Smentita la morte del “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi. Confermato il grave ferimento dopo bombardamento alleato

Il profilo Twitter del ministro degli Esteri iracheno, Ibrahim al-Eshaiker al-Jaafari, è in realtà un fake, che riconduce a un think tank iracheno – IRFAD, Iraqi Research Foundation for Analysis and Development – ma non si capisce se il ministro ne sia coinvolto. Questa mattina era circolata l’ammissione del ferimento. Le verifiche sulla fondatezza della notizia e sulla veridicità del profilo Twitter di al-Jaafari hanno impegnato mezzo mondo: ossia chi è caduto nel tranello a strascico del fake. Compresi noi…

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Baghdad – È stata smentita la morte di Abu Bakr al-Baghdadi, il sedicente ‘califfo’ leader dell’Isil (Islamic State of Iraq and Levant). Il profilo Twitter del ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al-Eshaiker al-Jaafari è risultato un fake, un profilo falso, che però rimanda a un think tank con sede a Washington e Baghdad, l’IRFAD (Iraqi Research Foundation for Analysis and Development), che annovererebbe tra i propri clienti anche la World Bank.

Un tweet aveva lanciato in tutto il mondo la notizia dell’uccisione del leader jihadista, ma a una verifica la notizia è stata smentita, ufficialmente anche dal ministero degli Esteri di Baghdad (che però ha un sito non del tutto efficiente). Confermato invece il ferimento del capo terrorista, durante il bombardamento alleato avvenuto nella notte tra venerdì e sabato nell’Iraq occidentale, vicino al confine con la Siria, sulla città di al-Qaim. Al-Baghdadi si troverebbe in gravi condizioni.

In precedenza sembrava che il governo iracheno, attraverso il ministro degli Esteri Ibrahim al-Eshaiker al-Jaafari, avesse confermato la notizia, con un tweet: 

In mattinata si era innescata una certa confusione sulle condizioni del ‘califfo’, il piccolo Adolf Hitler attivo tra Siria e Iraq, quale capo del movimento nazislamista. 

La tv locale al-Sumaria, citando un comunicato del ministero iracheno degli Interni, aveva confermato il ferimento, affermando tuttavia che l’operazione non era stata condotta dagli aerei della Coalizione Internazionale, ma da un team dell’intelligence irachena denominata “Aquile”. Una versione che però contrastava con quella del ministero della Difesa di Baghdad, che invece parlava in modo esplicito di raid aereo della Coalizione.

La cellula di intelligence delle Aquile – si legge nel comunicato rilanciato dal sito di al-Sumaria – ha sferrato un attacco contro un gruppo di cui faceva parte anche il terrorista Abu Bakr al-Baghdadi, rimasto ferito. Nell’attacco sono stati anche uccisi alcuni esponenti dello Stato islamico“. La nota però non chiariva le circostanze dell’attacco, ossia se fosse stato condotto con un attacco aereo o con truppe dispiegate sul teatro delle operazioni.

Il ministro della Difesa iracheno, Khaled al-Obeidi, aveva scritto invece sul suo profilo Facebook che erano “confermati il ferimento di Abu Bakr al-Baghdadi nel raid aereo delle forze della coalizione contro una riunione dei principali leader dell’organizzazione terroristica a Mosul, nella notte di venerdì, e l’uccisione del suo braccio destro Abu Muslim al-Turkmani“.

Ora la notizia del ministro degli Esteri, al-Jaafari. Si attende naturalmente la verifica della fondatezza del Tweet, perché ci sono dubbi sulla originalità del profilo Twitter di al-Jaafari.

In ogni caso, fonti della sicurezza irachena hanno divulgato i nomi di alcuni dirigenti dell’Isil uccisi durante alcuni bombardamenti condotti dalla Coalizione Internazionale contro il quartier generale di Abu Bakr al-Baghdadi nei pressi di Mosul.

Si tratterebbe di alcuni gerarchetti jihadisti della città di al-Qaim, come Awad Aasalmana, muftì locale, di Samer Mohammed al-Mahlawi, responsabile della sicurezza, Mekianan Abboud Mihidi, ufficiale della milizia islamista nella città di Rawa (che si trova lungo il fiume Eufrate), di Abu Zahra Mohammadi, responsabile dell’Isil nella zona dell’Eufrate, al-Bukamal (una città siriana al confine con l’Iraq) e di al-Qaim.

Nel profilo fake c’è caduto mezzo mondo, compresi noi.

Tuttavia, il tweet potrebbe anche essere un atto di guerra psicologica, per tastare le reazioni dei miliziani e monitorare i traffici elettronici delle comunicazioni tra unità jihadiste presenti nella regione, in modo da avere dati da trasmettere all’intelligence e ai reparti speciali operanti sul teatro delle operazioni, incaricate di usare i puntatori laser che guidano i missili sugli obiettivi

Ultimo aggiornamento 10/11/2014, ore 18:18:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA