I nazisti islamici dell’Isil decapitano 16 prigionieri di guerra, tra cui Peter Kassig americano convertitosi all’islam

In un video diffuso dall’Isil, un miliziano mostra una testa, affermando si tratti di quella dell’ex militare statunitense rapito a ottobre 2013. Insieme all’Occidentale, decapitati simultaneamente 15 soldati siriani, sembra presso la località di Dabiq, luogo dello “scontro finale” tra musulmani e “crociati” secondo un’antica profezia islamica. L’intelligence americana sta verificando l’autenticità. La famiglia si appella ai media: “Non mostrate il filmato”. Nel bombardamento di al-Qaim, in cui è rimasto ferito il ‘califfo’, sarebbe stato compito anche in un raid aereo ‘Jihadi John’, boia dello Stato Islamico

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Roma – Nuova decapitazione in Siria. In un video diffuso sul web dai miliziani dell’autoproclamato Stato Islamico, ossia l’Isil (Islamic State of Iraq and Levant), viene mostrata la testa dell’ostaggio americano Peter Kassig, l’ex militare di 26 anni, divenuto operatore umanitario e rapito in Siria lo scorso anno.

L’intelligence Usa sta lavorando “il più velocemente possibile” per verificarne l’autenticità, ha annunciato la portavoce del National Security Council, Bernadette Meehan. “Se confermata, siamo scioccati dalla brutale uccisione di un innocente operatore umanitario americano ed esprimiamo le nostre più profonde condoglianze a famiglia e amici“.

Nel filmato un miliziano mascherato mostra una testa decapitata, indicata come quella di Kassig, il quale si era convertito all’islam durante la prigionia e aveva assunto il nome di Abdul-Rahman Kassig. La sua uccisione era stata minacciata a ottobre, nel video in cui i jihadisti mostravano la decapitazione dell’ostaggio britannico Alan Henning.

Secondo la ‘BBC’, non è possibile confermare con certezza che sia Kassig l’ostaggio ucciso mostrato nel video. Ma l’elemento di grande interesse per gli analisti è che nel filmato invece viene mostrata la decapitazione simultanea di un gruppo di 15 soldati siriani, anch’essi prigionieri di guerra. Il fatto che le due decapitazioni siano associate è valutata come una ulteriore provocazione verso gli Stati Uniti, che si vogliono spingere a entrare in guerra con truppe sul terreno, per materializzare quella battaglia finale a Dabiq, la località irachena in cui avverrà lo scontro finale tra musulmani e “crociati”, secondo una profezia islamica.

E proprio per questo, sembra che le immagini della decapitazione di Kassig e dei soldati siriani siano state riprese proprio a Dabiq (che è, tra l’altro, il nome dato alla rivista mensile dell’Isil, pubblicata in molte lingue, ma non ancora l’italiano).

Secondo il diritto internazionale di guerra, i prigionieri di guerra godono di uno status particolare, che prevede la solo intangibilità fisica. I jihadisti islamici non riconoscono i diritti umani, non riconoscendo nessuno dei principi espressi dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948, mentre l’Isil – pur non essendo uno “Stato” nazionale – è passibile di imputazione di crimini di guerra e di crimini contro l’Umanità.

I genitori di Peter Kassig hanno lanciano intanto un appello ai media di tutto il mondo, perché non diffondano il video “per evitare di cadere nel gioco dei sequestratori“. Il mese scorso, la famiglia aveva diffuso alcuni passaggi di una lettera ricevuta dal figlio dalla prigionia, di cui descriveva le difficoltà. “Questa è la cosa più dura che un uomo può trovarsi ad affrontare – affermava si leggeva – lo stress e la paura sono incredibili“.

L’appello dei genitori di Peter Kassig, perché gli fosse salvata la vita

Intanto, secondo il quotidiano britannico ‘Daily Mail ‘, ‘Jihadi John’, il terrorista dell’Isil accusato di avere decapitato gli ostaggi britannici David Haines e Alan Henning e gli altri due due americani, Steven Sotloff e James Foley, sarebbe stato ferito gravemente ferito una settimana fa nel bombardamento aereo alleato sulla città irachena di al-Qaim, al confine con la Siria. Si tratterebbe dello stesso bombardamento in cui sarebbe rimasto ferito anche il ‘califfo’, Abu Bakr al-Baghdadi. 

Jihadi John, così soprannominato per il proprio accento londinese, è apparso in diversi video diffusi dall’Isil, avrebbe assunto il nome di battaglia di Jalman Al-Britani, ma non ne è stata divulgata l’identità, che però sarebbe nota all’MI6, il controspionaggio estero britannico, e dagli operatori dell’intelligence occidentale che già operano sul terreno con i reaprti speciali. Il Foreign Office avrebbe avuto notizia de relato del ferimento di ‘Jihadi John‘ e del fatto che sarebbe stato condotto in un ospedale. Tuttavia, un portavoce del ministero degli Esteri di Londra ha confermato la ricezione del “rapporto” sul ferimento del terrorista, ma anche l’impossibilità di verificarne la fondatezza a causa “di assenza di risorse sul terreno”. Una mossa che potrebbe essere fuorviante in modo deliberato. 

A Brisbane, nel vertice G20, David Cameron ha dichiarato che è intenzione del Governo di Sua Maestà britannica portare Jihadi John di fronte a una corte di giustizia. Ma forse è meglio che abbandoni le velleità terreni e faciliti un altro tipo di processo…di fronte al Giudice Supremo…

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