possibile, Hamas ha reso noto che creerà un ‘esercito popolare‘ per rispondere alle azioni militari di Israele.

Il portavoce della brigata Ezzedine al-Qassam – ala militare del movimento jihadista del “Movimento Islamico di Resistenza” (questa la traduzione in italiano di HamasḤarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya) – lo ha annunciato ieri durante una cerimonia di ‘reclutamento’ nel campo profughi di Jabaliya. La nuova forza militare conterà su circa 2.500 uomini, che formeranno “la prima sezione dell’esercito popolare per la liberazione di al-Aqsa e della Palestina“, ossia della liberazione di Gerusalemme dall’occupazione di Israele e della eliminazione dello Stato ebraico (per chiamare le cose con il loro nome).

Mohammed Abu Askar, un funzionario di Hamas, ha spiegato che i giovani dai 20 anni in su potranno registrarsi “per prepararsi ad affrontare qualsiasi confronto” con Israele.

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La decisione presa dal movimento islamista segue gli scontri avvenuti nei giorni scorsi nella moschea di al-Aqsa e nella spianata delle moschee. Essa potrebbe essere un ulteriore motivo di divisione con Fatah, che ha una posizione più propensa al dialogo con Israele, che invece è giudicata da Hamas come “sudditanza”.

Venerdì il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmud Abbas, ha però accusato Hamas di essere responsabile di una serie di attentati esplosivi contro Fatah a Gaza. Infatti, almeno dieci esplosioni venerdì hanno colpito abitazioni e automobili di proprietà di dirigenti di Fatah, senza però fare vittime. “La Commissione centrale – ha dichiarato il funzionario Nasser al-Qidwa – condanna i crimini avvenuti contro i suoi leader e ritiene responsabile Hamas“.

Gli attentati sono stati alla base per l’annullamento della visita a Gaza del premier palestinese Rami Hamdallah prevista originariamente per sabato 8 novembre, durante la quale avrebbe dovuto incontrare proprio Lady Pesc, Federica Mogherini, poi incontrata a Ramallah, in Cisgiordania, presso la sede dell’ANP. Dell’annullamento dell’incontro a Gaza aveva dato notizia proprio un portavoce dell’Alto Rappresentante della Politica Estera e di Difesa dell’UE. Lady Pesc su questo ha taciuto.

Intanto, la tensione non accenna a diminuire. Dopo l’annuncio della creazione dell’esercito popolare, nuovi disordini sono avvenuti ieri sera nel campo profughi di Chouafat, a nord della spianata delle moschee. Al termine della preghiera del venerdì, centinaia di palestinesi hanno lanciato pietre e bottiglie molotov contro la polizia, che ha risposto con proiettili di gomma, granate assordanti e gas lacrimogeni.

Il 6 novembre scorso, dopo quanto accaduto alla spianata, i Patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme hanno espresso “inquietudine” e condannato “le minacce di modifica dello statuto dei Luoghi Santi, quali che siano le loro provenienze”. Il riferimento è al tentativo di vari gruppi di coloni sionisti, che rivendicano l’uso della spianata anche per la preghiera degli ebrei. Secondo lo staus quo, la spianata appartiene ai musulmani e agli ebrei è proibito pregarvi. “L’accordo dello Status Quo che regola questi siti – hanno affermato i Patriarchi – deve essere interamente rispettato, nell’interesse della comunità tutta intera“. 

Ma questa posizione legittima una apartheid religiosa de facto, per un luogo che è sacro per tutte e tre le religioni monoteiste e che, al contrario, in un’ottica di condivisione e di pace dovrebbe essere aperto a ogni preghiera pacifica.

Il 5 novembre scorso il gruppo pacifista israeliano Gush Shalom ha organizzato una manifestazione per chiedere la fine della repressione nelle aree palestinesi di Gerusalemme Est. Riunitisi davanti alla casa del sindaco della città, i dimostranti hanno detto che “gli abitanti di Gerusalemme Est stanno subendo un trattamento crudele da parte della polizia e dell’amministrazione“, volto a “rendere insopportabile la vita in questa città“, una posizione che dimostra ancora una volta un dato incontrovertibile: Israele è una democrazia, imperfetta come tutte le democrazie, ma aperta a ogni opinione. 

Viceversa, la posizione dei Patriarchi cristiani rischia di legittimare lo status quo iniquo e settario preteso dai musulmani, un atto forse responsabile nelle contingenze, ma che va sottolineato come profondamente ingiusto.

(Fonte: AsiaNews, Adnkronos, TMNews)© RIPRODUZIONE RISERVATA