Pedofilia, arrestato Paolo Turturro, ex parroco antimafia

Rigettata l’istanza di assegnazione ai servizi sociali. Nel 2013 fu stato condannato a tre anni nel secondo processo di Appello, dopo un primo annullamento della Cassazione, che poi confermò

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Palermo – La Squadra mobile di Palermo ha arrestato ieri pomeriggio padre Paolo Turturro, ex prete antimafia, condannato a tre anni per pedofilia. Il tribunale di sorveglianza del capoluogo siciliano, presieduto da Giancarlo Trizzino, ha infatti rigettato la richiesta di affidamento ai servizi sociali, presentata dai legali dell’ex parroco della chiesa di Santa Lucia, al Borgo Vecchio.

I magistrati hanno così revocato la sospensione dell’ordine di carcerazione e fatto condurre Turturro nel penitenziario di Pagliarelli. I difensori, gli avvocati Ninni Reina e Vincenzo Gervasi, avevano chiesto invano ai magistrati di mandare Turturro a lavorare con gli anziani. L’ex parroco è stato arrestato nella sede di Tumminia, a Baucina (Palermo), dell’associazione “Dipingi la pace”, da lui fondata nel periodo dell’impegno antimafia al Borgo Vecchio, quartiere popolare e centralissimo di Palermo.

Personaggio sempre al centro della scena, Turturro svolse attività a sostegno della legalità e denunciò minacce di morte: per alcuni anni visse sotto scorta.

Tra il 2000 e il 2001, secondo quanto il pm Alessia Sinatra è riuscita a dimostrare in un processo lungo e difficile, avrebbe molestato due ragazzini, baciando in bocca uno e abusando di un altro. In un clima ostile all’accusa, in un ambiente ad altissimo rischio mafioso, segnato da omertà e falsi pudori, i due ragazzini hanno sostenuto fino all’ultimo di avere subito violenza. Il sacerdote, finora non sospeso a divinis, fu mandato a Tumminia dalla Curia solo dopo la prima condanna in appello (ottobre 2011): prima era stato il rettore della Madonna del Ponticello, in pieno centro di Palermo.

Turturro fu condannato a sei anni e sei mesi in Tribunale e nel primo processo di appello, ma poi la sentenza fu annullata in Cassazione, perché la difesa riuscì a dimostrare che l’episodio del bacio era particolarmente lieve e soprattutto che risaliva al 2000, dunque era prescritto. Nel giugno 2013 la pena fu portata a tre anni e la Cassazione respinse il successivo, nuovo ricorso della difesa. Poi l’istanza di assegnazione ai servizi sociali. Ori il rigetto e l’arresto.

(AGI)